A cura di Demelza (info, immagini e storia) e Deda (considerazioni)
Titolo: 12 ka getsu
Autrice: OKAZAKI Mari
Categoria: Shoujo
:: Il manga in Giappone ::
Casa editrice: Shueisha
Numero di volumi: 2-concluso
Anni di pubblicazione: 2002-2003
Rivista di serializzazione: Cookie
:: Il manga in Francia ::
Titolo: 12 mois
Casa editrice: Akata/Delcourt
Numero di volumi: 2-concluso
Anno di pubblicazione: 2005.
Storia
I venti e le stagioni purificano l’animo delle fanciulle, è un privilegio riservato solo a loro. E in questo modo, sempre e per sempre, delle magnifiche estati si susseguono una dopo l’altra.
Siamo in uno di quei posti che si trovano ovunque e in nessun luogo, in cui la realtà come la conosciamo si mescola con un pizzico di fantastico.
Qui abitano Tosachi, una ragazza dai capelli azzurri, allegra e istintiva, che vive la vita con spensieratezza e ingenuità, Dorimi, seriosa e timida rappresentate di classe e Merino, matura e distante, che porta sulla schiena delle ali da libellula.
Completano il loro gruppo i due fratelli Chika e Seiji (uno estroverso ed in eterno contrasto con Tosachi, l’altro silenzioso e riservato) e il maiale da compagnia di Tosachi, Chinen.
Queste tre ragazze, grandi amiche dal carattere così diverso, si apprestano a vivere i dodici mesi che segneranno il loro destino.
Insieme all’estate giunge infatti in città un nuovo compagno di classe, Shū, che unendosi alla loro compagnia scatenerà emozioni nuove e inattese. E non solo perché è un tiratore dell’estate, cioè appartiene a quel gruppo di persone che viaggiano per il paese attirando con la magia l’estate da sud verso nord.
Per Tosachi è amore a prima vista: la ragazza all’inizio non riconosce questo sentimento e rimane anzi turbata dalle sensazioni che prova verso Shū.
Solo Merino avverte il lieve suono della nascita di un amore.
“È estate, i miei sentimenti sbocciano e crescono”
Tosachi vive delle vacanze movimentate pensando intensamente a Shū e cercando di passare ogni momento possibile con lui. Il desiderio di riuscire a toccare il ragazzo almeno una volta è tanto, e così, facendosi forza, in un momento di grande tensione emotiva, trova il coraggio di chiederglielo e lui, con naturalezza, si lascia toccare sul petto.
Quello che Tosachi non può prevedere è che in una torrida giornata estiva nascerà un tenero affetto fra Shū e la timida Dorimi.
Quest’ultima è spesso costretta a prendersi cura dei numerosi fratellini (ben quindici!), neonati raffigurati come teneri baccelli di piselli freschi. Ma non è una ragazza felice della sua vita all’insegna della normalità più assoluta: non si piace, crede di essere troppo grassa, si sente noiosa e poco spontanea, vorrebbe essere più libera.
I ragazzi decidono di approfittare della bella giornata per giocare a nascondino nell’erba alta, e mentre Dorimi, carponi sul terreno, si interroga sulla direzione che sta prendendo la sua vita, incontra Shū.
In quella strana situazione, Dorimi trova il coraggio di abbassare in parte le sue barriere e si confida con lui: tra i due si instaura una corrente di dolcezza e conforto così finiscono per baciarsi.
Nel frattempo, scopriamo anche i veri sentimenti di Chika per Tosachi: il ragazzo, infatti, mostra attrazione per l’amica di sempre.
Lentamente l’autunno avanza, ingiallendo le foglie degli alberi. Merino, l’unica ad aver capito che tra Shū e Dorimi è nato un tenero sentimento, si domanda che cosa sia l’amore, lei che non l’hai mai provato neanche una volta nella vita.
Ben presto Tosachi scopre che il ragazzo che le fa palpitare il cuore sta ormai con la sua amica, e che quegli strani sentimenti che ha provato per tutta l’estate erano, in realtà, amore.
“Io non mi sono mai innamorata, e vedendo le sue lacrime, ero gelosa di Tosachi. Mi domandavo se un giorno sarei stata capace di piangere o ridere come lei”.
L’inverno, come un lungo dragone, si muove nell’aria per posarsi lentamente sul terreno.
Il rapporto tra Shū e Dorimi sembra non andare nel migliore dei modi. I due ragazzi, entrambi molto timidi, non riescono a parlarsi come vorrebbero e il loro primo vero appuntamento, con fratellini al seguito, è un mezzo disastro.
Tosachi continua a tormentarsi per la fortunata che ha l’amica di poter stare con Shū, parlargli e toccarlo liberamente, così alla fine decide impetuosamente di andare dal ragazzo e chiedergli come è andato l’appuntamento. Shū si confida con lei sulla difficoltà che prova nell’esprimere i propri sentimenti verso Dorimi e con rammarico Tosachi si rende conto di essere per lui solo una amica.
“Soffocando dentro di me ciò che desideravo dirgli, sono diventata sua amica per sempre. E l’inverno è arrivato.”
Con l’arrivo dell’inverno scopriamo anche ciò che alberga nei ricordi d’infanzia di Chika, la presenza costante del fratello maggiore, l’assenza della madre, quella sconosciuta ricercata in ogni cosa, anche nella piccola Tosachi.
Ricorda chiaramente anche il giorno in cui l’amico di Tosachi, un maialino, gli aveva donato i suoi ultimi istanti di vita, permettendogli di godere della sua morbidezza e del suo calore. In quel momento Chika aveva compreso tante cose sulla vita e sulla morte.
Torniamo al presente. Tosachi si reca ancora nel luogo in cui, nel corso degli anni, ha seppellito tanti maialini e guardandola Chika prende la sua decisione: molto presto partirà in qualche luogo, non importa dove, l’importante è finalmente cambiare e crescere.
Il gruppo di amici festeggia il capodanno a casa di Merino: nonostante l’atmosfera gioiosa, dense correnti si nascondono nel cuore delle ragazze. Tosachi riflette su quello che le riserva il destino, Dorimi continua a pensare di non essere abbastanza allegra e brillante perché Shū possa stare bene in sua compagnia, mentre Merino continua ad osservare attentamente le due amiche.
Dopo la festa, Shū e Tosachi riaccompagnano a casa Dorimi, che ha esagerato con il bere per soffocare i propri dubbi, e mentre Tosachi cerca di alleggerire la tensione facendo la spiritosa, lui la ringrazia per il suo buon umore, che ha permesso a tutti loro di passare una bella serata.
Tosachi è felice di queste parole, ma Shū è il ragazzo di una sua cara amica, per cui soffoca i suoi sentimenti. Dorimi, dal canto suo, ascolta tutto con tristezza, dato che vorrebbe tanto essere come Tosachi.
I tre si separano e Tosachi scoppia in lacrime davanti ad uno stupefatto Chika, giunto proprio in quel momento. La ragazza gli chiede se abbia mai baciato qualcuno e lui, stupito e imbarazzato, vorrebbe toccarla ma non ne ha il coraggio e resta a guardarla senza far nulla.
Siamo alle soglie della primavera e la situazione sì è cristallizzata: Shū e Dorimi stanno ancora insieme ma la distanza tra loro sembra ancora più grande, Tosachi continua a soffrire per il suo amore non corrisposto e Merino si interroga sempre sul vero significato dell’amore.
In cerca di risposte, affronta Shū e lo provoca chiedendogli di baciarla, ma scopre che il ragazzo è sinceramente innamorato di Dorimi, e così, immersa nei suoi pensieri, vaga da sola nel bosco e incontra Seiji che pesca.
Quest’ultimo sembra molto imbarazzato dalle domande di Merino sull’amore (si intuisce che ha una bella cotta per lei), ma le parla con sincerità facendole capire che in realtà ciò che prova è gelosia per la spontaneità con cui le amiche esprimono i loro sentimenti, e la invita a essere più aperta.
In una notte di primavera la situazione giunge a un nuovo bivio. Merino e Tosachi incontrano Seiji e Chika, e i due ragazzi si offrono di accompagnarle a casa. Seiji e Merino, preso un sentiero diverso dagli altri due, svelano finalmente i sentimenti che provano e si confessano il proprio amore vincendo la timidezza dell’uno e il freddo riserbo dell’altra.
Chika e Tosachi invece litigano come al solito, e nell’impeto della discussione in ragazzo riesce infine a baciarla, ricevendo in cambio un bel pugno…
La primavera è ormai inoltrata, e Dorimi ha sempre meno fiducia in se stessa e nel suo rapporto con Shū.
“Alcuni fiori non riescono ad aprirsi, e altri non si trasformeranno mai in frutti. Tutto ciò mi fa pensare a me stessa e mi rattrista. Mi accorgo che sono sola, dopo molto tempo”
Non vedendo sbocco nella loro relazione, Dorimi decide di lasciare Shū e lui, pur con tristezza, accetta. La ragazza scappa via in lacrime e quando si gira Shū non c’è più: si rende conto, ormai troppo tardi, che ciò che desiderava veramente non era lasciarlo, ma essere inseguita per trovare il coraggio di chiedergli ciò che desidera da tanto tempo.
Le stagioni sono passate, l’estate è di nuovo alle porte.
Seiji e Merino annunciano il loro fidanzamento ufficiale, con grande gioia di tutti, ma alla festa manca Shū. Il ragazzo sta per partire e ha scritto una lettera agli amici: poiché è un tiratore dell’estate, è giunto il momento di andare in un altro luogo per portare la bella stagione.
Tosachi, in preda all’agitazione afferra Dorimi per permetterle di parlare al ragazzo per l’ultima volta prima della sua partenza, e Chika decide di seguirle per aiutare la ragazza che ama.
“La cosa più difficile nella vita non è trovare la felicità, ma piuttosto non perderla. Spesso si desidera ciò che è distante, abbandonando ciò che abbiamo, senza accorgerci di quanto sia prezioso.”
Le due ragazze riescono finalmente a vedere chiaro nel proprio cuore: Dorimi, trovata forza e coraggio, insegue Shū e gli chiede di portala con sé, mentre Tosachi saluta con un sorriso il suo amore che va via e si sente pronta a ricominciare accanto a Chika.
Una notte di primavera
Storia breve in appendice al primo volume di 12 ka getsu.
Nene si trova in un momento di passaggio della sua vita: si è appena trasferita a Tokyo per frequentare l’università ma il suo ragazzo non verrà con lei come avevano progettato. Dovranno separarsi e vivere lontani, e questo la angoscia.
Che ne sarà di loro due, cosa le riserverà il suo futuro?
In una luminosa notte di primavera, così lontana da casa, Nene incontra qualcuno che non avrebbe mai immaginato di rivedere.
12 ore
“Ho cercato di descrivere l’evoluzione dei sentimenti dei miei personaggi in un determinato lasso di tempo. Uno lungo (12 mesi) e uno breve (12 ore)”
Storia autoconclusiva compresa nel secondo volume di 12 ka getsu.
Minami è stata appena lasciata dal suo ragazzo e ha un grande vuoto dentro di sé. Ciò di cui sente maggiormente la mancanza è il non poter più toccare la persona che ama, allungare il braccio e sentirlo vicino a sé.
Una sera, ubriaca, decide di rivolgersi a un’agenzia di host per avere un po’ di compagnia. Si presenta alla sua porta prima Shinji, che la invita a lasciarsi andare e non cercare di mostrarsi serena e allegra a tutti i costi, e poi la bella Sumire (ebbene sì, mentre era ubriaca Sumire ha richiesto per sbaglio anche un’accompagnatrice donna), distante e sofisticata.
Tre persone che si incontrano per la prima volta, riuniti insieme per parlare di solitudine e amore.
Minami sa bene che ciò che le è accaduto è già successo a molte altre persone, e tuttavia vorrebbe che non fosse così, vorrebbe essere l’unica, come un tempo aveva desiderato essere l’unica anche per l’uomo che amava.
Una volta svelato il dolore che ha dentro, Minami si sente profondamente legata alle due persone che l’hanno ascoltata e capita, sente di essere amata da qualcuno, come se loro tre formassero una strana famiglia. Colpiti dalla spontaneità della ragazza anche Shinji e Sumire, abbandonato il ruolo di host, parlano sinceramente delle loro paure e dei loro timori.
Sumire non riesce ad avere relazioni intime con un uomo, non sopporta di venire toccata da chi conosce ed è per questo che è diventata una host, per poter entrare in contatto con qualcuno senza tuttavia instaurare un rapporto vero.
Shinji invece è diventato un host per non dover più rispondere della propria vita a nessuno, dopo essersi ammalato di insonnia apparentemente senza motivo, ed essere stato lasciato dalla sua fidanzata per questo.
I tre sconosciuti, uniti da un nuovo legame di confidenza, si donano affetto, conforto e comprensione. Ma mentre vagano per le vie notturne i loro sentimenti sembrano diventare più profondi e complessi, raffigurati da un’enorme crisalide nel cuore della città che si schiude nel frullo di milioni d’ali…
Considerazioni
Delle due storie in appendice ai due volumi la prima, nostalgica, commovente e soprannaturale, la seconda realistica, contemporanea e cittadina fanno da cornice perfetta per questo manga che vive con un piede nel mondo magico e l’altro nel mondo umano.
Se si potesse definire questo manga con una sola parola il termine appropriato sarebbe: suggestivo.
La tipologia delle storie raccontate da Mari Okazaki sono sempre di tipo intimista ma al contempo feroce.
Pare strano parlare di ferocia ma quest’autrice riesce a infilare la crudezza della vita in un contesto minuscolo, minimalista e a volte soave. La inserisce come bollicine effervescenti all’interno della soda e quando scoppiettano qualcosa si muove.
Ma 12 ka getsu trasporta il tutto in un contesto favolistico verosimile, creando un universo fantasioso, credibile e coerente e avente per protagonisti dei ragazzi giovani, spensierati che si affacciano con le loro prime esperienze alle soglie della vita adulta.
La leggerezza di Dorimi, che si esprime attraverso due enormi occhi cristallini come simbolo della sua sincerità è contrastata dalla forza di Tosachi che è a dir poco vulcanica. Il tempo si muove quasi al rallentatore, soffia col vento e si alzano i profumi della natura. La luce soffusa rende il tutto evanescente e delicato e tuttavia, di tanto in tanto, la vita e la crudezza del destino fanno capolino e per contrasto fanno sembrare questo mondo di favola ancora più favoloso e la dura vita ancora più dura e più precaria del previsto.
Essendo i protagonisti un gruppo di amici dalle fattezze umane, ma molto probabilmente appartenenti più al regno degli insetti (per come la natura li muove e li controlla, con il passare delle stagioni), ce n’è per tutti i gusti. I caratteri dei personaggi sono sviluppati in modo tale che è impossibile non provare empatia e diventare partecipi delle emozioni dei protagonisti.
La dolcezza dell’amore che sboccia accompagnata dal dolore di un amore che si infrange. Così per parallelismi e per contrasti si dipana tutta la vicenda, nell’arco di un brevissimo ma intensissimo anno.
I disegni della Okazaki, qui ancora al suo primo stile, sono delicati e affascinanti. Ogni stagione è scandita da un diverso ritmo nelle tavole e nei contrasti presenti. Le scene magiche sono rese ancora più magiche dallo stile evanescente e dall’ampio respiro presenti nel disegno stesso. Ha un tratto emotivo, coinvolgente ed espressivo. Non agli apici della sua attuale tecnica ma forse, nella sua primitiva innocenza, c’è assai più emozione, assai più garbo e maggiore coinvolgimento quasi come se ogni sguardo di Tosachi volesse risucchiarti all’interno della storia.
Non sempre organizzatissimo a livello di transizioni della storia, è tuttavia strutturato in maniera tale che si possano colmare le piccole pecche con una riflessione minima in più e con la maggiore attenzione per il dettaglio, e di dettagli in quest’opera ce ne sono tanti.
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