Recensione Manga – Love Song di Keiko Nishi

A cura di Emy

Titolo: Love Song
Autrice: NISHI Keiko
Categoria: Josei

:: Il manga in Giappone :: 
Casa editrice: Shougakukan
Numero di volumi: 1-concluso
Anno di pubblicazione: 1993
Rivista: Petit Flower

:: Il manga in America ::
Casa editrice: Viz Comics
Data pubblicazione: 1997
Traduzione: Rachel Thorn

:: L’autrice ::
Keiko Nishi è nata il 26 Dicembre di un anno imprecisato, nella prefettura di Kagoshima. Lei stessa, in un’intervista ufficiale, narra di come da bambina il padre, insegnante, le vietasse di leggere i manga e di come poté scoprirli solo a partire dal college: in quel periodo lesse soprattutto i capolavori di Moto Hagio e di Keiko Takemiya. Venuta a sapere di un corso per corrispondenza per aspiranti mangaka indetto dal magazine “June”, spedì dei lavori alla rivista mentre studiava per diventare professoressa. Una delle insegnanti del corso era Keiko Takemiya: il suo giudizio fu favorevole nei confronti della Nishi, conseguentemente “June” pubblicò il suo lavoro. Il debutto ufficiale della Nishi però risale al 1988 su “Petit Flower”, la rivista della Shougakukan che, assieme a “Wings” della Shinshokan, ospiterà poi la maggior parte dei suoi lavori. La Nishi in Occidente è stata nota inizialmente per i suoi racconti brevi, dai toni piuttosto intimisti, raccolti in patria in varie antologie come Love Song o Tenshi ni Naranakya (Dover diventare un angelo). I suoi generi preferiti sono il drammatico, la commedia, il racconto del mistero; non manca all’appello lo shounen ai: a prescindere dal genere narrativo, comunque, le sue storie presentano solitamente un taglio adulto, disincantato. L’unica sua serie dalla lunghezza notevole è Sanbanchou Hagiwaraya no Bijin (Letteralm.: La bella persona nel negozio di Hagiwara nel Distretto n.3), un fantasy-storico che conta 12 volumi, ambientato in una città mercantile nel Giappone di fine 19° secolo. Come illustratrice la Nishi ha curato le illustrazioni della serie di romanzi Fujimi Symphony Orchestra, scritti da Akizuki Koo. In Italia Dynit Showcase ha reso disponibili due volumi unici: Caro, Chibi è scomparsa (edito nel 2021) e Shiro, una vita insieme a un gatto (edito nel 2019).

Storia

Love Song è un volume unico che raccoglie quattro storie brevi di Keiko Nishi: il primo di questi racconti, “Love Song”, dà il titolo alla raccolta. I titoli dei restanti racconti sono: “Jewels of the Seaside”, “The signal goes blink blink” e “The Skin of her heart”. Le sinossi comprendono i rispettivi finali.

LOVE SONG
La studentessa universitaria Saki Kawashima è bella, interessante, ha successo con gli uomini. Eppure è ben lontana dall’essere soddisfatta. Infatti, in seguito a una lacerante delusione amorosa avuta mentre frequentava le superiori, ha deciso di non amare più nella sua vita. A questo si aggiunge il fatto che in passato suo padre fuggì con un’altra donna e lei così non ebbe mai modo di conoscerlo: Saki non ha fiducia negli uomini. Eppure, in una serata tra amici, fa la conoscenza di Kazuhiko. Il ragazzo, così taciturno e particolare, la colpisce e i due intraprendono presto una relazione. Ma per Saki questo non è amore, può essere amicizia o rapporto fisico, ma non amore. L’unica volta che si è innamorata, lei crede, è stato quando, alle superiori, aveva un’amica che stimava enormemente. La stima che aveva per lei era pienamente corrisposta, e le due rafforzavano col tempo il loro legame: quella è l’unica esperienza d’amore che, secondo lei, ha avuto nella sua vita. In seguito il rapporto con Kazuhiko diventa sempre più tormentato: Saki lo costringe a comprare una macchina nonostante sappia dei suoi problemi finanziari, litiga con lui per qualsiasi pretesto… il fatto che lui non reagisca, poi, la fa diventare violenta.
“Come può qualcosa come questo essere amore?”.
All’università Saki è avvicinata da una bella ragazza; è la segretaria di classe, che le chiede spiegazioni circa Kazuhiko: il ragazzo infatti si assenta spesso dalle lezioni e la segretaria insinua che sia colpa di Saki.
Questa allora monta in collera e, incontratasi con Kazuhiko, lo accusa di atteggiarsi a vittima. Kazuhiko si scusa e, quando lei gli chiede perché mai sia sempre così pronto a scusarsi, lui risponde che è perché le dispiace per lei, perché lei “non conosce nessun altro modo di amare”. Questa frase manda la ragazza letteralmente in bestia; il fatto che poco dopo entri nella stanza la segretaria di classe non migliora le cose: credendo a un tradimento, Saki fugge via, completamente sconvolta, urlando al ragazzo di non farsi vedere mai più. Quando, arrivata a casa, vede il proprio volto riflesso nello specchio, stenta a credere che quello sia il volto di una donna gelosa.
“Questo non è amore. Io non amo nessuno.”
Kazuhiko scompare per due mesi. Saki è disperata, sa che è colpa sua, perché lei gli aveva detto di non farsi vedere mai più. Lo cerca angosciosamente e, quando alla fine lo trova, mentre il ragazzo sta lavorando in mezzo alla neve, non trova niente di meglio da fare che urlargli contro e colpirlo alla fronte con una pietra. Saki si accascia nella neve, pensando che si sta comportando di nuovo come al solito, come sempre: è come un gioco.
Quando Kazuhiko, con la testa sanguinante, le si avvicina per aiutarla ad alzarsi, Saki pensa:
“Questo gioco non lo chiamo amore.”

JEWELS OF THE SEASIDE
“Ogni estate tre bellissime sorelle che si amavano l’un l’altra si riunivano sulla riva del mare per fuggire il caldo estivo”.
Così comincia questa favola nera: è inverno, un ragazzo chiede ospitalità a due sorelle, che abitano in una residenza estiva. L’ospite è ben accolto, ma non può fare a meno di chiedere alle padrone di casa come mai abitino in quel luogo, visto che sono fuori stagione. Le due sorelle, i cui nomi sono Patricia e Marigold, raccontano così la loro storia: ogni estate, loro due e la loro sorella minore, Nellie, usavano riunirsi in quel cottage estivo. A loro si univa sempre loro cugino, Daniel, un ragazzo tanto affascinante quanto sincero e a modo. Ma un’estate la simpatia delle tre sorelle per Daniel scatena una gelosia sotterranea, che fa leva sulle insicurezze di ciascuna di loro: Marigold, la maggiore, si sente in difetto perché è più grande di Daniel; Nellie perché è più giovane di lui; Patricia si duole dei suoi capelli neri, che a suo giudizio sfigurano in confronto alla bionda capigliatura delle sue sorelle. Ognuna delle tre è convinta che Daniel abbia delle preferenze per una di loro in particolare, che addirittura abbia già una relazione con la sua “preferita”; la gelosia rode al punto che la stessa idea fa capolino nella mente di ognuna di loro: fingere un raffreddore e rubare al medico di famiglia una boccetta colma di sostanza tossica, mortale. Giunge una sera in cui le tre sorelle e Daniel cenano da soli, essendo lontani i genitori: l’occasione ideale per usare il veleno. Sia Marigold che Patricia però riacquistano l’uso della ragione e realizzano l’orrore che stanno per compiere: decidono perciò di non versare il veleno nei cibi. Sfortunatamente, essendo poco più che una bambina, Nellie non riesce a reprimere le sue passioni e versa il veleno nelle porzioni di Marigold e Patricia. Ma per un gioco del destino il piatto riservato a Marigold è servito alla stessa Nellie, mentre Patricia semplicemente non mangia perché quella portata non le era mai piaciuta. Risultato: solo Nellie fu avvelenata quella sera.
L’ospite allarmato si chiede: che fine ha fatto, allora, Nellie? Nello stesso tempo s’accorge che strani, orribili rumori provengono dalla cantina… le due sorelle gli dicono che Nellie è cresciuta sul fondo di quella casa, e che adesso deve essere affamata, quindi, con un’ascia e un secchio in mano, si avvicinano alla porta della cantina invitando l’ospite con un meraviglioso sorriso:
“Ti piacerebbe incontrare la nostra sorellina”?

THE SIGNAL GOES BLINK BLINK
Yoshio Yamada è il classico studentello sfigato delle medie: eternamente innamorato della bella Mayumi Furuhashi, eternamente invidioso della popolarità di Harada, il compagno di classe che è “nato per riuscire in ogni cosa” e che non fa altro che tormentarlo con dispetti crudeli. Quando poi Yoshio vede Mayumi simpatizzare per Harada, è troppo per lui e medita il suicidio. Ma la sua strada s’incrocia con quella del Signor Kudoh, un “truffatore con il cuore d’oro”, ed è proprio in presenza di Mr. Kudoh che Yoshio scopre -guarda caso- di possedere capacità soprannaturali, taumaturgiche. La sua vita cambia radicalmente: diventa “il ragazzo dei miracoli”, ed è lanciato come protagonista in un famoso show televisivo (il suo agente è, ovviamente, Mr Kudoh). Ma il successo di Yoshio causa l’invidia di Daniel Nishinakagawa, un falso taumaturgo, un uomo di spettacolo, il quale, prima che Yoshio avesse successo in TV, era ricercato dalle emittenti televisive, mentre adesso è ignorato da tutti. Poiché Daniel sente che il suo ruolo è stato usurpato da Yoshio, decide di intervenire: paga un losco individuo perché discrediti il ragazzo, accusandolo di essere solo un impostore. È proprio Harada, incoraggiato da Mayumi, a riuscire a smascherare la truffa ordita ai danni del compagno di scuola, ma Daniel, scopertolo, lo cattura e minaccia di ucciderlo, se Yoshio non gli reggerà il gioco. Yoshio rinuncia alla gloria che il programma televisivo gli aveva regalato e corre a salvare l’amico: grazie ai suoi poteri riesce nell’impresa. Daniel viene catturato, mentre Harada, liberato, è colpito dal gesto di Yoshio. È l’inizio di una bella amicizia; alla scena assiste, sorridendo soddisfatto, il signor Kudoh, pensando che “ormai non c’è più bisogno di lui”. Da quel giorno i poteri di Yoshio spariscono misteriosamente, ma il ragazzo non ne ha più bisogno, perché ormai ha un mucchio di amici e una vita equilibrata, serena: i tristi giorni passati non sono neanche più un ricordo.

THE SKIN OF HER HEART
Lin Lin è un’umile operaia, con una madre ammalata e sofferente. Ma Lin Lin è anche invidiata dalle colleghe, poiché il figlio del padrone della fabbrica in cui lavorano è innamorato di lei, e -si sa- chiederà certo di sposarla. Eppure, a dispetto di questa fortuna, Lin Lin non è felice, ma anzi profondamente insoddisfatta, insicura. La sua insicurezza la porta a rifiutare la pur vantaggiosissima proposta di matrimonio, nonostante la madre l’incoraggi nel senso opposto. La ragazza inoltre si sente stranamente attratta da un gruppo di donne (e in particolare da una fra loro) che puliscono delle ostriche: un giorno trova il coraggio necessario per chiedere di unirsi a loro. Tornata a casa, annuncia alla madre che ha intenzione di studiare il giapponese e di partire per la Terra (dal che si dovrebbe evincere che le vicende qui narrate si sono svolte su un altro pianeta):
“Non ho idea di che posto sia la Terra, ma credo che la mia vita potrebbe cambiare se ci vado. Potrei imparare a confidare di più in me stessa. Potrei imparare ad aprire il mio cuore a qualcuno”.

Considerazioni
Il primo episodio narra una vicenda in chiave interiore, tutta giocata sull’intelligente alternanza di dialoghi e riflessioni: l’alternanza si fa serrata col procedere della storia, mentre il montaggio sempre più veloce sembra voler riprodurre un ritmo *musicale* (Love Song). Interessante la scansione temporale degli eventi: disordinata, realistica, poco lineare.
Il secondo racconto è, dei quattro, il più “tradizionale”, quello cioè che si propone di raccontare una storia con una certa linearità, lasciando meno domande possibili al lettore (è anche quello che preferisco). Grande regia, grandi intuizioni (la rabbia crescente delle sorelle è accostata simbolicamente al mare, prima tranquillo e poi in tempesta), grafica perfetta nella sua espressiva semplicità. Pregevole e di grande fascinazione l’uso del “mito delle tre sorelle”, per il quale vi rimando al paragrafo seguente.
Il terzo racconto, diviso in due parti, è una storia “di formazione” tragicomica, raccontata in chiave vagamente surreale. La presenza di personaggi un po’ stereotipati o totalmente assurdi danno un taglio poco credibile alla storia, giustificato però dal tono giocoso. Godibile la grafica, anche se inferiore all’episodio precedente.
Il quarto è il racconto più enigmatico della raccolta, circa il quale potrebbero sorgere parecchie domande per il lettore. Quel che resta, comunque, è la sensazione di insoddisfazione spirituale di una giovane donna che trova il modo per mettersi alla prova e costruire da sola il suo futuro, e da questo punto di vista poco importa scoprire se la vicenda sia ambientata nel nostro mondo o su un altro pianeta. La grafica, qui minimale, esprime bene la tenuità della vicenda narrata.
Nonostante i quattro racconti siano fruibili autonomamente, esiste come un filo rosso che li unisce: tutti i protagonisti sono fortemente immaturi nei confronti dell’amore, nessuno riesce a portare avanti un’equilibrata relazione di coppia, alcuni neanche ci provano, quasi consapevoli che, prima di donarsi a un altro, debbano portare a termine un proprio percorso spirituale.
In conclusione: preziosi nella loro squisita brevità, sono racconti che meritano di essere *letti*. Consigliato pertanto l’acquisto dell’opera, che nella sua edizione Viz è ancora reperibile.

Curiosità 

IL MITO DELLE “TRE SIGNORE”

Di tanto in tanto è bello uscire dai confini del proprio piccolo mondo e confrontarsi con altri universi narrativi. Il mito della triplice figura femminile risale a epoche troppo remote per averne memoria e ritorna, volutamente o inconsciamente, nelle storie di tutto il mondo. La divinità femminile una e trina, simbolo di un principio femminile in contrasto od opposizione a quello maschile, nell’antica Grecia, per esempio, è rappresentata da Ecate, divinità dell’oltretomba dalla triplice forma. Tre sono le Parche, tre le Furie, tre le Gorgoni, tre le Eumenidi, tre le Grazie, tre le streghe del Macbeth di Shakespeare. Per ciò che riguarda il fumetto, Neil Gaiman (il noto sceneggiatore della serie “Sandman”) è probabilmente il maggiore responsabile del recupero narrativo delle suggestioni e delle evocative tradizioni del paganesimo: memorabile il nono e penultimo volume della saga di “Sandman”, dal titolo “Eumenidi”, dove entra in scena l’antica dea una e trina della tradizione mitica, qui presente in veste di Figlia-Madre-Vecchia, la stessa che ritroviamo in “Witchcraft” (volume a fumetti, autoconclusivo, edito da Magic Press, £ 14.000), tutto incentrato sulla figura narrativa delle “tre signore”, in questa occasione nei panni delle Furie vendicatrici. Anche nel nostrano Dylan Dog, più precisamente nel n. 167, si utilizza il principio “delle tre”, stavolta nella veste delle Gorgoni. Nei cartoni animati un appropriato e intelligente uso di questo elemento è stato fatto nella serie-culto “Gargoyles”, dove le enigmatiche “tre sorelle” riecheggiano un principio atavico per meglio acquisire nella storia un particolare carisma. Per il cinema è d’uopo citare l’esempio delle “tre madri” (Mater Suspiriorum, Mater Lacrimarum, Mater Tenebrarum) in “Inferno”, “Suspiria” e “La terza madre” di D. Argento. E persino la popolare serie televisiva “Streghe”, trasmessa sulle reti Rai, sfoggia un evocativo “potere del Trio”. Non stupisce, pertanto, che la Nishi utilizzi tale tematica nel racconto “Jewels of the Seaside”.

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