Recensione Manga – Omae ga Sekai o Kowashitai Nara di Kaoru Fujiwara

A cura di Demelza

Titolo: Omae ga Sekai o Kowashitai Nara
Traduzione: If you wanna break up this world
Conosciuto anche come: Vampire Girl
Autrice: FUJIWARA Kaoru
Categoria: Shoujo

:: Il manga in Giappone :: 
Casa editrice: Sony Magazines
Numero di volumi: 3 -concluso
Anni di pubblicazione: 1999-2000
Rivista di serializzazione: Kimi to Boku
Ristampa bunko: 2003, 2 volumi, Shodensha editore.

Storia

Volume primo

“Ci sono persone che infrangono le regole intorno a noi”

Koizumi Kanna è una ragazza come tante: frequenta il liceo, lavora part-time in un fast food, e si è innamorata al primo sguardo di un bellissimo uomo che incontra tutti i giorni in mezzo alla folla. Un uomo di cui ignora tutto (tranne che non ama le cipolle) e per cui molto probabilmente lei non esiste.
Quello che Kanna non sa è che Ren, l’uomo misterioso, invece l’ha notata a causa della sua incredibile somiglianza con la donna da lui amata in passato, Cecile. Un passato vecchio di secoli.
Perché Ren, il cui vero nome è Sebastian, in realtà è un vampiro, così come i suoi due amici che incontriamo all’inizio della storia, Louis (è francese, si legge “Luì”) e Maria.
I sentimenti che Ren prova per Kanna sono molto controversi, infatti nonostante la somiglianza con Cecile, la ragazza è semplicemente una comune umana, non la compagna perduta.
Oltre a Kanna, anche un’altra donna è molto attratta da Ren: si tratta di Saito, una collega d’università che il vampiro usa come riserva di sangue.
Per soddisfare i propri bisogni, infatti, Ren ha abbandonato da tempo la via della caccia, preferendo ricorrere alla moderna medicina, usando il suo fascino per attrarre ragazze innocenti, sedarle attraverso l’ipnosi e poi estrarre il sangue necessario a placare la sua sete attraverso una siringa.
Ma Ren, Louis e Maria non sono gli unici vampiri in città… un predatore è arrivato, un cacciatore che appaga la sua sete nel modo più antico, attirando su di sé l’attenzione della polizia per la sua efferatezza, e la cui stessa esistenza sta per legare il destino di Kanna e Ren.
In seguito all’ennesimo assalto del mostro in vicinanza del posto di lavoro di Kanna, i suoi genitori la vanno a prendere in macchina, ma, sulla via del ritorno, l’auto è coinvolta in un disastroso incidente a cui Ren assiste impotente.
Sconvolto dall’idea che Cecile muoia una seconda volta, il suo istinto lo induce a salvare Kanna a ogni costo, strappandola così alla sua esistenza umana.
Il detective Yamashita, già incaricato di occuparsi degli omicidi, si reca sul luogo dell’incidente, poiché i genitori di Kanna presentano la stessa inconsueta anomalia delle donne uccise di recente: i loro corpi sono stati completamente dissanguati. Dopo una convalescenza travagliata, assistita da un Ren in preda a mille dubbi, Kanna si risveglia coperta di ferite nell’appartamento dell’uomo. Il sangue le cola dalla bocca… i suoi denti incisivi, ora lunghi e affilati come lame, le hanno procurato dei tagli. Il suo urlo terrorizzato risveglia Ren, ma è solo l’inizio dell’incubo: infatti, l’uomo inizia a rivelarle i risvolti macabri che hanno portato alla sua sopravvivenza. Non solo adesso è una vampira, ma per poterla salvare, Ren le ha fatto bere il sangue dei suoi stessi genitori…
Dopo essere stata costretta a bere il sangue di Ren per placare la sua sete, Kanna fugge e torna a casa, dove in quel momento si trova Yamashita, che sta indagando sulla sua scomparsa.
L’uomo è protettivo nei suoi confronti, rivedendo in lei la sorella minore molto malata, mentre Ren, in preda alla frustrazione e all’ira, si disseta in compagnia di Saito, riflettendo sulla sua esistenza, sul senso di solitudine che l’accompagna fin dalla morte di Cecile, e su come l’istinto di sopravvivenza, nonostante tutto, non l’abbia mai portato al suicidio. Il ricordo dei motivi che condussero Cecile a trasformarlo in un vampiro, oltre che la paura che Kanna venga sospettata di essere il misterioso omicida, spinge infine Ren a recarsi in suo aiuto all’ospedale, dichiarando all’ispettore Yamashita di essere il suo fidanzato.
Nel frattempo, il vampiro misterioso continua a uccidere senza controllo, attirando l’attenzione dei media, e la paura che questo possa creare loro dei problemi spinge Louis, Maria e Ren a iniziare un’indagine parallela a quella della polizia, ricorrendo anche all’aiuto inconsapevole di Saito.
Nei video della sorveglianza del luogo del delitto, Yamashita vede Ren in compagnia di Saito, fatto che lo porta a sospettare della vera identità dell’uomo presentatosi come fidanzato di Kanna.
Imparando ad adattarsi alla sua nuova condizione, Kanna riprende la sua vita divisa tra i sentimenti di attrazione e di amore che nonostante tutto continua a provare per Ren e l’odio che prova per l’uomo che l’ha trasformata in un mostro, per l’uomo che inizia a scoprire pian piano ed è così freddo e diverso da come lo aveva immaginato. Allo stesso tempo anche Ren è in lotta con se stesso: è diviso tra il suo desiderio di dimenticare finalmente il passato e il profondo e irragionevole bisogno di ritrovare Cecile in Kanna, con tutto l’odio e l’amore che questo comporta, la paura di affezionarsi a lei e la paura che vada via lasciandolo di nuovo solo.
Mentre le indagini per la ricerca dell’assassino si fanno più pressanti, scopriamo come avvenne l’incontro tra Sebastian e Cecile, rinchiusa nelle segrete del suo castello, e la sete di Kanna, trattenuta troppo a lungo, si scatena quando viene aggredita da due uomini…

Considerazioni
È possibile infrangere le regole che governano il mondo per dare un’impronta personale alla nostra vita ed essere artefici del nostro destino? È questa la domanda che Kaoru Fujiwara intesse abilmente tra le pagine di Omae ga sekai o Kawashitai Nara, opera drammatica in tre volumi.
La Fujiwara ripropone l’eterno conflitto tra determinismo e libertà. Il mondo come noi lo conosciamo, tutto quanto avviene attorno a noi, comprese le azioni umane, è determinato da una serie di reazioni causa-effetto oppure l’uomo, attraverso il libero arbitrio, è padrone di trasformare il corso degli eventi?
Cardine di quest’indagine filosofica sono due personaggi il cui incontro, apparentemente casuale, scatena una successione di eventi destinata a ripetersi all’infinito nel passato e nel futuro. Che costoro siano poi un vampiro (un tempo umano) e una ragazza trasformata, suo malgrado, in vampiro, mette in luce il secondo tema portante di quest’opera: l’indagine della natura umana attraverso il punto di vista di due persone che si ritrovano a vivere al di fuori dell’umanità.
La Fujiwara è in grado di far emergere in questo modo l’individuo, con i suoi eterni conflitti, le sue emozioni, i valori morali; tutto quello spettro di passioni e azioni quotidiane talmente presenti alla nostra vista da essere diventate ormai scontate e impercettibili.
I sentimenti più antichi dell’essere umano, come l’amore, l’odio, l’affetto, l’amicizia, la paura, vengono indagati sotto molteplici punti di vista, mettendone in evidenza le diverse sfumature e contraddittorietà.
L’amore, come presentato dalla Fujiwara in questo manga, è un sentimento triste, anche quando sembra essere amore autentico e felice, come quello di Maria e Louis. Esso nasce sempre, nel profondo, da un’assenza, dalla ricerca di qualcosa che non c’è nel presente, dall’inseguire i ricordi del passato, dalla paura della solitudine.
Ecco che Kanna si innamora disperatamente di un uomo che nella realtà non esiste, una persona che però sente di aver atteso per tanto tempo; ecco che Ren si ritrova prigioniero di un fantasma a cui è legato in modo così stretto da non riuscire ad amare la donna che ha davanti nel presente; e persino Cecile, nella sua glaciale impassibilità da bambola di pezza, è in realtà mossa dalla necessità di sopravvivere per incontrare l’uomo che lenirà finalmente il suo dolore.
La Fujiwara non ci risparmia situazioni estreme per mostrarci come l’impossibilità di dimenticare, l’istinto di sopravvivenza e l’amore possano legarsi in modo così perverso da condurre quasi alla pazzia. Omicidi, schizofrenia, pedofilia: non c’è niente che gli esseri umani non siano disposti a fare, e lasciarsi fare, pur di raggiungere il loro scopo.
Perché quando l’amore sfugge, quando non si riesce a ghermire, si trasforma inevitabilmente in odio e rancore, finché la solitudine non prende di nuovo il sopravvento e l’essere umano non torna a cercare ossessivamente intorno a sé qualcuno che possa colmare il vuoto che si porta dentro.
Cosa distingue veramente un vampiro da un essere umano? Niente, secondo il punto di vista presentatoci dalla Fujiwara, se non la necessità di bere sangue per sopravvivere e la possibilità di vivere una vita lunghissima… condanna eterna o eterno amore?
Ren e Kanna sono due persone che si inseguono senza raggiungersi mai, chiusi nella loro solitudine e nell’infinito bisogno di conquistare finalmente l’amore dell’altro, in lotta con sé stessi e con il mondo. Relegati in una prigione fatta di incomunicabilità e del peso del loro passato, è come se vivessero su due piani paralleli, talmente vicini da percepirsi ma troppo lontani per toccarsi.
A loro si contrappongono in maniera dialettica Maria e Louis, capaci di trovare un loro equilibrio in questo mondo. I due innamorati scelgono la via della condivisione e della reciproca accettazione, scelgono il compromesso di un amore normale per poter dividere il peso della solitudine. Proprio questo loro vivere all’interno delle regole del mondo senza cercare di infrangerle li porta a essere semplici spettatori delle vicende di Ren e Kanna, in un’antitesi di dentro e fuori, lotta e accettazione.
Gli altri due personaggi centrali del manga sono l’ispettore Yamashita, che vive come ogni essere umano con il suo personale bagaglio di pregi e difetti, rimorsi e meschinità (perché ognuno di noi è bravissimo a rimuovere gli scrupoli nei recessi della coscienza per poter almeno avere l’illusione di vivere liberamente la nostra vita), e il vampiro omicida che mette in moto la vicenda, che sceglie la via dell’oblio e dimentica un passato fatto di dolore e di abusi, trasformandosi da vittima in carnefice.
Per presentarci questa complessa analisi psicologica, la Fujiwara sceglie una narrazione che ricorda molto da vicino quella del flusso di coscienza: il dispiegarsi degli avvenimenti è affidato in modo predominante al monologo interiore dei personaggi, le immagini accompagnano i pensieri nel passaggio tra conscio e inconscio, mantenendo il punto di vista soggettivo dei personaggi e sfumando spesso verso il piano onirico e metaforico, con un sottile gioco di sovrapposizioni dimensionali, di incroci e strade, chiaroscuri, antitesi tra spazi aperti e luoghi angusti.
Lo scorrere tra ricordi e pensieri, tra passato e presente, avviene con una serie di flashback, prima a sprazzi quasi decontestualizzati, poi pian piano sempre più ampi e chiari, finché la vicenda non emerge in tutta la sua ineluttabile complessità.
L’inconscio, il sogno, assumono grande importanza all’interno della storia, mezzi fondamentali di presa di coscienza di paure e desideri inesprimibili, ma anche possibilità di cogliere le fondamenta della realtà, come accade nel sogno ricorrente del bambino che gioca con la palla, il cui vero significato è svelato solo nell’ultimo capitolo del manga.
L’atmosfera eterea e rarefatta è sottolineata dal tratto della Fujiwara, ancora acerbo per alcuni versi (soprattutto se messo a confronto con le delicate illustrazioni a colori), ma molto suggestivo, che contribuisce a creare un clima vagamente gotico. I suoi personaggi sono di una bellezza androgina, gelida e sensuale, ispirata a canoni estetici di tipo occidentale. Una delle sue principali muse ispiratrici è la top model Kate Moss, che con i suoi lineamenti così particolari (zigomi alti, labbra piene, mento piccolo e affilato), la sua figura esile ed elegante ma al contempo seducente, è diventata il modello per le sue protagoniste femminili.
Si percepisce, soprattutto nelle illustrazioni di apertura capitolo, un amore particolare dell’autrice per il glamour, inteso nella sua generale accezione di fascino, le fotografie di moda, di cui cerca di ricreare l’effetto di raffinato erotismo, e il fetish, che in “Omae” è appena accennato ma su cui la Fujiwara ha realizzato altri lavori.
Tirando le somme, Omae ga sekai o Kawashitai Nara non è un manga che, per la sua complessità e le tematiche affrontate, consiglierei a tutti, ma che credo possa interessare i lettori più smaliziati, che apprezzano una narrazione che fa dell’indagine dell’animo umano e della ricerca grafico-estetica il suo punto di forza, e che non si lascino spiazzare da un finale diverso dai soliti canoni.

Gallery

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