Recensione Manga – Recensione Manga – Roma e no michi di Moto Hagio

A cura di Emy

Titolo: Roma e no michi (La strada per Roma)
Autrice: HAGIO Moto
Categoria: Josei

:: Il manga in Giappone :: 
Casa editrice: Shougakukan
Numero di volumi: 1 -completo
Anno di pubblicazione: 1990
Rivista di serializzazione: Petit Flower.

Personaggi
MARIO
È un bravo ballerino di danza classica, dalla tecnica eccellente. Ha vissuto in Belgio prima di trasferirsi a Parigi per lavorare in una compagnia di ballerini. Stranamente, è l’unico della sua famiglia ad avere i capelli biondi…
RAFFAELLA
È una ragazza dolce, che ha saputo costruirsi un carattere forte nonostante un’infanzia non troppo felice. Le sue origini, come indica lo stesso nome, sono italiane. Ama il balletto e riesce sempre a segnalarsi, danzando nella stessa compagnia di cui fa parte Mario.
LEVI
È uno dei ballerini più importanti della compagnia e divide la stanza con Mario. È una persona fredda, ma un professionista impeccabile sul palcoscenico.
ANNA
Vive a Roma ed è una donna sola, da quando il marito è morto, anni prima. Alcuni dicono l’abbia ucciso lei stessa, nonostante ne fosse molto innamorata…

Storia
Mario è nato a Roma, ma non ricorda nulla della sua infanzia, perché è cresciuto in Belgio. Nella scuola di ballo cui è iscritto ha sempre interpretato ruoli di primo piano, si unisce perciò a una compagnia di danza moderna a Parigi, assieme all’amico Didi, a Raffaella e Sylvia: tutti e quattro sono emozionati nel vedere i primi ballerini esercitarsi. Mario, in cerca di un appartamento, finisce col diventare compagno di stanza di Levi, che è uno dei ballerini più importanti della compagnia. Levi nota una foto della famiglia di Mario e gli chiede perché solo lui sia biondo, nella sua famiglia: questi risponde che è stato adottato da sua zia e da suo marito dopo che i suoi genitori naturali erano morti.
Mario vuole avere una possibilità di diventare la nuova stella della compagnia, quando si decide di mettere in scena una moderna versione del “Raymonda” (famoso balletto tardoromantico, la cui coreografia debutta nel 1898 -Nd Emy).
Mario e Raffaella fanno parte del corpo di ballo; il ruolo di Didi all’inizio è di poca importanza, ma poi gli viene assegnata la parte del fratello del principe, personaggio di un certo rilievo. Didi fa un buon lavoro, e anche Raffaella si fa notare sul palcoscenico.
Dopo lo spettacolo Mario accompagna Raffaella a casa: la ragazza racconta a Mario di essere nata a Roma e di aver vissuto lì fino ai tredici anni… Sapendo che anche lui è nato a Roma, comincia a parlare in italiano. Mario non si era mai accorto di quanto fosse socievole: Raffaella riesce a esprimere i suoi sentimenti con grande facilità quando parla in italiano. La ragazza racconta la sua storia: dopo che i suoi genitori divorziarono, fu costretta a trasferirsi a Sherbourg con sua madre. Lì si trovò in una situazione difficile, perché non era capace di parlare in francese e il clima era troppo rigido. Mario invece era vissuto a Roma fino all’età di quattro anni, era stato adottato e poi si era trasferito in Belgio con i suoi genitori adottivi e le loro figlie: Una e Poo.
Raffaella dice che il cielo è blu e la pioggia è gentile a Roma.
Quando Mario torna a casa, Levi lo avvisa che ci sono state molte telefonate per lui da parte di Pierre (il padre adottivo di Mario). Questi perciò telefona a Pierre e viene così a sapere che Simone, sua madre adottiva, è morta: vorrebbe tornare in Belgio immediatamente, ma non lo può fare finché lo spettacolo è in cartellone. Mentre è in lacrime, suona il telefono: è Raffaella. Levi le dice che la madre di Mario è morta: la ragazza allora lo raggiunge per stargli accanto.
A Bruxelles, Pierre confida a Mario che Anna, la sua vera madre, è ancora viva a Roma. Una, avendo udito per caso le parole del padre, irrompe nella stanza e dice: “Come potrebbe essere ancora viva? Abbiamo lasciato Roma a causa sua!”
“Che intendi?” le chiede Mario.
Una grida: “Tutti dicevano che sarebbe stata giustiziata. Ha ucciso un uomo!”, dopo di che esce dalla stanza.
Mario chiede a Pierre chi sia l’uomo che Anna ha ucciso. Si sente rispondere che quell’uomo era il marito di Anna: Antonio. Aggiunge inoltre che doveva esserci stato un buon motivo, oppure doveva essere stato un incidente, perché Anna e Antonio si amavano l’un l’altro.
Una si scusa con Mario alla stazione, mentre questi sta lasciando Bruxelles, e gli confida quanto lei fosse stata infelice dopo l’incidente. Antonio lavorava come imbianchino, ma in seguito a una malattia agli occhi era costretto a rimanere a casa. La gente sospettava che Anna lo avesse ucciso per riscuotere l’assicurazione: Anna aveva mentito alla polizia perché, dopo che Antonio era morto, aveva lavato un mattarello insanguinato e aveva pulito il pavimento, poi aveva chiamato un dottore e aveva detto che suo marito era scivolato e aveva battuto la testa contro il tavolo. Rimase in prigione per sette anni. Quando fu rilasciata, Simone le mandò una lettera e una foto di Mario. Anna rispose che non voleva più incontrare il figlio, e che Simone non doveva dirgli nulla.
Mario aveva sempre pensato che un giorno sarebbe tornato a Roma. Ma ora che sa che cosa è successo, Roma per lui è solo il posto dove vive una donna che ha ucciso suo marito per riscuotere un’assicurazione.
Raffaella lo sta aspettando alla stazione di Parigi. I due ragazzi decidono di vivere insieme: Raffaella è molto felice di poter parlare in italiano con Mario, e vorrebbe andare a Roma con lui. Inoltre ottiene un’ottima parte per lo spettacolo successivo, mentre Mario apprende con delusione che Demi, che è il proprietario e il coreografo della compagnia, non gli ha riservato un posto di rilievo.
Raffaella si esercita moltissimo da mattina a sera; un giorno torna a casa tardi, e, mentre mangia la cena che Mario ha preparato per lei, questi le dice che vuole parlare con lei in francese, perché non è semplice per lui parlare in italiano.
La performance di Raffaella ha un buon esito. In una caffetteria, Mario si lamenta del fatto che non ha ottenuto un buon ruolo. Sylvia lo critica: non ha senso compiangersi e, se crede di avere del talento, farebbe meglio a darsi da fare per dimostrarlo. Mario mette in pratica il suggerimento: visto Demi in studio, gli mostra dei passaggi di cui lui stesso ha curato la coreografia. Demi, commentando la sua danza, gli consiglia di liberare la sua mente affinché comprenda ciò che gli pesa. Gli dice anche che deve credere in se stesso e scoprire ciò che di negativo nasconde nel suo animo.
Mario è geloso di Didi perché è un amico intimo di Demi. Non gradisce perciò che Didi e Raffaella parlino volentieri tra loro, nello studio delle prove.
Il ragazzo sente per caso i ballerini più anziani dire che Didi sa come tenere desta l’attenzione del pubblico, mentre Mario sul palcoscenico sfigura nonostante la sua tecnica sia eccellente: Mario si innervosisce e polemizza con loro criticandoli apertamente. Raffaella gli dice di non prendersela per quel che hanno detto, perché tutti sanno che lui è un eccellente ballerino, e aggiunge che Sylvia e Didi sono sempre stati impressionati dalla sua danza. Mario le dà uno schiaffo perché non vuole sentirla parlare di Didi, Raffaella allora lo schiaffeggia a sua volta: dice che suo padre batteva spesso sua madre, e che lei perciò sperava si sarebbe innamorata di qualcuno che fosse molto gentile. Gli chiede di non comportarsi male con lei. Lui chiede scusa.
Una notte, Mario si sveglia dopo un incubo: qualcuno gli diceva che non poteva dire a nessuno il suo segreto e che non poteva credere in se stesso perché era un bambino abbandonato. Raffaella è preoccupata per lui, lui vorrebbe chiederle aiuto, ma non può dirle che sua madre ha ucciso suo padre.
Mario sta per danzare nel ruolo di uno dei goblin in “Phoenix”. Didi danzerà nella parte di un principe, ma Demi durante le prove lo tratta con molta severità, tanto che Didi si abbatte e finisce con l’ubriacarsi, incapace di tornare a casa sulle sue gambe. Mario lo accompagna a casa. Demi entra nella stanza e lo ringrazia per essersi preso cura di Didi: Demi aveva una chiave della stanza di Didi! Mario pensa che non c’è da meravigliarsi che assegni a Didi delle belle parti. Spera che Didi sbagli nello spettacolo.
Nei giorni seguenti comincia a esercitarsi con molta grinta: “Amo i tuoi occhi arroganti!” gli dice Raffaella. Lui le promette che non la colpirà di nuovo. La danza di Didi è migliorata, ma, nonostante Mario volesse che la sua performance durante le prove fosse superiore, sbaglia e cade prima degli altri. Raffaella gli dice di non curarsi della caduta, ma lui la schiaffeggia di nuovo.
Poiché le gambe tremolanti non lo reggono, Mario non è in grado di ricominciare subito a danzare. Quando cerca di tornare nello studio delle prove, vede Levi abbracciare Raffaella, piangente.
Più tardi, rimasti soli nel loro appartamento, la ragazza dice a Mario che se ne starà da sola altrove per qualche giorno: Mario s’infuria, e l’informa che Didi ha una buona parte nello spettacolo perché va a letto con Demi. “Allora perché non dormi tu con lui?” chiede Raffaella, che è stanca e non sa più cosa fare. Mario promette che non la picchierà più e che non urlerà più, ma Raffaella gli fa notare che l’aveva già promesso.
Lui allora cerca di trattenerla, ma lei lo avverte di non avvicinarsi, opponendosi debolmente con le mani. Mario grida: “Uccidimi, o ti uccido io”, e le afferra la gola. Nella mente del ragazzo qualcuno cerca di fermarlo, piangendo.
Mario lascia l’appartamento pensando di doversi uccidere. Una macchina sta per investirlo, ma è Levi, sopraggiunto, a salvarlo. Il ragazzo gli dice: “Ho appena ucciso Raffaella”.
Levi allora lo trascina facendolo tornare nell’appartamento, mentre Mario gli ripete che sua madre ha ucciso suo padre e che il suo braccio spesso colpisce qualcuno nei suoi incubi.
Trovano Raffaella viva nell’appartamento: la ragazza ha paura di Mario.
“Tu volevi uccidermi. Mi odi perché parlo in italiano, perché ballo con Levi e perché ti sto lasciando!” gli urla in faccia.
Mario le dice che è innamorato di lei, ma lei risponde: “Tu non mi ami. Tu non sai quanto io ti ami perché tu non hai mai imparato ad amare in vita tua”.
Levi porta Raffaella nel suo appartamento perché vi passi la notte, e la ragazza gli dice in confidenza che lei e Mario dovrebbero lasciarsi. Levi allora le racconta del padre e della madre di Mario, mentre questi decide di andare a Roma e telefona a Pierre per sapere l’indirizzo di Anna.
Camminando per le strade di Roma per incontrare Anna, che lavora in una casa di cura, la città gli sembra un vecchio disegno… la luce del sole, i colori degli alberi e degli edifici sono diversi da quelli di Parigi o del Belgio.
È terrorizzato all’idea di incontrare Anna, ma, se non la incontrasse, cercherebbe sempre di colpire qualcuno nei suoi incubi per il resto della sua vita.
È lei che vuole colpire.
Anna lo accoglie in cucina, gli offre del latte e dei biscotti. Dice di non avere figli, Mario già si pente di averla incontrata.
Ma quando la donna rompe un biscotto dicendo: “Tu ne mangiavi spesso, di questo tipo di biscotti”, il rumore rievoca in Mario dei ricordi. Si alza di botto e fa cadere una tazza di latte dalle mani.
“Il mio latte e i biscotti… papà stava picchiando… Oh sì, stavo guardando la tazza rotta in tanti pezzi… il mattarello! Io lo colpisco. Io ho ucciso Antonio!” le lacrime gli sgorgano dagli occhi.
Anna: Non puoi ricordarti di questo.
Mario: Le mie braccia ricordano. Io ero lì. Ho ucciso Antonio.
Anna: Come potrebbe un bambino di quattro anni uccidere un uomo? Abbiamo avuto una lite sotto i tuoi occhi. Antonio era ubriaco, mi assalì alla gola. Tu lo colpisti ai fianchi o alle gambe con un mattarello, piangendo, allora lui cercò di colpirti. Così ho perso la testa e l’ho colpito ancora e ancora con il mattarello, fino a quando cadde sul pavimento. Tu mi hai visto colpirlo, i tuoi occhi erano spalancati.
Mario: Non mi ricordo di questo.
Anna: Ti portai a letto e ti cullai, cercando di calmarti, per circa un’ora. Quando tornai in cucina dopo che t’eri addormentato, Antonio era morto.
Mario: È stato praticamente un incidente. Avresti dovuto dire che lo avevi colpito per proteggere me.
Anna: Non volevo che tu ricordassi.
Mario: Non puoi perdonarmi, vero?
Anna: Di che stai parlando?
Mario: Io mi meravigliavo del fatto che tu non volessi incontrarmi e giunsi alla conclusione che dovevo aver fatto qualcosa per cui tu non potevi perdonarmi.
Anna: Ti sei sbagliato. Semplicemente, non volevo ferirti. Dopo l’incidente eri troppo shockato per riuscire a piangere o ridere; vomitavi sempre. Avevo sentito che stavi bene dopo che avevi cominciato a vivere con Simone e la sua famiglia. È me stessa che non posso perdonare. Io ti ho privato di tuo padre e della tua vita a Roma. Io ho privato Simone di una vita tranquilla.
Così ho perduto ogni cosa. Va’ a casa e dimentica tutto.
Mario: Che vuoi dire con: “Va’ a casa?” Non sono forse arrivato a casa, qui a Roma? Non sono tornato a casa per recuperare Roma? Io ho provato a dimenticarmi dell’incidente da che lo avevo saputo da Pierre. Ma come potevo dimenticare qualcosa che una volta avevo visto? Sono tornato qui perché non sono riuscito a dimenticare. Non fuggire da me. Sono tuo figlio. Mi vuoi abbandonare di nuovo?
Anna: Mario! Sei cresciuto! Eri un bambinetto che portavo sempre in grembo.
Mario: Mamma!
Mario sente di essere finalmente tornato a casa. Trova che Roma e tutto quello che è successo ora, lì, è prezioso.
Raffaella lo sta aspettando alla stazione, a Parigi. Mario le chiede perché lo ha aspettato, a dispetto del fatto che Levi è molto più gentile di lui.
Lei non sa rispondere.
Dopo che Mario ha danzato nella parte del goblin nello spettacolo, Demi si complimenta con lui: “Ben fatto!”, gli dice. Mario è sorpreso, chiede a Levi un commento sulla sua danza. “Era bellissima” si sente rispondere.
Infine chiede a Raffaella perché l’ha aspettato, anche se l’ha fatta piangere molto. Lei risponde che l’ha aspettato perché anche lui piangeva quando la faceva piangere.
Nei giorni seguenti Mario cura la coreografia di un balletto per sé e per Raffaella, e lo chiama “Pietà”. Demi la trova interessante: decidono di rappresentarla per il prossimo spettacolo.
Mario si trova a chiedersi quando lui abbia imparato ad amare. Poi pensa che probabilmente l’ha imparato nella luce e nell’ombra del suo cammino verso Roma, dove sua madre vive.

Nel sito MANGAYOMI, gestito da Kuniko Tomita, potete trovare il testo originale, in inglese, della sinossi che avete appena letto, nonché altre immagini di quest’opera.
MANGAYOMI

Considerazioni
Tutte le strade, si sa, portano a Roma. Evidentemente anche in Giappone, appurato che il famoso proverbio ha il suo equivalente in giapponese. Ma quanto è lunga, la strada per Roma? E incontro a quali ostacoli ci conduce?
Perché Roma, si sa, non si costruisce in un giorno, e a volte non basta una vita: nel manga di Moto Hagio, più che una città reale, rappresenta il luogo della memoria, sia per la dolce Raffaella che, superati i suoi demoni personali, vede in Roma un posto in cui “il cielo è blu e la pioggia gentile”, sia per chi il proprio demone, sepolto nella coscienza addormentata, deve ancora conoscerlo, misurarlo, affrontarlo, prima di potersi immergere in una giornata di sole. Perché raramente Roma è stata tanto bella, così silenziosa e assolata, come nelle pagine di questo manga.
Roma e no michi non è il capolavoro della Hagio, nuoce certa didascalia narrativa, certa rigidità grafica che toglie calore all’opera. Ma è straordinario come la Hagio riesca, anche senza farci toccare il cielo con un dito, a lasciarcelo intravedere con momenti da nulla (“il rumore di un biscotto”). Ed è incredibile come anche attraverso una trama non troppo originale riesca a trasmettere autentica commozione per un’anima che ha trovato il suo posto nel mondo, e si appresta ora a procedere lungo un cammino interrotto da lungo tempo.
E infine, una riflessione… Roma e no michi non è un un manga incentrato sul balletto classico che la Hagio, grande fan del balletto, avrebbe potuto scrivere facilmente, bensì uno psicodramma, in cui la danza ha un ruolo fondamentale in quanto rivelatrice: la danza non è solo tecnica, corpo, ma “specchio spirituale” del protagonista, compiuta espressione dell’anima.

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