Recensione Manga – Tokyo Marble Chocolate di Fumiko Tanikawa

A cura di Demelza (review) ed Elianthos (anime)

Titolo: Tokyo Marble Chocolate – Hello, Good-bye, Hello
Autrice: TANIKAWA Fumiko
Categoria: Josei

:: Il manga in Giappone :: 
Casa editrice: Kodansha
Numero di volumi: 1-concluso
Data di pubblicazione: 13-02-2008
Rivista di serializzazione: Beth

:: L’OVA (Original Video Animation) ::
Titolo: Tokyo Marble Chocolate
Episodi: 2
Studio di animazione: Production I.G.
Regia: Naoyoshi Shiotani
Character designer: Tanikawa Fumiko
Data di uscita: 05-12-2007
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Tokyo Marble Chocolate è un OVA in due episodi, di 28 minuti ciascuno, che narra “a day in the life” di una giovane coppia di Tokyo: Chizuru -la ragazza- e Yuudai, i cui sentimenti sono sospesi tra l’evolversi in qualcosa di più duraturo e le insicurezze pregresse che preluderebbero a una separazione.
Cosa succederà? Lo scopriremo seguendo gli eventi di questa fatidica giornata, visti in un episodio attraverso gli occhi di lui, nell’altro dalla parte di lei. E con un piccolo aiuto imprevisto -e imprevedibile- da parte di una bizzarra, e adorabile, creatura (non dico altro. Vedere per credere).
I due protagonisti ci vengono presentati come giovani adulti, non si distinguono per bellezza o talento o personalità particolari, incarnando un tipo ‘medio’. Anche la loro relazione è inserita in un’aura di normalità, quotidiana, ordinaria. O, almeno, questa è l’aspettativa che si crea nei primi minuti dell’episodio dedicati alla storia dal punto di vista di lui: i preparativi per l’appuntamento, la trepidazione, il desiderio di fare un passo avanti confessando esplicitamente i propri sentimenti…
Ma ecco qui il primo indizio e fattore di disturbo: il buon Yuudai è gentile, premuroso… ma finora in amore gli è mancato quel quid – di fiducia, di coraggio, e anche di fortuna – perché la relazione di turno crescesse e durasse, portandolo nel tempo a una sorta di rassegnazione sulla propria capacità e merito nell’amare ed essere amato. Non è un macho, ha paura dei cani, non riesce a dire ‘ti amo’ a manetta, ed è piuttosto timido, soffre di vertigini… caratteristiche che hanno portato al fallimento delle storie precedenti.
‘Whenever I’m on the verge of love, I screw it up’. È uno dei pensieri di Chizuru nell’episodio a lei dedicato, ma è applicabile anche al nostro eroe e suo fidanzato.
Il modo in cui entrambi cercano di reagire a questa loro condizione – sia nelle decisioni a freddo rivelateci a inizio dei rispettivi episodi, sia nelle reazioni (a catena) che un imprevisto/Cupido/ deus ex-machina molto sui generis innesca – costituisce l’intelaiatura, il plot che la visione dei due episodi ci permette di ricostruire. Una serie di eventi che nell’arco di poche ore ci fa attraversare una vasta gamma di stati d’animo assieme ai protagonisti (e che proprio per questo evito di spoilerare in dettaglio. Ogni evento ha un riflesso e un significato che influenza direttamente i personaggi).
La caratterizzazione dei personaggi, la tecnica narrativa a incastro e alcuni accorgimenti di animazione – come l’effetto ‘lente ad occhio di pesce’ in un particolare momento della visione interiore di Chizuru – si combinano molto bene e comunicano lo straordinario nell’ordinario.
Una piccola storia in piccola scala su personaggi qualunque, che è un invito a… che cosa? A superare le proprie incertezze e le proprie paure? Ad accettarle senza farsene limitare e condizionare? A credere nell’amore – con meno ingenue idealizzazioni ma anche senza sfiducia che ‘non ha funzionato prima, non funzionerà nemmeno adesso’- ? A considerare come l’insieme di coincidenze, caso, errori e volontà – se si può davvero parlare di casualità a questo punto – possano plasmare la nostra vita e modificarla per sempre? Tutto questo e altro ancora, probabilmente, in base alla sensibilità e ai gusti dello spettatore.
Lo stile di disegno e la gamma cromatica sono delicati e teneri, molto piacevoli, mescolando alcuni tocchi retrò (l’effetto di schizzo/disegno/colorazione ad acquerello e matita di edifici e sfondi, la forma degli occhi da cartoon o fumetto occidentale – personalmente gli occhi mi hanno ricordato molto la serie francese su Tintin) con gradienti di sfumatura e dettagli che danno un tocco extra di realismo (le punte delle dita arrossate dal freddo, le unghie presenti e ben delineate, la condensa del respiro… ) Circa il ‘tono’ della storia: dolce, malinconico, con qualche tocco di umorismo (alcuni momenti in particolare sono molto ‘fantozziani’) e di fantasia, con un buon ritmo.
Romantico, ma senza particolari colate di melassa e nemmeno eccessi melodrammatici, per cui mi sento di consigliarlo a tutti. È breve ma delizioso, ha un arco narrativo compiuto, diverte, commuove un po’ e volendo fa riflettere. I due episodi sono complementari e non c’è un ordine preferenziale in cui vanno guardati. Mi sento però di consigliare per prima la visione della ‘boy part’, e solo dopo di passare alla ‘girl part’ (ovvero, in ordine inverso a quello in cui sono usciti), perché quest’ultima è più ‘spoilerosa’ e pervasa di lirismo, la trovo migliore come climax conclusivo.

:: L’autrice ::
Tanikawa Fumiko è nata l’8 maggio del 1967 nella Prefettura di Nagasaki. Debutta nel 1986 su “Ribon” e ha successivamente lavorato sulle pagine di “Cookie”, “Chorus” e sulla rivista seinen “OURs plus”. È sposata con il mangaka Aoki Toshinao e ha pubblicato sulla rivista “Kiss” il manga Ohitorisama Monogatari.

Storia
Il volume qui presente è stato pubblicato pochi mesi dopo l’OVA a cui è ispirato e ne rappresenta il prologo, svelando il passato dei protagonisti prima del loro incontro.
La storia si articola in due capitoli che possono essere visti come storie brevi indipendenti.
La prima, la Side C, ha per protagonista Chizuru, una ragazza che si trova a Tokyo con il suo migliore amico, Tomoji, per sostenere l’esame di ammissione all’università.
I due si conoscono fin dall’infanzia e formano una coppia ben affiatata e assortita, lei dolce e seria, lui estroverso e gioviale. Ormai da qualche hanno, Chizuru si è accorta che per quello che la riguarda l’amicizia si è trasformata in qualcosa di più profondo, ma fa di tutto per non mostrarlo a Tomoji, nel timore che la loro amicizia ne possa essere irreparabilmente rovinata. Il suo amore infatti pare non essere corrisposto da Tomoji, che non solo sembra non accorgersi dei suoi sentimenti ma è anche fidanzato con una ragazza molto carina di un anno più grande.
Chizuru desidera trascorrere la giornata con il ragazzo che ama segretamente, per godere di ogni attimo trascorso insieme e fingere almeno per poco che lui la ricambi. Le ore trascorrono via piacevolmente nella città di Tokyo, che per Chizuru rappresenta un posto speciale: è sulla torre infatti che si è accorta di quanto speciale fosse Tomoji per lei.
Proprio quando Chizuru coltiva dentro di sé la speranza che Tomoji possa ricambiare i suoi sentimenti, il ragazzo incontra Rika-chan, la sua fidanzata, e la delusione spinge Chizuru a confessare quello che teneva dentro al proprio cuore. Troppo tardi la ragazza si accorge delle parole che le sono sfuggite, ma sul viso di Tomoji non c’è sorpresa, solo un dolce sorriso a metà tra l’accettazione e il rammarico…

Il secondo capitolo che compone il volume si intitola Side Y e si focalizza sul personaggio di Yuudai, un ragazzo semplice che frequenta l’università e che ha ricevuto l’invito per un incontro tra ex-compagni di liceo.
Yuudai, pur essendo molto popolare tra le ragazze, non ha una fidanzata, e questo perché in passato è rimasto scottato.
Con un lungo flashback scopriamo che al liceo frequentava il club di kendo e aveva creato una stretta amicizia di lunga data con Hiro, una ragazza carina ed estroversa, e Tsuji, segretamente innamorato di Hiro. Anche Yuudai ha una cotta per Hiro, cosicché il loro rapporto si trasforma pian piano nel classico triangolo.
Hiro non vuole dichiararsi perché ha paura di rovinare la loro amicizia, ma questo non è l’unico motivo: in tutte le sue passate relazioni non è mai riuscito a dire a una ragazza “ti amo”. Vuoi per timidezza, vuoi perché considera quelle parole speciali e attende il momento giusto.
Quando Hiro lo interroga in proposito, finisce col chiedergli se ci sia qualcuna che gli piace al momento e Yuudai entra in crisi, perché vorrebbe confessarsi ma non vuole fare un torto a Tsuji, così perde la sua occasione.
Tsuji, infatti, gli chiede il permesso di poter confessare i propri sentimenti a Hiro, cosa che blocca qualsiasi opportunità di Yuudai di fare lo stesso, e i due amici finiscono, prevedibilmente, per formare una coppia.
Yuudai, spinto dalla propria insicurezza a credere che Tsuji e Hiro siano una coppia perfetta e che non sia giusto interferire, inizia a evitarli, finché non sarà la stessa Hiro ad affrontarlo, e, sotto pressione, il ragazzo le confessa di amarla. Il momento non potrebbe essere peggiore: Hiro scoppia in lacrime dicendogli che è troppo tardi e anche Tsuji ha assistito alla scena.
Il rapporto tra Tsuji e Hiro arena miseramente, così come l’amicizia con Yuudai.
Negli anni seguenti, Yuudai si pentirà spesso di essersi dichiarato e giura a se stesso di non dire mai più le parole “ti amo”, perché non è in grado di dirle al momento giusto.
Yuudai sa che probabilmente all’incontro con i compagni del liceo ci saranno anche Hiro e Tsuji ed è molto indeciso se partecipare o no. Una telefonata di Tsuji porta i due vecchi amici a vedersi faccia a faccia e scusarsi reciprocamente per gli errori commessi. Tsuji sa di non essere stato corretto nei confronti di Yuudai, di avergli impedito consapevolmente di avvicinarsi a Hiro.
Yuudai e Tsuji, accomunati dai sentimenti nei confronti di Hiro e dal rammarico per il passato, si perdonano a vicenda e si presentano insieme all’incontro con la ragazza che tanto ha rappresentato per loro…

Considerazioni
La parola che a mio avviso descrive questo volume meglio di ogni altra è “naturalezza”.
La ricerca della semplicità del quotidiano, la gioia di vivere ogni attimo intensamente, il dolore lieve che accompagna i protagonisti con le loro insicurezze e le loro paure.
Chizuru e Yuudai sono due persone assolutamente normali, non hanno niente di particolare o di diverso rispetto ad altri milioni di individui, e tuttavia sono delle persone speciali, perché ce ne viene descritta la loro unicità in quanto soggetti con un loro passato alle spalle, fatto di errori e vittorie, ma soprattutto fatto di scelte.
“Tokyo Marble Chocolate – Hello, Good-bye, Hello” parla, come fa intuire il sottotitolo, di incontri e addii, di quelle persone che sono importanti per la nostra vita e che certe volte dobbiamo lasciar andare per poter proseguire il nostro percorso, magari con la speranza di incontrare più avanti qualcuno di altrettanto speciale. Parla di strade che si intersecano e della paura di affrontare il futuro, di aprire il proprio cuore agli altri e rischiare di soffrire. È una storia che parla soprattutto di amore, ma in modo dolce-amaro, pur racchiudendo in sé un chiaro messaggio di speranza.
Il volume è strettamente collegato all’anime, ma può essere letto anche senza aver visto quest’ultimo, anche se la visione è naturalmente consigliata per completezza.
Le due storie che lo compongono sono separate e indipendenti, quasi si trattasse di due capitoli unici incentrati su un tema comune: la difficoltà di dire “ti amo” e cogliere il momento giusto per aprire il proprio cuore.
Non è sicuramente il primo manga o il primo anime che utilizzi il cambio di prospettiva tra i personaggi per descrivere una storia, ma lo scopo qui è esplicitamente dare un maggiore realismo e approfondimento psicologico ai due protagonisti, per carpire le diverse sfumature della percezione umana, e come le esperienze del passato, la personalità, possano influire su una stessa scelta o evento: due facce della stessa medaglia, yin e yang, con quella circolarità tanto cara alle filosofie orientali.
Chizuru e Yuudai hanno due percorsi di maturazione paralleli, sono entrambi insicuri, tendono a nascondere agli altri i loro veri sentimenti, vuoi per timidezza, vuoi per paura, e hanno perso fiducia nella propria capacità di amare ed essere ricambiati.
Sono due ragazzi proiettati verso la vita adulta, che non riescono a scrollarsi dalle spalle il peso del passato.
Questa gamma di pensieri e sentimenti è tratteggiata con maestria dall’autrice, che con pochi tocchi espressivi riesce a essere molto comunicativa.
Un josei che nella sua brevità mette in luce le potenzialità dell’autrice, ancora in gran parte sconosciuta qui in Italia, specializzata in opere brevi e delicate.
Il suo tratto pulito e leggero, quasi abbozzato a volte (come se temesse di calcare troppo la matita sul foglio), con la tendenza a stilizzare i personaggi, ricorda vagamente Umino Chika – autrice di Honey and Clover-, anche se le due autrici hanno una tecnica personale definita e inconfondibile.
Nonostante l’apparente semplicità, la Tanikawa cura molto i dettagli: le tavole sono ariose e luminose, l’equilibrio è sempre attentamente ricercato. Gli sfondi sono, nella maggior parte dei casi, ridotti al minimo, per far risaltare le espressioni dei personaggi (l’autrice preferisce soffermarsi spesso sui volti piuttosto che sulla figura intera), con un effetto molto delicato e in qualche modo elegante. Non c’è ricercatezza e ostentazione, solo il desiderio di far apparire il tutto il più armonico e naturale possibile, con una leggera vena comica.
È spesso evidente come l’autrice sia passata gradualmente dallo shoujo al josei, perché mantiene alcuni dei classici cliché da commedia romantica, “ripuliti” e ristudiati per cercare di esprimere uno spettro emotivo più complesso.
La città che fa da sfondo alla storia è solo abbozzata di tanto in tanto. Non è l’atmosfera metropolitana a interessare la Tanikawa, quanto le possibilità che la città offre, come quella di un nuovo inizio in un luogo in cui tante persone vivono e si incrociano.
È significativo il fatto che fulcro finale di entrambe le storie siano le due torri di Tokyo, come se abbracciare con lo sguardo l’intera città possa in qualche modo aiutare anche a guardare avanti nella propria vita, a un futuro che appena più in là, ma che dal basso non si poteva ancora intravedere.

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