Recensione Manga – Zangekikan di Ochazukenori

A cura di Livio

Titolo: Zangekikan
Autrice: Ochazukenori
Categoria: Shoujo

:: Il manga in Giappone :: 
Casa editrice: Seirindo visual co. Ltd
Numero di volumi: 10 -concluso
Anni di pubblicazione: 1988
Rivista di serializzazione: Gekkan Halloween

:: Il manga in Francia ::
Titolo: Le Manoir de l’Horreur
Casa editrice: Delcourt
Numero di volumi: 10-concluso
Anno di pubblicazione: 2004

:: L’autore ::
Ochazukenori è lo pseudonimo di un originale autore di manga horror, del quale conosciamo solo il nome d’arte e la caricatura che compare in apertura a molte sue opere, in cui è raffigurato come uno strano automa sprovvisto di calotta cranica. Nato il 12 aprile 1960 a Kawasaki, debutta nel mondo delle fanzine amatoriali sin da giovanissimo, per approdare ben presto al professionismo. I suoi primi lavori sono dei lolicon, mentre è proprio Zangekikan (Il Maniero degli Orrori) a rappresentare il suo esordio nel fumetto horror.
In occidente, viene pubblicato in Francia per la Akata Delcourt: nel catalogo di questa casa editrice, infatti, è possibile trovare anche un ulteriore volume di storie brevi, Réincarnation.

Storia
“Il Maniero degli Orrori” è una serie di racconti brevi raccolti in 10 volumetti.
I racconti della saga non sono tra loro collegati: nell’impossibilità di riassumere l’opera nella sua interezza, ci limiteremo a un’introduzione ai racconti presenti nel primo dei volumi che compongono la saga.
Sette sono i racconti che ci trascinano nel mondo di Zangekikan, ciascuno presentato dall’autore Ochazukenori stesso che, come un novello Virgilio, ci conduce per le stanze del suo maniero e ci presenta una a una le sue storie.

*Primo racconto*: Comunicazione
I coniugi Hayashi ricevono continue e insistenti telefonate da Kida, un compagno di liceo da sempre innamorato di Sanae, la protagonista della storia. Purtroppo, per quanto Sanae spieghi con pazienza al suo interlocutore che le sue telefonate non sono gradite, egli persiste in quella che sembra, a tutti gli effetti, una persecuzione, che non avrà fine se non con la morte di uno dei personaggi… o forse, è tutto un frutto della follia crescente di Sanae?!

*Secondo racconto*: Ragni
É il racconto di una gelosia morbosa e di una antica maledizione. Shizuka è sensibile alle attenzioni che suo fratello mostra sempre di piú per Miharu, la sua compagna di classe. Decide quindi di punire la sua amica eliminando il sigillo che blocca una maledizione che incombe sulla propria casa, e invitare quindi la sventurata Miharu nella speranza che la maledizione la colpisca e che si trasformi in un ragno. La notte arriva, e porta con sé la violenza della maledizione, che si ritorcerà però contro tutti gli abitanti della casa…

*Terzo racconto*: Megumi-chan
Al mare, Yuko fa la conoscenza di una strana donna, che la avvicina chiedendole se per caso abbia visto la sua bambina… Gli avvenimenti strani sono solo agli inizi: tornata a casa, inizia a vedere immersa nella vasca da bagno una bambina, il tutto mentre l’acqua inizia man mano ad allagare la casa e il corpo della bambina inizia lentamente a decomporsi…

*Quarto racconto*: Ascensore
Yoko e la sua famiglia hanno da poco cambiato casa, e iniziano a fare la conoscenza dei gentili dirimpettai, i quali si offrono di servire loro regolarmente i pasti principali e di occuparsi della loro salute. Presto, però, la piccola Yuko scoprirà il motivo dello strano sapore dell’acqua del palazzo, ma soprattutto che fine fanno man mano i suoi familiari e gli altri condomini…

*Quinto racconto*: Vicino a te
É possibile che la forza dell’amore possa sopravvivere anche dopo la morte? Sembrerebbe così, almeno per la piccola Nagasaki: suicidatasi per il dolore di non poter avere l’affascinante Yamamura, si accontenta di stare al suo fianco come spirito incorporeo. Ma cosa succede non appena scopre che il ragazzo frequenta abitualmente la bella Kumi?

*Sesto racconto*: Il conte Kevin
La fragile Yumi, la saggia Kaoru e l’impulsiva Haruko incappano in una violenta tempesta di neve, mentre sono in montagna. Quando vedono in lontananza profilarsi una casa, non credono ai loro occhi. Stanche e affaticate, entrano nella dimora, che scoprono essere deserta. Iniziano quindi a esplorare le stanze, finché uno spettacolo agghiacciante non si presenta ai loro occhi, e uno strano uomo le insegue supplicandole di non proseguire nella loro fuga, di non sollevare la vecchia pietra che sembra nascondere un passaggio segreto. Perché, in quel vecchio maniero, non tutto è ciò che sembra.

*Settimo racconto*: L’acqua maledetta
L’ultimo racconto, sviluppato in tre brevissimi capitoli, è legato a una antica maledizione associata al lago dove la piccola Emi, in compagnia della sorella, va in vacanza dalla nonna. Emi ha paura della maledizione, e quindi rifiuta di fare il bagno, a differenza della sorella, che, però, non sembra accusare alcunché. Solo che, non appena scende la sera, il suo corpo inizia a trasformarsi…

Considerazioni
Che cosa è, in realtà, questo Maniero degli Orrori? Quali sono i suoi punti di contatto con l’horror che abbiamo visto finora in Italia ed, eventualmente, quali sono le novità? Esiste un genere preciso nel quale è possibile iscriverlo?

Partendo dalla fine, la risposta è no.
Il maniero degli orrori è principalmente un compendio di sogni disturbati (anzi, direi incubi), il cui fine ultimo è proprio quello di toccare a livello epidermico e sensibile il lettore, offrendogli talvolta strani racconti dalle confuse dinamiche narrative, altre invece claustrofobici deliri di sangue e deformazioni corporee, o ancora dei trip allucinati fondati sulle leggende tradizionali, o anche sulle semplici paure basilari dell’uomo, che sono poi la base fondante del filone horror e dei suoi meccanismi.

Sostiene Stephen King, nel suo saggio “On Writing”, che la produzione horror nei secoli si è sempre fondata su un unico e immutato presupposto: la paura che l’uomo ha naturalmente della morte e del dolore. L’efficacia di questi racconti, a metà tra l’horror tradizionale e lo splatter puro, risiede proprio nell’abilità di Ochazukenori di non porre limiti morali e logici alle sue storie, e infarcendole quindi di situazioni ed elementi propri del genere, mai edulcorati e stemperati, prendendosi spesso la libertà di infrangere molti tabù come il cannibalismo o il suicidio.
La potenza delle storie, a tratti nauseanti e sempre disturbanti, si avvale di un ulteriore alleato: il disegno. Ciò che molti potrebbero bollare come una grafica brutta e approssimativa, si rivela invece non solo estremamente congeniale al tipo di narrativa, ma persino indispensabile alla corretta resa degli ambienti e delle atmosfere.

I personaggi, a volte, sono solo abbozzati, ma sempre lontani dai criteri convenzionali e dalla “maniera” (molto gradita agli appassionati italiani), comunicano tensione e pathos; restano sospesi in un limbo di inquietudine tangibile e straniante, e sono sempre immersi in architetture e ambientazioni ansiogene e terrificanti, siano esse scarne ed essenziali nella loro profusione di inchiostri neri, oppure dettagliati scenari domestici o naturali, nei quali si avverte costantemente la sensazione del “qualcosa in agguato”.

La scelta editoriale della casa editrice Delcourt si rivela azzardata ma vincente, proponendo ancora una volta una nuova e affascinante nuance del prolifico genere horror, che mostra questa volta il suo aspetto forse più canonico e tradizionale: la paura nuda e cruda, privata dell’approccio cerebrale di Junji Ito, o della coloritura morale di Kazuo Umezu. Ochazukenori fa paura veramente.

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