Recensione Manga – America di Keiko Ichiguchi

A cura di Paul_v (review) e Martina (info e grafica)

Titolo originale: America
Autrice: ICHIGUCHI Keiko
Categoria: Shoujo

:: Il manga in Giappone :: 
Casa editrice: Kodansha
Volumi: 1, concluso
Anno di pubblicazione: 1998
Collana: Amie KC
Rivista di serializzazione: Amie

:: Il manga in Italia :: 
Casa editrice: Star Comics
Numero di volumi: 1, concluso
Prima pubblicazione: Ottobre 1999
Collana: Storie di Kappa
Prezzo: 7.000 lire
Seconda edizione: Maggio 2014, KappaLab, 15 E

Storia
Anno 1988. Sei giovani amici, accomunati dal desiderio di andare negli Stati Uniti per realizzare i propri sogni, si ritrovano ogni sera al Jeremy’s Bar di Osaka, ad ascoltare musica americana.

Ognuno di loro ha un’aspirazione: Nae Togawa, protagonista e voce narrante del manga, è un’aspirante scrittrice e giornalista; Takako Shima, una sorta di sorella maggiore all’interno del gruppo, vorrebbe studiare recitazione; Koji Tazawa, un ragazzone appassionato di musica rock americana, vuole frequentare una scuola di cucina per diventare cuoco; Naoyuki Ogawa, un ragazzo sbarazzino di 17 anni, ha abbandonato il liceo per diventare un chitarrista professionista; infine Huey e Mariko.
Huey è un ragazzo nippo-americano dai capelli biondissimi che desidera tornare in America dalla madre, lasciando la casa paterna; Mariko, appena sedicenne, sembra avere come unico desiderio quello di seguire Huey in America.

La storia ha inizio con un lieto evento: Nae ha vinto un premio in un concorso per giovani scrittori. Per lei significa un passo in avanti nel diventare un’affermata giornalista, ma anche un modo per rendersi indipendente da un padre che vuole esclusivamente per la figlia una vita da studentessa modello, lamentando le sue frequenti uscite al Jeremy’s Bar.

Il passato di Nae nasconde una relazione con un uomo sposato, Tokuma Miki, al tempo suo professore e ora artista riconosciuto. I due continuano a frequentarsi e ciò crea il disappunto di Koji, che, come presto si saprà, nutre un interesse per Nae.

Una sera Koji e Nae escono dal Jeremy’s Bar e vengono coinvolti in una sparatoria, ma fortunatamente entrambi rimangono illesi. Chiamati a testimoniare, trovano in commissariato Huey e Mariko; Huey è infatti finito tra i sospettati. Il fatto provoca l’ira del padre di Nae, che, tra mille ceffoni, ribadisce il suo disprezzo per gli amici della figlia e la volontà di farle continuare gli studi all’università.

L’atmosfera si incupisce ulteriormente: Nae riceve al Jeremy’s Bar la telefonata di Mariko, in preda al pianto. Huey ha infatti scoperto che il padre gli nascondeva le lettere della madre dall’ America e ora sta sfogando la sua rabbia sull’uomo. Koji, con il suo intervento, riesce a calmare le acque, e alla fine il padre di Huey lascia al figlio il numero di telefono della madre. In una cabina, sotto la pioggia, Huey potrà finalmente sentire, dopo tanti anni, parole di amore materno.

Nel frattempo Tokuma Miki ha organizzato una sua mostra grazie allo sponsor del suocero; in un ennesimo incontro con Nae, l’uomo, senza mezzi termini, dice alla ragazza che, per evitare che il padre della moglie venga a conoscenza della sua relazione extra-coniugale, questo sarà il loro ultimo incontro.

Takako informa Naoyuki di un’audizione indetta da un suo conoscente per formare una band commerciale. Il ragazzo, pur valutando i limiti artistici della proposta, accetta, anche per l’evidente interesse che nutre nei confronti di Takako. Ma, giunto il giorno dell’audizione, l’ansia e il nervosismo non giocheranno a favore del povero Naoyuki, che rinuncerà a esibirsi, ritardando ulteriormente il suo ingresso nel mondo della musica.

Arriva il giorno della mostra di Tokuma Miki: Nae ha deciso di presenziarvi, ma dovrà ben presto pentirsene. Qui viene a contatto con un mondo freddo e a cui lo stesso Tokuma Miki appartiene.

Nel frattempo Takako ha saputo dell’esito fallimentare dell’audizione di Naoyuki e accusa il ragazzo di vigliaccheria. A questo punto Naoyuki confessa all’amica i suoi sentimenti, strappandole un bacio; Nae, nello stesso momento, trova conforto tra le braccia di Koji.

Intanto il legame fra Huey e Mariko si fa sempre più forte; il ragazzo nota nuovamente sul corpo di lei dei lividi, ma Mariko lo rassicura dicendo di essere semplicemente scivolata sulle scale di casa. I due si abbracciano e l’attenzione si focalizza sullo sguardo perso ed enigmatico della ragazza…

Considerazioni
America si può considerare forse tra le migliori opere di Keiko Ichiguchi, almeno tra quelle finora pubblicate in Italia. La sua maggiore lunghezza rispetto ad altre opere rende meno evidente quel senso di vaghezza che si riscontra nei ritmi narrativi dell’autrice.

La storia presenta un’architettura solida, presentandosi come un lungo flashback sulla giovinezza della protagonista Nae, che rievoca le speranze e le illusioni del suo passato e di quello dei suoi amici, fungendo da vera e propria voce narrante.

America, sin dalle prime battute, in cui appunto parla Nae, si presenta per quello che è: la storia di un gruppo di giovani adolescenti animati da sogni e speranze, desiderosi di abbandonare il paese natio, il Giappone, per raggiungere l’America, dove credono di poter dar vita concreta alle proprie aspirazioni.

Al di là di qualsiasi determinazione geografica, è evidente il ruolo simbolico che assumono i due paesi: l’uno è visto come luogo angusto che mortifica le iniziative giovanili, anche quando queste si presentano solo come dolci illusioni, che vuole costringere Nae alla vita sicura e conveniente della studentessa, dietro le solide ma soffocanti barriere familiari. L’altro, l’America, è una sorta di terra promessa, che aiuta i sei amici ad andare avanti, presentandosi, ogni volta che lo vogliono, attraverso la voce di cantanti a noi così noti, come i Rolling Stones e gli Aerosmith.

Come è evidente l’America che risuona alle orecchie dei giovani protagonisti è più ideale che reale: tutta la storia è il progressivo avvicinamento dei due mondi, “America” e “Giappone”, fino alla loro definitiva sovrapposizione.
Emblematica è la scena della mostra di Tokuma Miki: Nae, che vedeva nel mondo del suo professore e amante una America in cui le ragioni dell’arte potessero conservare la loro purezza, è esposta alla dura realtà di un mondo freddo, certo peggiore di quello familiare, in cui le ragioni della convenienza e dell’utile hanno la meglio. Tokuma Miki, artista affermato che ha viaggiato in America, da idolo si trasforma nell’uomo comune, in cui il talento sottostà alle leggi della convenzione sociale, e un pezzo importante della “America” di Nae si frantuma.

Sebbene il ruolo di protagonista spetti indiscutibilmente a Nae, ognuno dei sei personaggi presenta una caratterizzazione incisiva; sono forse, questi di America, i migliori personaggi creati dalla mano della Ichiguchi, per la loro dolcezza, per la spontaneità con cui esprimono le proprie speranze e debolezze.
Attraverso di essi, la Ichiguchi è riuscita, con realismo privo di eccessi, a esprimere il sogno liberatorio dell’evasione da una realtà violenta e cupa, che pure ha il compito fondamentale di ridimensionare le facili illusioni adolescenziali.

La realtà è fatta sostanzialmente di solitudine: ancora una volta, illuminanti sono le parole di Nae, che una sera al Jeremy’s Bar, per la prima volta, percepisce la solitudine dentro e intorno a sé, nonostante sia riunita con i suoi amici. La solitudine trova la sua migliore espressione nel personaggio di Mariko: la “tonta” del gruppo (come lei stessa si definisce), l’incomprensibile (come la definisce Koji), una ragazza capace di sguardi dolcissimi e infantili e, allo stesso tempo, enigmatici e persi. Il suo segreto è un incubo ben peggiore di quello dell’ambiente familiare punitivo di Nae o di quello malavitoso di Huey; un incubo per sconfiggere il quale Mariko matura dentro di sé l’immagine di una America fatta della sola ma rassicurante presenza fisica di Huey. Ma paradossalmente è il suo sogno, così semplice e puro, a non trovare nessuna realizzazione, per la colpa di aver reagito alla ferocia del suo mondo con altrettanta violenza.

Al senso di precarietà che pervade il manga, alla delicatezza delle aspirazioni dei protagonisti corrisponde uno stile di disegno altrettanto delicato, non ricercatissimo né al pieno delle sue potenzialità, ma funzionale alla resa emotiva dei personaggi.

Per quanto riguarda la resa propriamente narrativa della storia si può fare una piccola critica alla parte “culminante” del manga, quella della tragedia di Mariko e Huey: forse troppo sbrigativa, o meglio priva in quelle pagine di una adeguata resa emotiva dei personaggi.

La parte migliore del manga è, a mio parere, quella dei primi due capitoli, che culminano nell’esplosione sentimentale dei sei giovani: in questa parte meglio è espressa la dolcezza sognante dei personaggi, l’unica arma che possiedono contro la carica violenta del “Giappone”. Vero protagonista di queste pagine è poi il Jeremy’s Bar, una sorta di paese di frontiera tra “Giappone” e “America”, in cui i sogni dei nostri sei amici si presentano in tutta la loro bellezza proprio perché rimangono tali.

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