Recensione Manga – Yubikiri – La promessa di Hinako Ashihara

A cura di Giorgia-bi (review) ed Emy (grafica)

Titolo originale: Yubikiri
Autrice: ASHIHARA Hinako
Categoria: Shoujo

:: Il manga in Giappone :: 
Casa editrice: Shougakukan
Numero di volumi: 1 -concluso
Anno di pubblicazione: 2002
Rivista di pubblicazione: Betsucomi

:: Il manga in Italia ::
Titolo: Yubikiri – La promessa
Casa editrice: Panini Comics, collana Mille emozioni
Numero di volumi: 1 -concluso
Data pubblicazione: settembre 2010
Distribuzione: libreria e fumetteria
Collana Mille emozioni; 4.30 euro.

Storia
La promessa è il titolo del primo dei tre racconti autoconclusivi presenti in questo volume. Di episodio in episodio assistiamo alle disavventure di giovani protagoniste più o meno tormentate, che riescono a dare una svolta alla propria situazione di dolore o di stallo grazie all’intervento di una figura maschile. Nel primo racconto assistiamo all’incontro tra la solitaria Asako e l’espansivo Hongo; in un primo momento sembra che lui, radioso e spontaneo, debba soccorrere la sua nuova e tetra amica dai propri pensieri suicidi. Ben presto però anche il passato di Hongo si rivelerà con il suo carico di dolore, e forse servirà più di uno yubikiri (la stretta di mignolo con cui i giapponesi sigillano una promessa) per far sì che ciascuno dei due trovi nuovamente un senso alla vita.

Nel secondo episodio, “La figlia del cuculo”, ci imbattiamo nella scalcinata Ibuki e nel suo amico di sempre Nao. Ibuki è una bella ragazza di 17 anni che tende a innamorarsi spesso, e sempre della persona sbagliata. Per questo motivo è detestata da tutte le coetanee e ha un solo amico maschio, il buon Nao. I due si conoscono fin da piccoli, e lui conosce molto bene la radice dei problemi di Ibuki: una matrigna che l’ha accolta in famiglia nonostante fosse figlia di un’amante del marito, ma che le ha sempre fatto pesare il proprio sacrificio. Quando infine Ibuki arriva a intraprendere una storia con un uomo sposato, Nao decide di farsi forza e di combattere per la felicità della sfortunata amica.

I “Sessanta giorni” dell’ultimo episodio, infine, sono quelli che mancano a Madoka Uno per trasferirsi con la famiglia in una nuova città. Nonostante sia iscritta al liceo da un anno e mezzo, Uno non ha mai interagito con nessuno e non si è fatta un solo amico, preferendo rimanere con il naso ben piantato sui suoi amati libri. L’idea di lasciare tutto e tutti le è pertanto assolutamente indifferente, finché un acuto professore non decide di costringerla a far parte del comitato esecutivo per l’organizzazione del Festival scolastico. Da quel momento in poi sarà come se una minuscola falla si aprisse nella diga che Uno aveva sempre interposto tra sé e gli altri; e incontro dopo incontro, goccia dopo goccia, questa breccia si allargherà sempre più, facendole scoprire – soprattutto grazie al simpatico Maeda e alla sua dolce sorellina – le gioie dell’amicizia e dell’amore.

Considerazioni
Proporre al pubblico un titolo di quasi dieci anni prima è un’operazione delicata e rischiosa.
Prima di farlo bisognerebbe chiedersi se i temi trattati in quell’opera siano ancora attuali: e su questo punto, con la Ashihara, si può andare sul sicuro. Struggimenti d’amore, introspezione, e un’indiscutibile capacità di esprimere dolcezza e allo stesso tempo amarezza: a livello di contenuti, le opere di questa autrice sono fuori dal tempo.
La seconda domanda che l’editore dovrebbe porsi, invece, è se il titolo in questione possa competere con le opere dello stesso autore che, nel frattempo, il pubblico ha potuto leggere e apprezzare. E su questo punto, a un esame attento, la scelta di proporre Yubikiri al pubblico del 2010 avrebbe dovuto vacillare. Le storie contenute in questo volume non sono né grezze né approssimative, ma non sono all’altezza dei livelli delle ultime produzioni della Ashihara.
Se proviamo a mettere a confronto questi racconti brevi con quelli contenuti nel più recente La luna e il lago, ci accorgeremo di come quella di Yubikiri sia una narrazione acerba.
I temi trattati sono già quelli che si riveleranno essere cari all’autrice: gli incontri fortuiti, le fasi della vita che si aprono e chiudono in modo agrodolce, l’elaborazione del lutto, le difficoltà delle famiglie moderne. La Ashihara pecca tuttavia di inesperienza buttando troppa carne al fuoco nel tentativo di toccare le corde del lettore: ci sono giovani suicidi che lasciano famiglie devastate, altri giovani ossessionati da pulsioni di morte, adulti irresponsabili e crudeli, solitudini devastanti e ricerche spasmodiche di una qualsiasi compagnia, per sbagliata che sia. Il ritmo non manca, ma l’esagerazione è sempre dietro l’angolo.
Con il passare degli anni questa brava autrice ha invece imparato a mirare all’essenziale, costruendo sensazioni e introspezioni intorno a nuclei narrativi più snelli e genuini. Naturalmente anche il tratto presente in questo volume è meno maturo rispetto a quello dei lavori più recenti, più spigoloso e meno espressivo (nel primo episodio è presente una delle peggiori immagini di bacio di sempre).
In conclusione, Yubikiri non è un titolo da evitare in toto; i primi due racconti sono effettivamente piuttosto inclini al melò, ma non sono totalmente scontati, e Sessanta giorni è nel complesso un miniracconto piacevole e ben calibrato. Tuttavia non si tratta di un acquisto caldamente consigliabile, in quanto agli estimatori della Ashihara apparirà un prodotto inferiore alle ultime uscite, mentre ai neofiti potrebbe fornire un’idea sbagliata sullo stile di un’autrice che ha ben altre sorprese da riservare.

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