Recensione Manga – Il canto delle stelle (Hoshi wa Utau) di Natsuki Takaya


A cura di Giorgia-bi (review) ed Emy (grafica)

Titolo originale: Hoshi wa Utau
Autrice: TAKAYA Natsuki
Categoria: Shoujo

:: Il manga in Giappone :: 
Casa editrice: Hakusensha
Numero di volumi: 11 -concluso
Anni di pubblicazione: 2007-2011
Rivista di pubblicazione: Hana to Yume

:: Il manga in Italia ::
Titolo: Il canto delle stelle
Casa editrice: Panini Comics
Numero di volumi: 11 -concluso
Inizio pubblicazione: Ottobre 2009
Distribuzione: fumetteria
Formato: 11×17, B., 192 pp., b/n
Prezzo: euro 4,30; dal 7° volume: euro 5,50.

Storia
In una piccola città sul mare, dove la notte le stelle brillano luminose, vive una ragazza di nome Sakuya. Su di lei circolano delle strane voci: sembra che sia stata abbandonata dai genitori, e che viva con un parente alla lontana che la costringe a lavorare per vivere alle sue spalle.
Le giornate di Sakuya sono effettivamente faticose, tra la scuola e il lavoro part-time presso il negozio della famiglia Murakami; ciò che la gente non immagina è che lei, ora, sia davvero felice. In passato Sakuya ha trascorso dei brutti momenti, durante i quali ha imparato ad amare le stelle e la loro luce rassicurante, da cui si faceva cullare come un canto quando si sentiva triste e sola. Circa un anno prima, però, nella sua vita è entrato Kanade, il ‘parente alla lontana’ di cui tutti in città sparlano. Kanade è per Sakuya un fratello, un padre, la sua intera famiglia: è l’uomo che le ha salvato la vita, e visto che ora è lui a passare un momento difficile, alla nostra protagonista non pesa il fatto di restituire il favore.
Inoltre, con i risparmi del proprio lavoro, Sakuya vuole fare un acquisto speciale che a suo dire rivoluzionerà la vita del club scolastico da lei fondato, il Clamaste (Club amanti delle stelle). Il Club in effetti non gode di grande seguito, ed è composto solo da altri due membri oltre a Sakuya: Honjo Hijiri, la sua bellissima, elegante e ricca migliore amica, e Yuri Murakami, fratello del datore di lavoro di Sakuya, nonchè suo ‘segreto’ spasimante.
Le giornate di Sakuya scorrono serene tra studio, lavoro e club, fino al giorno del suo diciottesimo compleanno.
Quella sera, tornando a casa, Sakuya scopre con sorpresa di avere un ospite, un bel ragazzo moro che dice di chiamarsi Chihiro. Non avendolo mai visto prima, la ragazza si convince che Kanade debba finalmente aver trovato un amico, ed è ben felice di festeggiare assieme a entrambi. Inoltre Chihiro si è presentato con un dono importante, un bellissimo abito rosa per lei. Commossa dalla premura e dai sorrisi di Chihiro, al momento dei saluti Sakuya lo insegue lungo la strada, per poter scambiare ancora qualche parola con lui. Il ragazzo inizia così a rivolgerle dei complimenti, per il suo coraggio e la sua forza, come se l’avesse conosciuta e osservata negli ultimi anni. Felice ma imbarazzata, Sakuya riesce solamente a strappargli la promessa di rivedersi presto.
La mattina dopo, tuttavia, basta un veloce scambio di battute per capire che Chihiro… è un imbroglione! Kanade l’aveva fatto entrare perché il ragazzo gli aveva fatto credere di essere il fidanzato di Sakuya! Chi è allora Chihiro? Un bugiardo? Un maniaco? Un uomo delle stelle?
Più che sentirsi presa in giro, Sakuya si dispera al pensiero di non sapere nulla sullo sconosciuto, e inizia a cercarlo a casaccio.
Un giorno finalmente riesce a imbattersi in lui, ma questo incontro le confonde ancora di più le idee: inizialmente affabile e gentile, Chihiro cambia velocemente faccia e afferma di non essere una persona speciale, di non essere interessato a lei, anzi di odiarla.
Triste e sconsolata, Sakuya si sforza di dimenticare quel ragazzo misterioso, ma il destino sta per giocarle un brutto scherzo: passa qualche giorno, e Chihiro viene presentato nella sua classe come nuovo studente appena trasferitosi da Tokyo! Per Sakuya sono in arrivo giornate davvero dure…

Considerazioni
ASEMANTICO: si dice di frase che, pur essendo grammaticalmente corretta, non ha alcun significato e non è interpretabile dal punto di vista semantico [Es: “Idee verdi senza colore dormono furiosamente” (Chomsky)].

La definizione di ‘asemantico’ può aiutare a descrivere per sommi capi il limite principale di questo shoujo. Fin dal primo volume si ha la netta sensazione che la Takaya abbia giocato al ribasso, che anziché dare prova di una maturazione registica abbia messo insieme un’accozzaglia di banalità strappalacrime e di giri di parole buoni a incantare un pubblico giovanissimo, a cui propinare una storia fatta di niente.
Via libera dunque a flussi di coscienza tanto melodiosi quanto vacui: “Le stelle brillano perché stanno cantando. Cantano per me… Ora so che in realtà brillano per effetto dell’atmosfera, ma la loro presenza continua ugualmente a sostenermi”.
A parlare così è Sakuya, una ragazza sfortunata che sa gioire degli sputi che la vita le riserva (tipo l’amica milionaria che per il compleanno le regala una sveglia), e che ama guardare le stelle per non sentirsi sola. Un bel giorno nella sua vita appare Chihiro, un ragazzo bellissimo, comprensivo e onnisciente, e Sakuya si innamora subito di lui. Però lui è misterioso e tenebroso, e più ci si parla meno ci si capisce. Forse perché tutte queste parole, tutti questi bei primi piani angosciati alla ‘Furuba-ultimi atti’, tutte queste stelle che brillano e cantano e fanno tutto fuorché emettere neutrini, servono a nascondere sotto il tappeto la mancanza di una trama degna di questo nome.
Alla fine della lettura del secondo volume, questo dato di fatto emerge senza possibilità d’appello.
‘Il canto delle stelle’ inizia con l’incontro tra un uomo da sogno e la protagonista. Lui sa tutto di lei, e la stima tantissimo. Però il giorno dopo no, non ha nessun interesse per lei, anzi tutto sommato la odia. Ma ecco che guarda caso finisce nella sua stessa classe! E anche se lei non gli ha fatto niente, se si esclude il fatto di continuare a sbavargli dietro senza dignità alcuna, lui proprio la detesta, la evita, la schifa, anzi quasi quasi… si iscrive al suo sparutissimo club scolastico.
E avanti così, per capitoli e capitoli, in un susseguirsi di scenari nonsense e di dialoghi che ben presto abbandonano i binari della logica per spaziare liberi nei campi spensierati dell’emo-zione.
“Ti amo” – “E io ti odio” – “Aiuto sono in difficoltà!” – “Piccola ti aiuto io… Guarderemo le stelle assieme… ah no aspetta… noi due, amici mai”.
In termini di coerenza narrativa, gli eventi del primo volume dovrebbero portare la protagonista a lambiccarsi sull’interrogativo più ovvio: chi è Chihiro? È l’omino delle stelle? O l’omino della sabbia? È un guardone che aveva bisogno di scroccare una cena? Non è dato saperlo per ora, visto che la questione viene archiviata in virtù delle deliziose scenette di vita scolastica. Di tanto in tanto ci si fa un richiamo, buttato lì a casaccio; per capirci, Honjo interroga Chihiro sui suoi strani atteggiamenti, e lui le risponde “Sono un semplice studente come tutti. Di certo non so volare” (“Idee verdi senza colore dormono furiosamente”).
Nei capitoli successivi entrano in scena le famiglie dei due protagonisti, con il loro carico di negatività e tristezza assicurate; e se arrivati a quel punto non vi sentirete ancora presi in giro da un’autrice che – a volerlo – potrebbe dare molto di più, può anche darsi che ‘Il canto delle stelle’ vi lasci soddisfatti. Ma se avete già letto altre opere della Takaya (o se, più genericamente, avete già letto un qualsiasi fumetto di un certo spessore), rimarrete senza ombra di dubbio delusi dal confronto.

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