Recensione Manga – La Forma delle Nuvole (Chou chou kumo) di Hinako Ashihara

A cura di §Dave§ (testi) e Ananke (grafica)

Titolo originale: Chou chou kumo
Autrice: ASHIHARA Hinako
Categoria: Shoujo

:: Il manga in Giappone :: 
Casa editrice: Shougakukan
Numero volumi: 1, concluso
Anno di pubblicazione: 2002/2003 su rivista, raccolta in monografico nel 2006
Rivista di pubblicazione: Betsucomi e Deluxe Betsucomi

:: Il manga in Italia ::
Titolo: La forma delle nuvole
Casa editrice: Panini Comics
Numero volumi: 1, concluso
Anno di pubblicazione: Novembre 2007
Distribuzione: edicola e fumetteria
Prezzo: € 4,30.

Storia

Nota: il riassunto della trama, che si trova sul retro del volume, non è corretto. Le tre storie che compongono la “trilogia delle medie”, hanno protagoniste diverse e sono assolutamente indipendenti l’una dall’altra. I seguenti riassunti sono privi dei finali delle singole storie

La forma delle nuvole

Kiyo, Kanta e Goma vivono su una piccola isola e sono amici per la pelle. Kiyo è innamorata di Kanta ed è, a sua volta, amata (nemmeno troppo segretamente) da Goma. Il delicato equilibrio di questo triangolo viene sconvolto quando arriva sull’isola la bella Ritsuka, ragazzina timida e dolce. Kanta non è molto entusiasta di questo nuovo arrivo, ma Kiyo riesce a stringere amicizia con Ritsuka che poco a poco si inserisce nel gruppo.
Dopo non molto tempo, però, Kiyo si rende conto della sempre più profonda simpatia che lega Kanta e Ritsuka e ne diventa gelosa. Una sera, alla festa del paese, Kanta vince un anello e lo regala a Kiyo che inizia a custodirlo come un tesoro. Una tempesta (sia reale che metaforica) si abbatte sulla vita del gruppo di amici: Ritsuka fa cadere maldestramente – o forse intenzionalmente – l’anello di Kiyo in mare che, furiosa, le urla di ritrovarlo o non sarà più sua amica.
Passano alcune ore e, mentre Ritsuka è ancora in mare, Kiyo viene a sapere di un terribile tifone che si è abbattuto sull’isola. La ragazza vorrebbe andare ad avvertire l’amica ma, accecata dalla gelosia, si augura in cuor suo che Ritsuka venga travolta dalle onde. Questo, purtroppo, avviene davvero e la ragazza viene salvata per miracolo, anche se resta in stato comatoso per alcuni giorni.
Una volta guarita, Ritsuka si trasferisce lasciando Kiyo preda di uno straziante senso di colpa e il suo fugace ritorno, anni dopo, permette di chiarire i sentimenti rimasti in sospeso troppo a lungo.

Primo anno delle medie: “Quasi amore”

Kana frequenta il primo anno delle medie ed è una ragazzina vivace ed estroversa. È innamorata di Fujimoto, di cui conserva gelosamente una mina della matita. Il ragazzo viene a conoscenza dei sentimenti che Kana prova per lui e le chiede di diventare la sua ragazza. Kana è al settimo cielo e i due iniziano a frequentarsi, anche se scoprono ben presto di aver troppo idealizzato la loro storia d’amore.

Secondo anno delle medie: “Odio gli uomini!”

Mitsuki Abe odia gli uomini e li considera nemici. Una mattina, sull’autobus, nell’intento di fermare un maniaco che la sta molestando, accusa – ingiustamente – un suo compagno di classe: Tori. Il povero ragazzo, per discolparsi, promette a Mitsuki di catturare il vero maniaco. Il rapporto tra i due inizia in maniera non proprio idilliaca, ma successivamente riescono a instaurare un bella amicizia.
Passa il tempo e Tori, che è ormai innamorato di Mitsuki, la bacia goffamente. I due sono visti da alcuni compagni di classe che, come spesso succede, iniziano a spettegolare in modo un po’ pesante. Mitsuki non accetta di essere considerata una “poco di buono” e dà un pugno a Tori quando il ragazzo, ingenuamente, le confessa di essere attratto sessualmente da lei.

Terzo anno delle medie: “I ciliegi sfioriscono”

Il professor Kanno (22 anni) ha appena iniziato a insegnare alle medie. Tra i suoi alunni, quella che cattura maggiormente la sua attenzione è Nae Yamase, studentessa modello, che però non sembra averlo preso in simpatia. Desideroso di conoscere i motivi di tanto odio, Kanno scopre che Nae era un tempo innamorata di lui, ma ha iniziato a odiarlo quando ha scoperto che il suo idolo aveva abbandonato il basket. Kanno racconta a Nae di essere stato costretto ad abbandonare il basket per un infortunio al ginocchio, riconquistando così la stima e la fiducia della ragazza. Anche Nae ha un segreto e si confida con Kanno: suo padre è un tipo violento che alza le mani sulla moglie e sulla figlia. Kanno è sconvolto e, con molta fatica, riesce a convincere la madre di Nae a divorziare. Dopo alcuni giorni, però, all’ennesima assenza di Nae va a controllare la situazione e scopre che il padre della ragazza non solo non ha lasciato la casa, ma ha di nuovo alzato le mani su di lei. Kanno, accecato dalla rabbia, inizia a picchiarlo e per questo suo gesto viene cacciato dalla scuola.

Considerazioni
Le quattro storie che compongono questo grazioso volume unico sono state scritte e disegnate poco prima della pubblicazione su rivista de La clessidra, l’opera più famosa di Hinako Ashihara. In effetti, leggendo La forma delle nuvole, si ha l’impressione di sfogliare un canovaccio in cui sono presenti molti elementi cari all’autrice, ripresi poi nella sua opera più celebre. Amore, amicizia, delusione, nostalgia per il passato e speranza per il futuro, sono i veri protagonisti di questo volume e rappresentano il sottile filo rosso che lega le storie che lo compongono. L’impressione generale che ho avuto dalla lettura è stata decisamente buona, pur con le dovute e ovvie differenze (e preferenze) attribuite a una storia piuttosto che a un’altra. Ma andiamo con ordine.

Il primo racconto, che dà il titolo alla raccolta (titolo peraltro molto bello ed evocativo), è senz’altro il più riuscito. Non che sia particolarmente originale nei contenuti e nella narrazione, ma è di certo il più completo. È il racconto dove meglio si amalgamano sentimenti e personaggi, tempo e paesaggi, sogni e delusioni, passato e futuro. Kiyo, la protagonista, non è una ragazza perfetta (al contrario di molte eroine di shoujo manga), anzi: a ben vedere è capricciosa e meschina. Non solo. La sensazione che si avverte osservandola mentre si strugge d’amore per Kanta, suo amico d’infanzia, è piuttosto sgradevole. Kiyo non è, a mio parere, innamorata di Kanta. È innamorata dell’idea di sicurezza e protezione che il ragazzo le infonde. Nonostante questi difetti, o forse proprio grazie a questi, Kiyo appare estremamente umana e il “volo” metaforico finale assume un significato ancor più importante e sorprendente, perché tutti possiamo e dobbiamo imparare dai nostri errori. L’isola, quasi del tutto disabitata, è il perfetto background dove si muovono i protagonisti. Rappresenta una sorta di gabbia dorata dove il tempo non scorre e dove non si può essere travolti da alcun cambiamento. Tuttavia non si può vivere per sempre immobili, ed è l’umano istinto al rinnovamento e al cambiamento, ben descritto dalla Ashihara, che spinge i protagonisti a volare via. Kiyo e i suoi amici riescono a fare pace con se stessi, con i propri errori e il proprio passato e riescono ad aprire la gabbia tenuta chiusa troppo a lungo.
Il secondo racconto (Primo anno delle medie: “Quasi amore”) è allegro e frizzante, ma non particolarmente ricco di spunti di riflessione. Il suo punto di forza è la leggerezza con cui l’autrice racconta di come le giovanissime adolescenti tendono a idealizzare il primo amore. La protagonista, Kana, è tratteggiata con ironia e un pizzico di follia che la rendono assolutamente irresistibile e Fujimoto, il protagonista maschile, rappresenta un gradito cambiamento rispetto al solito stereotipo di ragazzo maturo, romantico e sempre perfetto. La sua immaturità e mancanza di tatto sono caratteristiche credibili per la sua giovane età e, proprio per questo, estremamente tenere. Rivedere se stessi o gli altri in due protagonisti così folli, permette al lettore di immedesimarsi e di percepire nostalgia per i piccoli e grandi problemi dell’adolescenza.
Il terzo racconto (Secondo anno delle medie: “Odio gli uomini!”) è quello, a mio avviso, meno riuscito. Sono particolarmente sensibile (com’è giusto che sia) a temi quali le molestie sessuali – soprattutto se coinvolgono i minorenni – e trovo estremamente fastidiose tutte le storie (brevi o lunghe che siano) che ne banalizzano le problematiche. Le prime pagine ci mostrano Mitsuki, la protagonista, e la sua comprensibile avversione verso quei maniaci che tentano (o che riescono, purtroppo) a molestare le ragazze, soprattutto le più giovani. Mitsuki reagisce con forza alle continue molestie ed è riuscita sempre a cavarsela nel modo migliore. Nonostante queste buone premesse, si cade ben presto nella banalità più assoluta. Tanto per cominciare, è veramente avvilente dover leggere per l’ennesima volta di una ragazza che deve essere salvata dal principe azzurro di turno (nonostante sappia cavarsela benissimo da sola). Come se non bastasse, alcune delle affermazioni di Mitsuki sono veramente stupide, tanto da far dubitare dell’effettiva drammaticità del suo problema. Ne è un chiaro esempio il momento in cui confessa di odiare gli uomini perché pensano solo al sesso. Come se le molestie e i sani (e normali) istinti sessuali fossero, anche solo lontanamente, paragonabili. Peraltro non si capisce come sia possibile che tutti i maniaci della città siano attratti da Mitsuki. Esigenze di trama, probabilmente. Il finale è un altro punto debole della storia. Oltre a essere estremamente semplicistico e irritante, non risolve assolutamente nessuno dei problemi interiori di Mitsuki, né lascia presagire un “percorso” che le permetta di superare i suoi traumi (se di traumi si può parlare). Racconto a mio avviso incompleto e “buttato via”, con idee buone ma sviluppate male.
L’ultimo racconto (Terzo anno delle medie: “I ciliegi sfioriscono”) chiude in bellezza l’intero volume, in perfetta armonia con i toni nostalgici del primo racconto e quelli frizzanti e leggeri del secondo. I toni sono spesso cupi, ma proprio per questo i momenti di gioia appaiono ancor più brillanti. Le difficili problematiche familiari vissute da Nae sono, a differenza della storia precedente, credibili, ben descritte e senza patetismi. Altro aspetto positivo del racconto è la descrizione che l’autrice fa dell’amore che lega Nae e il suo giovane professore Kanno, lontano da qualsiasi tipo di morbosità e, al tempo stesso, puro e tenero.
I disegni sono piuttosto graziosi ed espressivi, ma talvolta spigolosi e non molto accurati (alcune “deformità” anatomiche sono spesso evidenti).
In definitiva, mi sento di consigliare questo volume ai fan della Ashihara, ma anche a chi è desideroso di leggere storie d’amore e amicizia non particolarmente complesse, leggere e ben raccontate.

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