Recensione Manga – Gate di Hirotaka Kisaragi

A cura di Giorgia-bi (review) ed Emy (grafica)

Titolo originale: Gate
Autrice: KISARAGI Hirotaka
Categoria: Shoujo

:: Il manga in Giappone :: 
Casa editrice: Biblos (vol. 1-3), Libre Shuppan (dal vol. 4)
Numero di volumi: 4 -concluso
Anno di pubblicazione: dal 2001
Rivista di serializzazione: Magazine Zero (vol. 1-3), Kurofune Zero (vol. 4)

:: Il manga in Italia ::
Casa editrice: Ronin Manga
Numero di volumi: 3 -interrotto
Pubblicato a partire da: Gennaio 2011
Distribuzione: fumetteria
Prezzo: 6,90 euro.

:: L’autrice ::
Nasce il 21 aprile di un anno imprecisato nella prefettura di Aichi, e debutta nel 1997 con la Biblos, casa editrice che ha ospitato un buon numero di serie fantasy e sci-fi (spesso a tematica BL) prima di chiudere per bancarotta nel 2006. Soprannaturale e sentimento, evocazioni di spiriti e commedie BL: le produzioni di Kisaragi si dividono tra questi due poli, alternando titoli dalla forte impronta fantastica come Angeli e demoni a storie di passioni proibite e di vita quotidiana (più o meno) probabile, come nel caso di Brother x brother. Dal 2005 pubblica regolarmente sulle pagine di Kadokawa Shoten, ma si è concesso una lunga incursione in area doujinshi con cinque omaggi allo spokon Prince of tennis. I suoi bishounen sono tra i più apprezzati dal pubblico dei lettori di BL, e le sue illustrazioni fantasy sono molto apprezzate e condivise dal popolo della Rete.

Storia
Akira è un liceale giapponese come tanti altri, forse un po’ troppo disponibile con il prossimo ma con un’esistenza assolutamente ‘nella media’. Insieme ai suoi amici di sempre Shigeru, Kazuya e Riki alterna scuola e divertimento senza preoccuparsi eccessivamente del futuro, almeno fino al giorno in cui lui e i suoi compagni vengono colpiti da un fulmine durante una passeggiata per le vie del centro. I ragazzi si risvegliano in ospedale sorprendentemente illesi, se si fa eccezione per una piccola bruciatura a testa. Ben presto i quattro amici scoprono che le rispettive ferite rappresentano un marchio destinato a sconvolgere le loro vite pacifiche: il fulmine che li ha colpiti era infatti collegato alla rottura di un Gate, di un portale interdimensionale custodito da quattro Bestie Sacre. Grazie all’incontro con una misteriosa ragazza di nome Shuri, Akira e i suoi amici scopriranno con stupore che le quattro entità soprannaturali albergano ora dentro ciascuno di loro… e se non riusciranno a entrare in sintonia con la propria e a richiudere il portale, sono destinati tutti a soccombere. Mentre attorno a loro si moltiplicano eventi misteriosi e violenti, i quattro protagonisti dovranno ingaggiare una lotta contro il tempo e contro le proprie insicurezze per salvare il mondo.

Considerazioni
Quattro liceali che acquisiscono tutt’a un tratto poteri sovraumani, dal cui controllo dipendono le sorti dell’universo: a cavallo tra la classica trama da RPG e il plot di uno shounen fantasy, “Gate” si presenta come una serie supernatural con pochi spunti originali in cui è tuttavia possibile individuare i tratti distintivi dell’autore, quell’Hirotaka Kisaragi che di lì a qualche anno si ritaglierà un angolo di tutto rispetto nel panorama shounen-ai.
In questo caso non siamo di fronte a un titolo BL, possiamo tutt’al più individuare dei legami più forti tra alcuni protagonisti (come nel caso del dolce Akira e del rude Riki) che emergono appena, tanto da poter essere beatamente trascurati dai detrattori del genere. Pur trattandosi di una delle prime opere di Kisaragi è già possibile apprezzarne il tratto elegante e pulito, l’estrema cura nella resa dei protagonisti e dei primi piani che compensano in parte la ‘pochezza’ di ambientazioni e fondali riscontrabile anche in serie come Angeli e demoni; una pecca che tende a pesare all’interno di serie fantastiche, penalizzando a volte l’atmosfera e rendendo piuttosto caotiche alcune scene d’azione.
Notevole è invece la resa grafica delle Bestie Sacre, le quattro entità ultraterrene che possiedono i protagonisti Akira, Shigeru, Kazuya e Riki cambiando per sempre la loro esistenza. La tigre bianca, l’uccello vermiglio, il dragone azzurro e la tartaruga nera sono una citazione dei Si Ling, le quattro creature mitologiche delle costellazioni cinesi; i riferimenti al folklore orientale abbondano in tutta la serie, dai riti shintoisti alle sacerdotesse miko, contribuendo a creare un’atmosfera sospesa tra contemporaneità e misticismo. Alla serie manca tuttavia un vero mordente, un quid che possa distinguerla dalla pletora di titoli che mettono insieme invocazioni demoniache e profezie nefaste, universi paralleli e portali magici. Il genere che ha fatto la fortuna di autori come Yuzo Takada (3×3 occhi) e Yuu Watase (Fushigi Yuugi) soffre oramai di una certa stanchezza, e serve ben più di una discreta ambientazione e di un cast assortito per restituirgli vigore.

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