Recensione Manga – Horror Collector di Lee So-Young

A cura di Lady Margareth (testi) ed Emy (grafica)

Titolo originale: Horror Collector
Autrice: LEE So-Young
Categoria: Sunjeong Manhwa

:: Il manhwa in Corea ::  
Casa editrice: Daiwon
Numero dei volumi: 5, concluso
Data di pubblicazione del primo volume: Marzo 2007
Rivista di pubblicazione: Issue (2006)

:: Il manhwa in Italia :: 
Casa editrice: J-Pop
Numero dei volumi: 5, concluso
Anno di inizio pubblicazione: 2007
Collana: Sensei
Prezzo: 7.50 E.

Storia

“Un tempo quel carillon era puro come acqua…
prima che venisse macchiato dall’odio, dal rancore e dalla rabbia della gente…
e venisse chiamato “poison”, maledizione…
Puro come lo era Elisabeth, molto tempo fa…
Elisabeth, quel carillon apparteneva proprio a lei…”

Odio e maledizione sono i due poli attorno a cui ruota una storia assai complessa che è davvero difficile riassumere comprendendo tutte le sue innumerevoli sfaccettature e senza incorrere in spoiler.
I tre protagonisti ci appaiono subito come creature immortali, che si rincorrono attraverso i secoli, perseguitate dall’odio, dal desiderio e dalla passione.
Eblis, che porta nel suo nome il marchio di colui che si ribellò al suo creatore, è un collezionista di oggetti maledetti.
Sis è il suo compagno e rivale di sempre nella gara per il possesso di oggetti da collezione che però a lui interessano in quanto mortiferi, cioè generatori di morte, poiché intrisi dell’odio e del desiderio di vendetta dei loro proprietari (ed è da questo loro hobby particolare che deriva la scelta del titolo, Horror collector, appunto, rimarcando come questa loro rivalità sarà sicuramente al centro dell’interesse nella trama…).
Al loro destino, a un certo punto della loro immortale esistenza, si intreccia quello di Elisabeth, che ci appare per la prima volta nel XVIII secolo sotto le vesti di una giovane nobildonna boema, infantile e capricciosa, ma già animata da sentimenti filantropici ed egualitari, per quanto ingenui, e da un notevole spirito d’indipendenza: una perla purissima, dunque, che Eblis in quanto incarnazione del male, si propone di infangare.
Per avvicinarla, egli assumerà le vesti di uno schiavo vessato, ma indomabile, acquistato dal padre di Elisabeth e da lei difeso e amorevolmente curato dopo le punizioni subite. Una volta che la tresca verrà scoperta dal padre, Elisabeth deciderà però di non rinunciare al suo amore e abbandonerà dunque la casa paterna, compiendo il primo atto di ribellione della sua vita e abbandonando, nella scoperta delle brutture dell’esistenza esterna, l’innocenza che sempre l’aveva caratterizzata.
Il primo passo del piano di Eblis sembra dunque compiuto, ma ciò che egli non può immaginare è che rimarrà vittima del suo stesso intrigo, finendo per infatuarsi del fascino di Elisabeth, bella ma sottilmente perversa e scatenando inevitabilmente la gelosia di Sis che stringerà un diabolico patto per trasformarla in una bambola di porcellana.
Ed è in queste vesti, per prestare fede a una vecchia promessa, che Elisabeth ci appare all’inizio del manhwa, ambientato in età moderna, finalmente ricongiuntasi al suo antico amore dopo che i due si sono più volte incrociati e separati nel corso dei secoli.
Il primo volume presenta anche due storie incentrate su un misterioso carillon, in grado di realizzare i desideri, che farà la sua comparsa anche nel volume successivo, come una specie di patto che lega le esistenze dei protagonisti: originariamente di proprietà di Elisabeth, fu da lei regalato a Eblis e da questi abbandonato, per andare a influenzare la vita di innumerevoli persone, colmarsi dei loro sentimenti di odio e di tristezza e ritornare infine dopo 100 anni nelle mani del suo legittimo proprietario e porre così, secondo quanto profetizzato, un sigillo che possa dare un significato alle loro esistenze.

Considerazioni
Prendendo in mano il primo volume di Horror collector non si può non rimanere subito colpiti dall’evoluzione subita dal tratto di Lee So-Young dai tempi di Model: le sue figure si sono fatte, se possibile, ancora più slanciate, ossute e spigolose, ormai quasi simili a spettri.
Stile che del resto ben si presta ad accompagnare una storia dai toni gotici e cupi, dove l’autrice affronta ancora una volta un tema che sembra esserle assai caro: quello dei vampiri e in generale di esseri maledetti destinati a una immortalità solitaria e greve di rimpianti.
In questo caso il progetto è più che ambizioso, poiché la scelta della protagonista è caduta nientedimeno che su una delle più famigerate assassine della storia: quella Elisabetta Bathory che venne condannata a essere sepolta viva dopo aver sgozzato centinaia di donne per immergersi nel loro sangue e mantenere così intatta la sua giovinezza e bellezza. Una vera icona del male, quindi, che però qui, almeno nei primi volumi (con un escamotage simile a quello adottato anche da Yu Higuri in Cantarella per Cesare Borgia), ci viene presentata come una fanciulla ancora innocente, per quanto già determinata a perseguire i suoi ideali (simile in questo a tutte le eroine di Lee So-Young), che finisce inevitabilmente preda di un diabolico seduttore (Eblis… nome luciferino che è già una garanzia…) dal tragico e misterioso passato.
Quasi a dimostrare ancora una volta, se ce ne fosse bisogno, che anche nella luce che appare più luminosa e pura si nascondono le tenebre.
E secondo il cliché cui abbiamo già assistito in Arcana e Model, non poteva mancare l’antagonista, Sis, che sembra nascondere oscuri intrighi sotto la sua maschera di angelo biondo.
Situazione cui abbiamo già assistito innumerevoli volte, dunque, che però riesce a dare il via a una saga finora assai appassionante attraverso svariati tempi e paesi e che serve a dimostrare concetti magari triti e ritriti, ma sempre attuali, come la reciproca influenza sulla vita degli uomini del destino da una parte (sostenuta da Eblis, collezionista incallito di oggetti “maledetti” perché come affermato da lui stesso “Non esiste maledizione che possa mutare nel tempo. Essa non riuscirà mai a sottrarsi alle regola stabilita alla sua origine”) e della volontà dell’uomo dall’altra (l’odio che conduce alla morte, che grava sugli oggetti cosiddetti mortiferi collezionati da Sis).
Evidente è anche una certa passione per i film sui vampiri, soprattutto Intervista col vampiro da cui trae il tema del trio maledetto che sopravvive nei secoli, e in generale di tutta la letteratura a carattere gotico, con i suoi protagonisti che, pur nella loro crudeltà e perversione, mantengono comunque un certo fascino malinconico e tormentato.
Rispetto a Model o Arcana, comunque, Lee So-Young dimostra sicuramente più maestria nel gestire una sceneggiatura assai complessa, che si compone di continui flashback e rimandi fra presente e diversi momenti del passato dei protagonisti, incastro che risulta più ingegnoso e più fluido che nei suoi precedenti lavori: l’attenzione del lettore è mantenuta sempre ben desta da una storia che si sviluppa a spirale dove a ogni ritorno al presente ci ritroviamo a disposizione nuovi indizi per risolvere il mistero che avvolge il legame dei protagonisti.
Citazioni e ricordi anche se vaghi non sono disseminati a caso tanto per stupire o confondere a bella posta il lettore, ma sembrano ricoprire tutti un ruolo preciso nello svolgimento dell’intreccio, che si dipana così -magari lentamente, ma rimanendo sempre appassionante.
A questo proposito si sottolinea che l’autrice in questo caso ha evitato la trappola di Arcana, dove, a forza di affastellare personaggi e situazioni completamente nuovi accompagnati da continue citazioni incomprensibili, a un certo punto l’intreccio si faceva così fitto e ricco di particolari da disorientare il lettore e indurlo ad abbandonare la lettura.
Per il resto, in Horror collector ci si ritrova avvolti nella stessa atmosfera sospesa e ovattata che caratterizza quasi tutti i manhwa: pacati ritmi di narrazione, evocativi giochi di sguardi, silenzi colmi di significato, frasi a effetto che sottolineano i momenti più poetici… chi ama le trame avventurose e movimentate è dunque avvertito ed è meglio che si rivolga altrove.

A ogni modo, non è possibile non rimanere incantati di fronte alle sontuose scenografie create dall’autrice (i palazzi e i castelli nobiliari sembrano essere la sua passione) e dagli abiti barocchi che fa indossare alla protagonista, dando sfogo al suo amore per gli accessori e le acconciature più elaborate, il tutto ispirato evidentemente a un certo stile cinese, che sembra avere molto successo fra le autrici coreane (vedi Nabi e June the little Queen); vero è che certe tavole a tutta pagina sono così dettagliate e d’impatto da poter essere paragonate a quelle di un artbook.
L’unica pecca di Lee So-Young, oltre all’eccessiva magrezza delle sue figure umane, con delle mani e delle teste allungate all’inverosimile, quasi deformi, forse volutamente sgradevoli (che però a dire il vero costituiscono ormai il suo marchio di fabbrica), è il fatto che non riesca a rimarcare a sufficienza le peculiarità di ogni personaggio, tanto che spesso risulta assai difficile distinguere uno dall’altro.
In definitiva mi sento di consigliare questo manhwa a tutti i fan delle storie a tema dark e vampiresco, soprattutto se ben condite di temi morbosi e sanguinari, a chi ha già apprezzato Arcana e Model, anche se ha poi abbandonato la lettura di quest’ultimo, di cui come ho già detto non sembra ripetere gli errori e pure agli amanti dello shounen-ai, suggerito dalla relazione fra Eblis e Sis e di cui nel primo volume si sprecano le scene, anche gratuitamente secondo me e senza alcuna necessità ai fini della trama…
Un plauso, infine, all’edizione J-Pop, che presenta un adattamento scorrevole, senza errori significativi, cover a lettere metallizzate e dotata di sovraccoperta, carta di buona qualità e meno rigida del solito, che esalta perfettamente le illustrazioni dell’autrice… il rovescio della medaglia è dato dal prezzo: 7,5 euro, che comunque ripagano pienamente la qualità dell’albo, di formato per giunta maggiore del normale.

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