Recensione Manga – Usagi Drop di Yumi Unita

A cura di Lum (testi) e Demelza (immagini)

Titolo originale: Usagi drop
Autrice: UNITA Yumi
Categoria: Josei

:: Il manga in Giappone :: 
Casa editrice: Shodensha
Numero di volumi: 10 -concluso
Anni pubblicazione: 2005-2011
Rivista di serializzazione: Feel Young
Collana: Feel Comics
Nota: a luglio 2011 è uscito “Usagi Drop” 9.5, un Guide Book di 151 pagine sul manga, sull’anime e sul film che sono stati tratti da esso.

:: Il manga in Italia ::
Casa editrice: GP Publishing
Numero di volumi: 10 -concluso
Pubblicato a partire da: Dicembre 2012
Distribuzione: libreria e fumetteria
Prezzo: 5.90 Euro.

:: Anime ::
Episodi: 11
Anno di produzione: 2011
Produzione: Production I.G
Regia: Kanta Kamei
Character design: Tasuku Yamashita
Doppiatori principali: Ayu Matsuura, Hiroshi Tsuchida

:: Film dal vivo ::
Anno di produzione: 2011
Regia: Hiroyuki Tanaka
Attori principali: Kenichi Matsuyama, Karina, Chizuru Ikewaki, Mana Ashida

:: L’autrice ::
Yumi Unita è nata il 10 maggio 1972 nella prefettura di Mie. Ha lavorato nel settore della pubblicità, e in seguito – nel 1998 – ha debuttato con la storia breve Voice sulla rivista di seinen “Young Animal” (la stessa dove è pubblicato Sangatsu no Lion – Un Marzo da leoni di Chica Umino).
Da allora ha spaziato tra seinen, shounen e josei, lavorando anche come illustratrice. In Italia è stato pubblicato il volume autoconclusivo Guardami (Sukimasuki) per la Kappa Edizioni.
Tra le altre sue opere, ricordiamo Yonin gurashi, una serie di brevi episodi autoconclusivi incentrati sulla vita di tutti i giorni di una normale famiglia con bambini. Indubbiamente alcune vicende traggono ispirazione dalla vita quotidiana dell’autrice che è sposata e ha due figli, un maschio e una femmina.
Usagi drop è la sua opera più famosa nonché uno dei titoli di punta della rivista FEEL YOUNG. Adattato in serie animata per la TV e film dal vivo per il cinema, è stato pubblicato in diversi paesi occidentali tra cui anche l’Italia.

Storia
Tornato a casa per i funerali del nonno, Daikichi è sorpreso di trovare nel suo giardino una bambina che non ha mai visto, e rimane interdetto nell’apprendere dalla madre che si tratta della figlia illegittima del nonno. A quanto sembra, la madre è sparita senza lasciare traccia, lasciando alla famiglia di Daikichi la patata bollente.
Rin, questo il suo nome, è una bambina tranquilla che passa la maggior parte del tempo a giocare da sola. Prende subito in simpatia Daikichi, che a quanto pare assomiglia moltissimo al nonno, e lo segue dappertutto. Dopo il funerale i parenti iniziano a discutere della situazione di Rin, ed è subito chiaro che nessuno ha voglia di assumersi l’onere di tenere la ragazzina. Daikichi, disgustato dall’atteggiamento dei suoi familiari, decide di prendere Rin con sé, nonostante il parere contrario della madre e della sorella.
Sulla via del ritorno, il ragazzo si chiede che razza di persona sia la madre di Rin, ma ben presto deve occuparsi di questioni molto più pratiche: comprare un futon e vestiti per Rin, e soprattutto, trovarle un asilo. Il lavoro di Daikichi non consente orari fissi; inizialmente riesce a trovare un asilo provvisorio, ma entro qualche giorno dovrà provvedere a indicarne uno definitivo.
Considerate tutte le opzioni, Daikichi decide di chiedere il trasferimento in un reparto dove non si facciano straordinari. Il suo superiore si mostra comprensivo, ma i sottoposti sono riluttanti all’idea di lasciarlo andar via. Daikichi ripensa alle parole della madre sui sacrifici che bisogna fare per crescere i bambini, e finisce per confidarsi con una collega. Goto-san è una delle poche donne che hanno continuato a lavorare anche dopo il matrimonio e la nascita dei figli, e la sua esperienza riesce a infondere un po’ di sicurezza in Daikichi.
Poco dopo, un nuovo problema si presenta a casa Kawachi: Rin fa la pipì a letto, anche se si ostina a dire che è solo sudore. Daikichi pensa a varie possibilità, ma scopre ben presto che Rin, ancora scioccata per la morte del nonno, ha paura che muoia anche lui, lasciandola da sola. Il ragazzo la rassicura e si fa promettere che si aiuteranno reciprocamente in caso di problemi.
All’asilo, Rin è oggetto di attenzione da parte dei compagni perché non ha una madre, e lei non è in grado neppure di spiegare che tipo di rapporto ha con Daikichi. In suo aiuto arriva un bambino, Kouki, che vive solo con la mamma dal momento che i suoi genitori hanno divorziato. Kouki e Rin passano molto tempo insieme, e la sera, per caso, Daikichi e la madre del bambino vengono a prenderli nello stesso momento. La madre di Kouki è contenta di poter conoscere la famosa Rin, della quale il figlio non fa altro che parlare. I due bambini sembrano essere molto simili, poco propensi alla socialità.
Daikichi inizia a pensare di presentarsi come il padre di Rin, perché la loro ambigua relazione potrebbe mettere in difficoltà le persone. Dopo aver salutato madre e figlio, il ragazzo chiede a Rin se sua madre le manchi, scoprendo così che la bambina non l’ha mai conosciuta. Arrivato a casa, si chiede come sia possibile che una persona così attenta a registrare ogni dettaglio della crescita di Rin sia potuta sparire nel nulla; seguendo le indicazioni contenute su un libretto, potrebbe forse rintracciarla, ma Rin ne sarebbe felice?
In quel mentre, arriva una telefonata di sua madre, ansiosa di avere sue notizie. La donna gli impone di andarli a visitare per il capodanno, e Daikichi è costretto a ubbidire, portando con sé Rin. Arrivati a casa, però, la bambina sembra regredire ai giorni del funerale, restando in silenzio e seguendo Daikichi ovunque, perfino al bagno.
Il ragazzo cerca di spiegare la situazione di Rin ai suoi genitori, e il mattino successivo le cose si aggiustano: la madre di Daikichi regala a Rin dei lacci per giocare con gli ayatori (un tipo di gioco che si fa intrecciando delle stringhe per formare delle figure), e conquista così la bambina, che si rivela allegra e loquace proprio come al suo solito.
Daikichi si sente quindi tranquillo e lascia Rin con i suoi per andare alla vecchia casa del nonno, dove spera di trovare qualche indizio su Masako, la madre di Rin. L’appartamento è stato completamente svuotato, e non c’è traccia della presenza di Rin o di una donna adulta. È come se nessuno abbia mai vissuto lì, ma Daikichi trova alla fine un oggetto che cattura la sua attenzione, qualcosa che non ci si aspetterebbe di trovare in casa di un anziano signore di più di settant’anni: un modem.

Considerazioni
A un primo, superficiale sguardo, Usagi drop rispolvera il cliché dell'”adulto” costretto a occuparsi di un bambino, espediente utilizzato in numerosi film, o, per rimanere in ambito manga, nel famoso anche in Italia Aishiteruze baby (I love you baby). Tuttavia Daikichi, a differenza dei suoi predecessori, non è né immaturo né sfigato, e la presenza di Rin non è un mezzo per farlo crescere. È un normalissimo trentenne, single, con un lavoro nel quale ha anche successo, e che all’occorrenza dimostra un notevole senso di responsabilità. Già solo il fatto di essersi spontaneamente offerto di crescere Rin ne è la dimostrazione, e il vedere come cerchi di trovare nuove soluzioni per far sentire il più possibile la piccola “a casa” non fa che confermarlo.
Rin, dal canto suo, è un po’ anomala per essere una bambina di sei anni: silenziosa e poco socievole all’inizio, rivela tutta la sua vera personalità nel corso della storia, ma sempre dimostrando un’insospettabile maturità. Sicuramente la strana situazione familiare in cui si trova (anche non comprendendola appieno) l’ha segnata, e il fatto di sentirsi non desiderata dalle persone che la circondano le causa a volte notevoli disagi.
Il rapporto con Masako (la madre di Rin) è una delle tematiche già accennate nel primo volume e sviluppate poi nei successivi, complicando ancora di più le dinamiche della strana famiglia. Daikichi è curioso di conoscere questa donna che è sparita nel nulla, ma si chiede anche se è il caso di farle incontrare la bambina. Rin infatti non ha mai conosciuto la madre, o meglio, non l’ha mai riconosciuta come tale, e l’improvvisa rivelazione potrebbe sconvolgerla.
La storia però non si perde in patemi d’animo: racconta soprattutto di vita vissuta, di piccole cose, di come due persone all’inizio estranee imparino a conoscersi e ad adattarsi l’una all’altra, fino a formare una vera famiglia. E forse è questa la cosa più bella che la Unita sembra volerci comunicare.
La nota malinconica che si avverte sempre in sottofondo non guasta le atmosfere tranquille del manga, anzi ne sottolinea la dolcezza, inducendo a volte a riflessioni più serie (ma non troppo) che intervallano l’allegria delle gag, ma senza appesantirne il ritmo.

Dal punto di vista grafico, il tratto è più pulito rispetto a quello delle precedenti opere dell’autrice, ma il disegno rimane essenziale, con pochi chiaroscuri e molti contrasti bianco/nero, in un piacevole stile minimalista. Da segnalare le bellissime tavole a colori presenti su rivista, in acquarello.

In conclusione, Usagi drop è una commedia dolce e divertente, dall’umorismo delicato, consigliatissima a chi ama i bambini (non si può non amare Rin!), ma anche a chiunque cerchi una storia non troppo impegnativa e con quel tocco in più che la differenzia dai tanti manga da “ombrellone”.

Nota di Emy: le considerazioni sono state scritte prima dell’effettiva conclusione della serie. Essendo questo manga concluso da tempo, si aggiunge in calce che il taglio slice-of-life è evoluto (o meglio involuto) in senso romance verso la seconda metà dell’opera. Questa svolta narrativa non è stata apprezzata da chi aveva esaltato la serie come valido esempio josei, in quanto il cambio di rotta non è stato supportato da valide motivazioni intrinseche alla storia stessa, finendo col tradirne le premesse iniziali e deludendo inevitabilmente le aspettative del lettore.

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