Recensione Manga – Doll Song di Lee Sun-Young

A cura di Giorgia-bi (review) e Sayoko (grafica)

Titolo originale: In Hyung Ga
Titoli internazionali: Doll Requiem, Song of the Doll
Autrice: LEE Sun-Young
Categoria: Sunjeong manhwa

:: Il manhwa in Corea del Sud:: 
Casa editrice: Haksan
Numero di volumi: 5 -concluso
Anno di inizio pubblicazione: 2010
Rivista di serializzazione: Party

:: Il manhwa in Italia ::
Titolo: Doll Song
Casa editrice: Panini Comics
Numero di volumi: 5 -concluso
Pubblicato a partire da: Novembre 2011
Formato: 13×18, B., 208 pp., b/n, con sovraccoperta
Distribuzione: fumetteria
Prezzo: 5,90 euro.

:: L’autrice ::
Nata in Sud Corea l’8 marzo 1982, è conosciuta anche con lo pseudonimo KineinAqua. Debutta ottenendo una medaglia di bronzo nel contest “Party Magazine’s manhwa” promosso dalla casa editrice Hakusan, e da allora lavora sia come autrice di fumetti che come illustratrice di romanzi quali la serie “Ryuketsu Megami Den”. Il suo illustratore preferito è Adumi Tohru. I titoli da lei pubblicati finora hanno tutti un’ambientazione fantasy e supernatural, anche se con “Deep Bloody Night” si è cimentata con toni più adulti. Colleziona materiali artistici come colori e cartamodelli, di solito le piace disegnare con della musica in sottofondo; i suoi musicisti preferiti sono Big Bang, BOA. ,Yang Bang Un e Sakamoto Maaya. Ama il cibo coreano e i dolci francesi. Si definisce pessimista e dispersiva, ma anche determinata.

Storia
Un’antica leggenda narra dello spirito di un pruno che creò da un proprio ramo una bambola dalla bellezza sovrumana. I due vissero assieme completandosi l’un l’altro, finché in una notte di novilunio lo spirito cadde in un sonno profondo e la bambola venne rapita da un passante.
Questo antico racconto sembra collegarsi in qualche modo alla vicenda della bellissima e aristocratica damigella Lee Woohee, che viene ritrovata sotto un antico pruno dopo essere scomparsa nel nulla per diverso tempo. Woohee non ricorda quasi nulla di ciò che avvenne in quel periodo, ma conserva l’immagine trasognata di uno sconosciuto dai capelli bianchi che le promette di incontrarla di nuovo quando sarà ‘rinata’. In seguito al suo ritrovamento Wohee viene tenuta sotto stretta sorveglianza dal padre che, preoccupato per la sua incolumità, le consente di uscire soltanto nel giorno di novilunio accompagnata dalla fedele serva So-Hee.
Un anno dopo il ritrovamento la damigella sta godendo della propria giornata di libertà quando si imbatte in una curiosa coppia di vagabondi, composta da un gatto mutaforma e dalla giovane sensitiva Nah-ri, che le raccomanda di stare alla larga da uno sconosciuto vestito di nero.
Poco dopo Woohee e So-Hee si separano per qualche istante, ed entrambe vengono avvicinate da un uomo abbigliato con indumenti scuri: la serva sparisce nel nulla, mentre la damigella viene avvisata dall’uomo che i suoi giorni come essere umano stanno per finire.
Nonostante sia preoccupata per la sinistra profezia, Woohee si getta alla ricerca della propria fidata dama di compagnia con l’aiuto di Nah-ri e del suo compagno, scoprendo poco a poco degli scioccanti segreti sulla propria identità e sul proprio destino.

Considerazioni
Il primo impatto con Doll song ricalca le sensazioni che il lettore può provare nello sfogliare la maggior parte dei titoli coreani proposti fino a ora in Italia, dalla meraviglia per l’aspetto grafico oltremodo dettagliato e sontuoso alla sensazione di leggero smarrimento data da pagine e pagine dedicate alla stesura di un aneddoto o di un pensiero frammentato.
Lee Sun-Young si inserisce nel ricco filone dei fumetti ispirati a rivisitazioni del folklore locale e di archetipi universali, creando una storia nostalgica e rarefatta in cui ricorrono temi cari alla produzione manhwa: il ricordo di esistenze precedenti, la predestinazione, l’interrogativo sulla natura del sentimento e dell’umanità. La ’leggenda della bambola’ con cui si apre il primo albo contiene peraltro dei richiami alla Genesi Biblica, con il ramo di pruno che svolge la stessa funzione della costola adamitica e l’equilibrio di un micro-Eden infranto dalla bambola che si allontana.
Una volta poste delle basi piuttosto impegnative alla propria opera, l’autrice sceglie tuttavia di tenersi in bilico tra dramma e leggerezza, tra epos e modernità, tenendo di fatto il piede in due scarpe e privando la serie di un’identità chiara e definita. È piuttosto straniante passare in poche facciate dalla drammaticità dell’annuncio a Woohee della propria morte imminente allo… spettacolo di Nah-ri che evira uno spirito per un commento infelice sulla sua taglia di reggiseno.
Questa commistione di toni – e di conseguenza di stili grafici – caratterizza diversi capitoli della serie, evitando di fatto all’opera di assumere un andamento eccessivamente onirico e impalpabile come accadde a La sposa di Habaek, ma rendendo difficile identificare un pubblico di riferimento che possa apprezzare questo titolo nella sua interezza.

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