Recensione Manga – Kugutsu – il teatro dei demoni di Akira Takahashi

A cura di Giorgia-bi (testi) ed Emy (grafica)

Titolo: Kugutsu
Tradotto: Marionetta
Autrice: TAKAHASHI Akira
Categoria: Shoujo

:: Il manga in Giappone :: 
Casa editrice: Koubunsha (vol. 1)
Numero di tankoubon: 3 (concluso)
Anno di pubblicazione: 1999
Rivista di serializzazione: KG (vol. 1)
Seconda casa editrice: Shinshokan (vol. 1-3)
Rivista di serializzazione: Wings

:: Il manga in Italia ::
Titolo: Kugutsu – Il teatro dei demoni
Casa editrice: Dynit
Volumi: 2 (serie interrotta)
Anno di pubblicazione: 2000.

Storia

Volume 1

‘Destra… sinistra… destra… avanti dritto… l’uscita…’
Queste parole prive di significato riecheggiano nella mente di Noriki Tarato, un giovane tormentato da allucinazioni popolate da esseri mostruosi, all’interno delle quali compare spesso un individuo a lui sconosciuto che gli rivolge queste indicazioni. Noriki è un ex-tossicodipendente, eppure queste allucinazioni sembrano racchiudere dei flashback piuttosto che dei veri e propri deliri dovuti al passato abuso di droghe.
Soprannominato da tutti ‘l’elettricista’ per la sua professione, egli si guadagna tuttavia da vivere principalmente grazie ai lavoretti da detective procuratigli dall’enigmatico dottor Wey, un primario dell’ospedale di Shunjuku, la dissestata zona in cui vive il protagonista. Wey è un personaggio temuto e rispettato persino dalla malavita locale, con cui intrattiene dei traffici poco chiari.

La vita di Noriki subisce un profondo mutamento il giorno in cui Wey gli assegna l’incarico di trovare la sorella di un suo collega, il dottor Okada del dipartimento di anatomopatologia. Stando alle parole del fratello, la ragazzina – una quindicenne di nome Nimiya – sarebbe scappata di casa in seguito a un litigio.
Noriki accetta l’incarico, anche se fin da subito il signor Okada inizia a ispirargli antipatia: l’occhialuto medico legale sembra avere una vera fissazione per la bellezza, in particolare per le persone che a suo giudizio presentano dei particolari perfetti. Mentre insegue un personaggio incappucciato che gli sembrava pedinare Okada, Noriki incappa in una delle proprie allucinazioni: l’inseguitore si trasforma in una creatura grottesca, una sorta di collage di pezzi umani che si dissolve nel nulla, per lasciar posto a un gruppo di manichini contorti che sbucano dalle mura circostanti. Le urla di Noriki di fronte a questi esseri – visibili solo a lui – attirano l’attenzione di un agente che vuole trascinarlo con sé alla stazione più vicina, accusandolo di essersi drogato. In suo soccorso giunge una sconosciuta che atterra il poliziotto e lo trae al sicuro.

La misteriosa salvatrice è proprio Nimiya, la quale sembra molto interessata a ciò che Noriki ha appena visto. La ragazza ha un aspetto maturo e aggressivo per la sua età, e spiega di non essere affatto la sorella di Okada, ma di essere stata catturata da lui poco dopo essere giunta a Shunjuku. Il motivo che l’aveva condotta fin lì è l’ordine trasmessole da uno spirito messaggero, che la invitava a trovare il Costruttore di Marionette e a entrare in possesso della Marionetta; dopo aver ricevuto tale ordine, aveva visto morire il nonno con cui viveva e non sapendo che altro fare si era recata verso il luogo designato.
La difficoltà principale del suo compito – oltre al fatto di non avere idea di CHI o COSA sia il Costruttore di Marionette, tanto che lo aveva dapprima identificato in Okada – sta nel non essere l’unica a cercarlo: gli shikigami, i demoni in cui Noriki si è appena imbattuto, cercano di batterla sul tempo, creandole molte difficoltà dal momento che, pur essendo in grado di distruggerli, Nimiya non è in grado di vederli. Per questo motivo, le farebbe davvero comodo l’aiuto del ragazzo. Nimiya non sa chi le abbia dato quell’ordine, e perché: Noriki non sa decidere se crederle o meno, quindi la lascia scappare. Quella sera si reca dal dottor Okada per un confronto, ma una volta capito ciò che l’investigatore è venuto a sapere, il medico lo colpisce alle spalle atterrandolo. Il ragazzo si risveglia in un laboratorio accanto a un inquietante manichino incompleto composto da pezzi umani, che Okada prelevava dalle proprie vittime sulla base dei propri criteri estetici: ora Noriki ha finalmente capito perché Nimiya lo avesse scambiato per il Costruttore.
Nel frattempo il dottore ha visto Nimiya avvicinarsi alla propria casa e le è andato incontro, impaziente di impossessarsi dei suoi splendidi occhi per aggiungere un ulteriore pezzo al proprio manichino. Pur detestandolo, Nimiya cerca di convincerlo a lasciare la zona, dato che qualcosa di ben più diabolico di lui si sta avvicinando: Okada la ignora, e finisce fatto a pezzi da un nemico invisibile.
Una volta uscito dal laboratorio, Noriki viene aggredito dagli shikigami – e da ciò che rimane di Okada – ma non riesce a capire cosa stia accadendo perché proprio in quel momento viene assalito dal solito flashback, quello dello sconosciuto che gli indica la direzione da seguire. Nimiya corre in suo aiuto per scuoterlo, e gli assicura che tutto ciò che sta vedendo è reale. Unendo la ‘vista’ di Noriki alla potenza distruttiva di Nimiya, i due riescono a sconfiggere i nemici. Noriki realizza con stupore che Nimiya assomiglia moltissimo allo sconosciuto delle sue visioni, e prima di perdere i sensi trova la forza di chiederle chi lei sia veramente, ottenendo una risposta enigmatica: “Sono la burattinaia”.

Svegliatosi in ospedale dopo quattro giorni di sonno ininterrotto, Noriki decide di non voler avere più nulla a che fare con Nimiya e gli shikigami. Nei giorni successivi il numero degli shikigami aumenta vistosamente, e tra i tossici della zona si diffondono delle pillole che sembrano sprigionare i mostri dai cadaveri dei malcapitati. Nimiya cerca pertanto di convincere Noriki ad unirsi a lei pedinandolo ed aiutandolo in vari frangenti, finché l’elettricista cede e le propone uno scambio: lui le presterà i suoi occhi, mentre lei gli assicurerà protezione contro gli shikigami.
Una volta sancita l’alleanza, Noriki e Namiya si gettano a capofitto nella ricerca dello spacciatore che ha diffuso le pillole infette: tutte le tracce sembrano condurre verso un certo Chen Xuan Tai che le avrebbe vendute al mercato nero sfruttando l’affidabilità della malavita cinese. Noriki si reca nel covo della malavita, e sulla strada si imbatte in un vecchio sinistro, che gli intima di non condurre il burattinaio al Goryoukai (il palazzo degli spiriti sacri) e di bloccare la diffusione delle pillole – che chiama oshira – prima che l’equilibrio si spezzi. Lo stesso vecchio appare successivamente a Nimiya, mentre sta raggiungendo Noriki con il dottor Wey: la ragazza vi riconosce il proprio nonno.
Nel frattempo, tra le file nemiche, uno shikigami scampato a Nimiya riferisce al proprio superiore – dall’aspetto decisamente umano – di essersi imbattuto in un burattinaio e in un individuo capace di vederlo. L’uomo sembra stuzzicato dalla novità, e afferma che malgrado i preparativi siano quasi terminati, gli Anziani non avranno nulla da ridire se qualcuno si recasse al Goryoukai per portare notizie di un burattinaio…

Considerazioni
“Vedere cose invisibili agli altri… potrebbe essere un’esperienza interessante…”
Questo è ciò che pensa il dottor Wey, l’enigmatico medico nonché datore di lavoro del protagonista di Kugutsu. Dal canto suo, ‘l’elettricista’ Noriki Tarato preferirebbe di gran lunga condurre un’esistenza placida e tranquilla anziché essere tormentato da flashback e visioni popolate da esseri mostruosi. La prima parte di questo shoujo manga dalle contaminazioni dark e horror è incentrata sul conflitto tra la consapevolezza di possedere delle capacità uniche e il desiderio di ignorare la propria diversità.
L’ingresso in scena di Nimiya, una ragazza giovanissima eppure ben consapevole di se stessa e del proprio compito, produce un mutamento irreversibile nella vita di Noriki: eppure, fino all’ultimo, egli cerca di evitare un qualunque coinvolgimento con una realtà che non è disposto ad accettare.

Malgrado le difficoltà in cui si dibatte, Noriki non è affatto un personaggio complesso e profondo: le sue azioni e le sue parole sono quelle di un individuo impulsivo e superficiale, e anche il suo passato da tossicodipendente – peraltro solo accennato, e mai approfondito a sufficienza – non aggiunge spessore al quadro che lo delinea.
La protagonista femminile diviene quindi, per contrasto, il nucleo di forza della coppia: forte, determinata e immune a ogni forma di scoraggiamento, è proprio lei a prendere per mano Noriki e a guidarlo nel terrificante mondo delle marionette.
Questo gioco delle parti si riflette anche nella divisione dei compiti di fronte ai nemici: Noriki è “l’occhio”, colui che riesce a VEDERE l’avversario – un ruolo canonicamente femminile, da seconda linea – mentre Nimiya è il braccio, la forza bruta che atterra e distrugge.
Al di là delle scene d’azione, il rapporto tra i due attraversa le fasi della diffidenza e dell’ostilità prima di approdare a una dipendenza finalizzata al compito – trovare il Burattinaio – e infine alla complicità.

Sebbene si tratti di un fumetto incentrato su una trama horror e fantasy, Kugutsu risente molto delle tematiche legate alla professione di Noriki. L’elemento investigativo riveste infatti un ruolo determinante nell’andamento della narrazione, influenzandone l’andamento e le atmosfere: la sequela degli scontri viene così a essere intercalata da pedinamenti, ricerche di informazioni, interrogatori e depistaggi.

Per quanto riguarda l’aspetto grafico, la somiglianza con il tratto di Kaori Yuki è tale da aver tratto a suo tempo in errore quanti trepidavano per una pubblicazione italiana della mangaka: le differenze tra Noriki e Setsuna di Angel Sanctuary sono davvero esigue. Al di là della caratterizzazione dei personaggi, l’uso massiccio di retini neri contribuisce a conferire a Kugutsu il tipico aspetto da shoujo ‘dark’, e non mancherà di attirarne gli estimatori.

Nel complesso, Kugutsu rientra nell’insieme di quei titoli ‘di genere’ che racchiudono tutte le caratteristiche di una sottocategoria di fumetti e possiedono le qualità per soddisfarne gli appassionati, ma non raggiungono quel quid, quel ‘qualcosa in più’ capace di attirare e appassionare nuovi adepti. Il fatto che la serie risulti interrotta in Italia e il seguito giapponese, Kugutsu Hard Link, risalente al 2005, interrotto in Giappone, non permette di consigliarne l’acquisto o il recupero.

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