A cura di lLuca (testi) e Takiko-chan (grafica)
Titolo Originale: Elizabeth – kuni to kekkon shita jyoou
Titolo Edizione Italiana: Elisabetta – la regina che sposò la patria
Autrice: IKEDA Riyoko
Categoria: Josei
:: Il manga in Giappone ::
Casa editrice: Chuokoronsha
Numero di volumi: 1 (conclusa)
Anno di pubblicazione: 1999
Rivista di pubblicazione: Shukan Josei
Casa editrice: Shufu-to-Seikatsusha Co., Ltd
2002 Edizione Chuokoronsha
2006 Edizione Fair Bell comics
:: Il manga in Italia ::
Casa Editrice: Yamato Edizioni
Numero di volumi: 1 (conclusa)
Anno di pubblicazione: 2006
Collana: I Grandi personaggi storici
Note: Brossura con sovraccoperta a colori
Distribuzione solo in fumetteria
Approfondimenti e note a fine volume sulla vita di Elisabetta I
Storia
L’Ikeda nel corso delle pagine che compongono questo volume ci racconta la vita della sovrana Elisabetta I d’Inghilterra, figlia di Enrico VIII e Anna Bolena.
Enrico VIII nella primavera del 1526 incontra e s’innamora di Anna Bolena, dama di compagnia di sua moglie, Caterina D’Aragona. La speranza di Enrico VIII, da questo suo nuovo amore, era di poter finalmente avere il tanto sospirato figlio maschio… infatti dal matrimonio con Caterina tutti i loro figli a eccezione di Maria (la futura “Maria la Sanguinaria”) erano morti poco dopo la nascita. Però, per poter sposare Anna Bolena e avere da lei dei figli legittimi, Enrico VIII doveva prima ottenere l’annullamento o il divorzio da Caterina D’ Aragona. Iniziò così il processo che avrebbe portato la chiesa anglicana a staccarsi da quella romana, dando vita al Protestantesimo.
La delusione per il mancato arrivo dell’erede porterà Enrico VIII ad allontanarsi sempre di più dalla moglie e a perdere interesse verso di lei, iniziando a vederla solo come un peso. Anna Bolena viene dunque accusata di adulterio e stregoneria e condannata al patibolo.
Elisabetta viene dichiarata figlia illegittima e allontanata dalla corte, così come era successo a Maria anni prima, pur tuttavia continuando a ricevere una raffinata educazione
Il tanto sospirato erede maschio arriva con Edoardo VI (il figlio che Enrico avrà dal suo terzo, ma non ultimo, matrimonio con Jane Seymour, all’epoca anch’ella dama di compagnia della precedente regina).
Su punto di morte Enrico VIII dispone che a succedergli al trono sia Edoardo VI, poi Maria e infine Elisabetta.
Il regno di Edoardo avrà però vita breve, la corona passò così in mano a Maria, disposta a tutto per vendicarsi della sorella, che riteneva responsabile di tutte le sofferenze e le privazioni che aveva dovuto subire lei e la madre (Caterina D’Aragona). Elisabetta viene così incolpata di tramare per usurpare il trono e imprigionata.
La morte di Maria segna per Elisabetta la fine della prigionia e la liberazione da tutte le paure.
Mancando ancora una volta, come era successo con Edoardo VI, eredi diretti che potessero succedere al trono a Maria, la corona arrivò in mano a Elisabetta.
Il regno di Elisabetta I fu segnato da importanti avvenimenti politici e religiosi, che provocarono spesso forti tensioni nel suo regno, che si trasformavano in tentativi di congiure contro di lei.
Elisabetta I si dedicò a mantenere un potere assoluto, lottando anche contro la forte mentalità maschilista che voleva le donne incapaci di governare un regno, e trasformò l’Inghilterra in un Paese potente e ricco.
Nel corso del volume, a tutti questi avvenimenti s’intreccia la storia d’ amore di Elisabetta e Robert Dundley che porterà alla fine la regina a non contrarre matrimonio se non quello con la sua patria. Scelta che la porterà a definirsi come la “regina vergine”.
Considerazioni
Nella realizzazione di questo volume l’Ikeda prende parte al progetto in veste solo di sceneggiatrice, lasciando tutta la parte grafica alla sua assistente Erika Miyamoto.
Il tratto della Miyamoto ricorda molto quello della propria maestra, ma la disegnatrice fa un passo in più e cerca di caratterizzarlo e renderlo proprio, soprattutto tenta di modernizzarlo e di creare qualcosa tra lo stile tipico degli anni ’70 e quello più moderno di oggi.
Le donne presenti nella vicenda, prima Anna Bolena e poi Elisabetta, sono le tipiche figure femminili ikediane, donne passionali che sanno dare tutte se stesse quando amano e che vivono un eterno conflitto interiore tra il dovere e la strada che il destino ha scelto per loro e i loro sentimenti.
Dramma che in entrambi i casi arriverà a una propria risoluzione.
Nonostante il gran numero di eventi o di personaggi da sviluppare, tutto viene trattato e sviluppato con il giusto tempo e ritmo, tanto da non creare mai nel lettore la sensazione di voler arrivare alla conclusione entro il numero di pagine definito.
Nella stessa sceneggiatura, per collegare un passaggio all’altro compaiono delle note storiche dell’Ikeda, cosa che era già successa anche negli altri suoi due altri lavori pubblicati in Italia della serie biografie storiche, ovvero Lady Oscar e Orpheus.
La cosa positiva è che questa volta, al contrario di come era successo nei due lavori precedenti, le due narrazioni (note storiche e trama) riescono a fondersi completamente e diventare un’unica cosa senza finire quindi con l’appesantire il ritmo della narrazione.
L’ edizione Yamato è degna di nota a iniziare dalla stessa grafica di copertina e sovraccoperta, che seppur di poco si differenziano, ma ciò dà l’idea che le due siano state concepite insieme e non solo per giustificare il prezzo dell’uscita.
La rilegatura ti permette di leggere e vedere tutto per bene senza dover distruggere il manga e aprilo a 360 gradi. La carta è di alta qualità e bianchissima.
A inizio volume è stato inserito uno schema dei personaggi, il loro nome, le relazioni con gli altri personaggi e una loro immagine quando è possibile. Specchietto che si rileva molto interessante nel corso della lettura del manga soprattutto quando vengono nominati personaggi marginali che non si riescono subito a rifocalizzare all’interno della vicenda.
Chiude la parte redazionale del manga tutta una serie di note e approfondimenti su quanto si è appena letto: ne consiglio la lettura non durante il procedere con il manga, ma solo alla fine. Ho trovato molto interessante in questa parte il fatto che la Yamato abbia voluto spendere qualche parola per spiegare ai propri lettori il motivo delle loro scelte di adattamento nel corso della storia, soprattutto nel caso dei nomi e quindi il perché ci troviamo a leggere Elisabetta invece di Elisabeth o Robert invece di Roberto.
Inoltre all’interno del volume sono presenti anche tutti i frontespizi che erano stati usati durante la pubblicazione su rivista del manga. Una stampa dell’autografo di Elisabetta I chiude la pubblicazione.
Curiosità
Veniamo ora a uno degli argomenti di cui si è più parlato quando si è saputo della pubblicazione di questo volume da parte della Yamato, ovvero quanto c’ è dell’Ikeda e quanto invece di Kapur?!
Andiamo con ordine: nel 1998 viene realizzato da Shaker Kapur con protagonista Cate Blanchett una pellicola della durata di 118 minuti sulla vita di Elisabetta I d’Inghilterra.
Il film in questione intitolato semplicemente Elisabeth ebbe enorme successo non soltanto in occidente, ma soprattutto in Giappone.
Secondo molti il volume di “ Elisabetta –la regina che sposò la patria –“ dell’Ikeda è solo una trasposizione su carta della pellicola.
Prima di scrivere questa sezione per lo SMO ho mosso mari e monti per recuperare il DVD del film in modo da poterlo confrontare con il manga con mente fresca sia per la visione di uno che per la lettura dell’altro, ecco secondo me quando c è da dire sul tutto (attenzione potrebbe contenere spoiler):
Sicuramente il film di Kapur ha fornito una base che l’Ikeda ha sviluppato per creare la sua Elisabetta. Ma di questo le due autrici non hanno mai fatto segreto; anche nella presentazione del loro lavoro, la stessa protagonista assomiglia fisicamente a Cate Blanchett.
Molte sono le differenze, per esempio il lasso temporale preso in esame.
Nel film le vicende vengono raccontate poco prima che Elisabetta salga sul trono inglese, saltando tutta la parte, che invece viene raccontata dalla Ikeda, del motivo dell’odio di Maria verso sua sorella, della scissione della chiesa anglicana con quella romana e l’incontro e l’inizio del amore di Elisabetta con Robert, così come anche tutta la storia di Anna Bolena (dove l’Ikeda ci regala una delle battute più belle dell’intero volume). Tutti elementi che costituiscono e permettono di sviluppare e capire al meglio la vicenda.
Esistono però anche alcuni punti di contatto tra film e manga, soprattutto dopo che Elisabetta sale al trono. Fortunatamente l’Ikeda ha preso e rielaborato determinate situazioni (tra l’altro proprio le scene più belle del film) e ha cercato comunque di farle proprie, questo dovuto anche al fatto che gli stessi personaggi hanno nei due lavori sfaccettature diverse. Per esempio l‘Elisabetta di Kapur è estremamente fragile e non ha paura di mostrarlo, soprattutto all’inizio, fino ad arrivare a prendere la mano di una propria dama di compagnia per prender forza e sostegno; in quella dell’Ikeda, Elisabetta in pubblico non ha mai un cedimento, e mai versa una lacrima per lei. I suoi pensieri vanno sempre prima all’Inghilterra e alle persone che ama. Solo a fine volume, al contrario del film di Kapur, potremo vedere per la prima volta Elisabetta piangere per il proprio destino. Quest’ultima scena è un esempio perfetto: la situazione è estremamente simile, ma i sentimenti che muovono i personaggi è diversa. In Kapur il taglio dei capelli è un momento di nascita come regina, per l’Ikeda di addio come donna.
Di esempi di questo tipo potrei portane molti altri, ma finirei solo per rendere molto lunga questa recensione, e ancora non so quanti di voi siano riusciti ad arrivare sino a qua.
Spero comunque di avervi incuriosito abbastanza per dargli almeno un occhio la prossima volta che passerete in fumetteria o in libreria. Se poi deciderete di comprarlo spero che rimarrete soddisfatti come lo sono rimasto io.
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