A cura di Ale-chan (testi), Martina (info e grafica) e Il*Barone (autrice)n’
Titolo giapponese: Kamichama Karin
Titolo italiano: Karin, la piccola dea
Autrice: KOGE Donbo
Categoria: Shoujo
:: Il manga in Giappone ::
Casa editrice: Kodansha
Numero di tankoubon: 7, concluso
Data di pubblicazione: 2003
Collana: Nakayoshi KC DX
Rivista di serializzazione: Nakayoshi
:: Il manga in Italia ::
Casa editrice: PlayPress
Numero di tankoubon: 7, concluso
Inizio pubblicazione: Settembre 2004 (“Yatta!” vol. 2)
Inizio pubblicazione in volumi: Dicembre 2006
Senso di lettura: orientale
Distribuzione: edicola e fumetteria
Prezzo: 5 euro.
Nota: “Karin la piccola dea” è stato serializzato nella rivista mensile “Yatta!” nel 2004 e successivamente, nel 2006, raccolto in volumi.
:: L’autrice ::
Koge Donbo nasce a Tokyo il 27 febbraio. Il suo vero nome è Kokoro Haruno. Debutta disegnando doujinshi, per poi dedicarsi ai manga, sia shoujo sia, soprattutto, shounen. Ha realizzato anche libri d’illustrazioni e numerosi artbook. Ama molto i libri della serie di Harry Potter, mangiare ramen e viaggiare. Uno dei suoi manga preferiti è Glass no Kamen. Le sue opere più famose sono Pita Ten e Kamichama Karin (l’unico shoujo, insieme al seguito, che ha realizzato finora), tradotta nel nostro Paese come “Karin, piccola dea”, da cui nel 2007 è stata tratta anche una serie animata di 26 episodi. Nel 2000 ha lavorato come character designer al manga Chicchana Yukitsukai Sugar (“Little Fairy Sugar”) di Aoi Haruka e pubblicato in Italia dalla Play Press.
Storia
1° VOLUME
Karin Hanazono è una vivace ragazzina che, orfana di genitori, vive con la zia. Non è una persona molto brillante, non eccelle particolarmente né nello studio nè nello sport. Fino a poco tempo prima la sua vita scorreva tranquilla perché accanto a lei c’era sempre il suo fedele gattino Shii, che la consolava nei momenti più tristi. Purtroppo Shii muore e la ragazza si trova sola a dover affrontare i problemi quotidiani.
Un giorno, mentre si trova davanti alla tomba del suo micetto, Karin si sente chiedere da un affascinante sconosciuto perché sta piangendo.
Karin, ancora con le lacrime agli occhi, gli spiega che è morto da poco il suo gatto e che quella è la sua tomba. Il ragazzo allora perde tutta l’aura affascinante che lo avvolgeva e le chiede se non sia stupida a fare una cosa del genere. Dopo avergli dato un pugno in pieno viso, Karin corre via arrabbiata e piangente.
Il giorno dopo, tornando a casa dopo un’altra pessima giornata a scuola, Karin incontra una bellissima ragazzina, Himeka Kujo, e stringe amicizia con lei scoprendo di non essere la sola che non ha i genitori. Himeka infatti è orfana e vive con il cugino Kazune, che appare proprio in quel momento.
Karin con stupore scopre che lui non è altri che lo scortese ragazzo del giorno precedente! Per niente felice della cosa si trova poi ad ascoltare una conversazione poco chiara tra Himeka e Kazune. Quando cerca di capire cosa stia succedendo, Karin viene bruscamente messa a tacere dal ragazzo. Stanca di essere trattata male da lui, vorrebbe riprenderlo a pugni ma proprio mentre lo sta per fare lui la ferma: al dito la ragazza porta un anello che ha richiamato la sua attenzione. Kazune vuole vederlo meglio ma Karin si rifiuta, essendo quello l’unico ricordo dei genitori, e dopo avergli tirato la borsa in faccia scappa via.
Karin incomincia a sentirsi strana e il giorno seguente qualsiasi cosa faccia le riesce bene, dallo studio, alla musica, e persino quando desidera che piova per saltare la lezione di ginnastica, si mette a piovere!
Preoccupata, corre alla tomba di Shii, e mentre si chiede cosa stia accadendo un losco figuro vestito in nero e con gli occhiali si rivela a lei chiamandola “Dio”.
Ma proprio in quel momento Karin viene raggiunta da Kazune che fa scappare lo sconosciuto. Karin si sfoga con Kazune, spaventata e stanca per tutto quello che è successo. Per la prima volta il ragazzo mostra il suo lato migliore e, dopo averla coperta dalla pioggia con la sua giacca, le dice che è stato felice di poterla vedere almeno una volta.
In seguito Karin riflette sulla sua frase, poiché ne è rimasta molto colpita e si sente stringere il cuore. Però pensa anche che ora non deve più sentirsi triste, c’è sempre Himeka, ora è diventata sua amica e non soffrirà più di solitudine.
Purtroppo Himeka, che arriva in quel momento per riportarle la borsa, informa Karin che presto tornerà nella sua città in quanto ciò che doveva fare con Kazune è stato portato a termine.
Così Karin si ritrova di nuovo sola davanti alla tomba di Shii e viene ancora una volta avvicinata dall’individuo vestito di nero che le propone uno scambio. Se la ragazza gli darà l’anello che porta al dito, lui farà tornare in vita il suo gatto. Karin sta per accettare ma Kazune la ferma dicendo che quell’anello per lei è importante, non avrebbe dovuto darlo in cambio del suo gatto, anche perché non si può riportare in vita qualcuno.
Il ragazzo vestito di nero cerca di togliere Kazune di mezzo e decide di prendere l’anello con la forza, ma quando tenta di colpire Karin, Himeka la difende perdendo i sensi.
Karin, vedendo Himeka e Kazune in difficoltà, è spinta dal desiderio di proteggerli e per la prima volta riesce ad attivare il potere del suo anello e diventare “dio”.
Tuttavia la sua forza non è controllabile, troppo potere tutto insieme la spaventa. Allora Kazune, mettendosi dietro di lei, la incita a non cedere dicendole che lei non è sola, e la aiuta a far scappare il ragazzo in nero.
Subito dopo Karin sviene e al suo risveglio deve salutare i suoi due nuovi amici.
Il tempo passa, arriva la primavera ma per Karin le vita scorre come sempre… sembra che tutto ciò che è accaduto qualche tempo prima sia ormai un sogno, ma proprio in una mattina di primavera, mentre sta visitando la tomba di Shii, Karin si sente chiamare. Si volta e alle sue spalle trova Kazune.
La ragazza è così contenta che vorrebbe dirgli tante cose ma non riesce a trovare le parole. In seguito arriva anche Himeka e Karin viene invitata nel loro albergo dove l’amica le mostra l’uniforme della scuola media che frequenterà.
Karin si sente un po’ triste nel vederla, dato che lei non sa ancora dove frequenterà le medie, ma ciò che le preme di più è sapere da Kazune qualcosa riguardo “dio” e i suoi poteri.
Kazune le spiega che lei può usare il potere divino solo se spinta dalla volontà di proteggere qualcuno. Mentre i due parlano, Himeka si allontana e Kazune, che ha un brutto presentimento, si mette a cercarla seguito da Karin.
Rientra in scena il tizio vestito in nero, chiamato da Karin “il ragazzo con gli occhiali”, e ancora una volta tenta di attaccare la ragazza.
Karin riesce a usare i suoi poteri e, dopo averlo fatto scappare, si appresta a salutare nuovamente i due amici. Questi però le danno una meravigliosa notizia: hanno parlato con sua zia e da quella primavera Karin potrà andare a vivere con loro e frequentare la loro stessa scuola!
Per la giovane si prospetta una nuova vita. Purtroppo non tutto va come dovrebbe, e appena arrivata alla nuova scuola la ragazza viene bloccata dalle fan di Kazune, che le intimano di stare lontano da lui.
Poi ritrova “il ragazzo con gli occhiali”, che si chiama Kirio ed è presidente d’istituto. Come se non bastasse, Karin capisce che Himeka ha già delle amiche e la sensazione di solitudine comincia nuovamente a riempirle il cuore.
Mentre cammina sconsolata, Karin incontra un affascinante sconosciuto che le chiede se sta bene e la fa sorridere. Per Karin è la svolta: finalmente ha trovato il suo principe azzurro!
Però il ragazzo in questione sembra legato a Kirio, il quale gli chiede subito di mettere alla prova questa nuova dea.
Poco dopo Karin si ritrova davanti una dea sconosciuta che la attacca e, non sapendo come fare per contrastarla, sta per avere la peggio quando interviene Kazune a salvarla.
Così Karin scopre che anche Kazune può trasformarsi in “dio” e con il suo aiuto mette in fuga la dea che li stava attaccando.
Kazune sviene subito dopo e Karin lo deve portare a casa di peso. Giunta a destinazione, viene a sapere da Himeka che Kazune odia trasformarsi e soprattutto odia il fatto di perdere i sensi subito dopo. Tuttavia il ragazzo si trova costretto a farlo per proteggere Himeka, che altrimenti rischia di morire.
Karin, sebbene non capisca la situazione, decide di aiutare Kazune a proteggere Himeka: non permetterà a nessuno di farle del male.
Dopo la dura giornata passata, quando finalmente sta per mettersi a dormire, Karin vede qualcosa sul suo letto: è il suo gattino Shii… e sembra essere vivo!
[Fine del 1° volume originale]
Considerazioni
Koge Donbo è un’autrice famosa per il suo essere eclettica e riuscire a creare opere molto leggere come Digi Charat e nel contempo manga dalla struttura più complessa quale é stato Pitaten.
Kamichama Karin può essere descritto come una fusione tra i due tipi di opera. Presenta infatti la componente leggera e vivace di un manga per bambine, ma al suo interno lascia intravedere una trama molto complessa.
Considerando la rivista sulla quale è pubblicata e il suo target, Kamichama Karin potrebbe essere consigliata superficialmente a un pubblico che ama le “majokko” e che quindi può ritrovare nelle varie trasformazioni dei personaggi la componente magica che caratterizza il filone. Tuttavia, se si prosegue la lettura, ci si accorge che non è proprio questo il punto forte del manga.
La parte giocosa del manga è in realtà una tecnica che l’autrice usa per sdrammatizzare e alleggerire il plot complicato.
E’ doveroso dire che Kamichama Karin è stata ideata come storia autoconclusiva e che, in seguito al grande successo, la rivista “Nakayoshi” ha deciso di far proseguire la serie.
Infatti si nota facilmente la differenza tra la storia leggera dei primi 3 capitoli (che dovevano formare la storia autoconclusiva) e il resto della serie.
La trama si fa sempre più fitta, entrano in scena personaggi interessanti e misteriosi che ogni volta aggiungono un pezzo di background ai personaggi principali.
Karin stessa è un personaggio del quale non sappiamo quasi nulla a parte l’indole allegra e sbadata. Le informazioni sono ancora di meno nel caso di Kazune o Himeka, il cui passato è avvolto dal mistero più assoluto. Di questi personaggi si hanno poche informazioni: il lettore le trova piano piano e deve metterle insieme per trovarne un senso. Probabilmente il punto forte del manga è proprio la curiosità che riesce a stimolare nel lettore, il desiderio di sapere cosa si cela dietro tutte le cose non dette, e quali sono i veri rapporti che legano i personaggi.
Dal punto di vista stilistico, l’autrice realizza tavole davvero belle con disegni precisi e accurati, per poi passare con disinvoltura a immagini incredibilmente semplificate ed esagerate. Tutto questo viene bilanciato talmente bene che il lettore non se ne sorprende più di tanto e affronta il cambiamento sentendo salire un sorriso.
Lo stesso succede con la narrazione, che presenta momenti altalenanti proprio come i disegni. Si passa con facilità da un momento leggero e spensierato a un altro più serio e profondo in un continuum che permette all’autrice di tenere sempre vivo l’interesse del lettore.
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