A cura di Emy
Titolo originale: Watashi ni xx Shinasai
Autrice: TOOYAMA Ema
Categoria: Shoujo
:: Il manga in Giappone ::
Casa editrice: Kodansha
Numero di tankoubon: 19, completo
Anni di pubblicazione: 2009
Rivista di serializzazione: Nakayoshi
Vincitore del Kodansha Manga Award nel 2012 (manga per bambini).
:: Il manga in Italia ::
Titolo: Missions of love
Casa editrice: Star Comics
Numero di volumi: 19, completo
Inizio pubblicazione: 2016
Senso di lettura: orientale, 4.30 Euro.
:: Il film ::
Data di proiezione in Giappone: 2018
Titolo internazionale: Missions of love
Diretto da: Tōru Yamamoto
Scritto da: Ayako Kitagawa
Durata: 96 minuti
Cast: Tina Tamashiro, Yuta Koseki
Della durata di un’ora e mezzo o poco più, il film aveva le carte in regola per riuscire interessante e in effetti all’inizio parte molto bene. Purtroppo lo sviluppo centrale viene riassunto superficialmente e questo si ripercuote sui personaggi secondari, poco approfonditi (Mami in particolare viene quasi asfaltata), per poi chiudere in modo piuttosto sbrigativo. Peccato, gli interpreti si sono dimostrati validi e la protagonista ha l’appeal giusto per interpretare un personaggio non troppo simpatico. A scopo promozionale, una serie di 4 episodi (11-14 minuti ciascuno) con gli stessi attori è stata trasmessa in patria su TBS e MBS TV prima della proiezione del film. I cortometraggi, che riferiscono a un immaginario prequel del manga, sono carini ma tutto sommato trascurabili.
Storia
Yukina Himuro, studentessa dell’ultimo anno delle medie, ha fama di essere fredda a causa dello sguardo di ghiaccio. Nessuno sa che in realtà Yukina è Yupina, una scrittrice di romanzi distribuiti su telefonino… O meglio, nessuno tranne Akira Shimotsuki, suo cugino. Yukina per mantenersi alta in classifica decide di scrivere un romance, un romanzo incentrato su una storia d’amore. Il problema è che le manca qualsiasi esperienza in questo senso, decide perciò di porre rimedio quando viene a sapere che il popolare Shigure Kitami è un ragazzo perfetto solo di facciata. Venendo in possesso delle prove necessarie per sbugiardarlo e fargli perdere la sua popolarità, Yukina lo ricatta perché gli obbedisca in tutto e porti a compimento degli incarichi (chiamati da lei “Mission”) che la ragazza gli impartirà di volta in volta. Le missioni vanno dalla richiesta di una stretta di mano a un bacio sulle labbra a un morso sul collo (…): grazie a queste esperienze Yukina avrà materiale per poter scrivere il suo romanzo. In effetti, quando la novel viene diffusa sui cellulari, ottiene da subito un grande successo. Quel che Yukina però non poteva prevedere era il suo coinvolgimento crescente nei confronti di Shigure, dal momento che il ragazzo non le è indifferente. Ciò causa la gelosia del cugino, Akira, che prontamente le confesserà il suo amore. Quello che di fatto è un triangolo sentimentale si allarga ad altri personaggi: Mami, amica d’infanzia di Shigure da sempre innamorata di lui e Hisame, che ha un rapporto complicato col fratello Shigure…
Considerazioni
Mi sono avvicinata a questo titolo con un certo timore dovuto ad alcune polemiche circa i presunti contenuti “smut” del manga. Poiché il tag “smut” si associa a contenuti adulti, relativi nello specifico alle relazioni sessuali, mi ero chiesta se “Nakayoshi”, l’originaria rivista di serializzazione, si fosse orientata verso lo smut: ciò mi avrebbe sorpreso, essendo “Nakayoshi” una rivista destinata alle giovanissime.
Sarò breve: Missions of love non è smut. Non lo è (per fortuna), a dispetto delle pose ammiccanti che sfilano tanto negli episodi del manga quanto nelle copertine e nonostante alcune situazioni possano risultare marcatamente allusive. Se ci si ferma alle cover e all’estetica può in effetti sembrarlo eppure, una volta letto il contenuto, ci si può rasserenare: non c’è l’ombra di rapporti sessuali, anche se i personaggi possono abbracciarsi su un letto, mordere un orecchio o il collo, abbracciare da dietro le spalle (classica posa smut)… a conti fatti il titolo si mantiene nell’ambito del target. Certo le pose maliziose, il fan service, le frasi ambigue si sprecano ma del resto l’intenzione dell’autrice è resa esplicita fin dal titolo originale: “Fammi XX!”, un titolo allusivo e ambiguo, appunto.
Certo, ci si può soffermare sull’eccesso di situazioni-limite, sulla “minaccia” di uno stupro che resta un po’ nell’aria, sull’erotismo evocato, però la serie non concretizza mai queste promesse/ minacce/ desideri che restano, appunto, nell’aria. Semmai, ci si può stupire che l’autrice sia stata in grado di replicare questo gioco per ben diciannove volumi.
Tuttavia è più interessante soffermarsi sulle psicologie dei personaggi e su come risultino semplici, automatiche, prevedibili. I personaggi hanno intorno ai quattordici anni, ma ragionano come bambini delle elementari che giocano al gioco della bottiglia… io ti sfido a baciare Tizio, abbracciare Caio, prendere la mano di Sempronio, portalo in un’altra stanza, digli che ti piace, digli che fa schifo… situazioni tipiche delle elementari, quando si sperimentano fantasiose gerarchie di potere. Come nel gioco della bottiglia, tutto parte da Yukina, che inizia a dare ordini, poi lo “scettro del potere” passa a Shigure, poi a Mami, ad Akira e infine a Hikase per poi tornare a Yukina. Certo il gioco a un certo punto stufa, in fondo si capisce che sono fantasie di bambini e che le “minacce/ paure/ desideri” del diventare adulti si concretizzeranno solo quando adulti lo diventeranno davvero. D’altro canto, è la zona del pericolo, la prossimità della soglia e in definitiva il timore del rito di passaggio che di fatto è il tema dell’opera: bisogna diventare adulti, prima o poi. Significativamente, Yukina/Yupina svolge il suo arco e accetta di superare la soglia fronteggiando la sua paura e svelandosi per quella che è, ossia una persona piena di difetti e capace di bugie, tradimenti, insicurezze. Come a dire: ci avevate creduto, che facendo sesso si diventasse adulti? Sarà anche un rito di passaggio ma è solo uno dei tanti perché la serena accettazione delle proprie imperfezioni è ciò che fa davvero la differenza, quello che consente di fare un passo in avanti e tracciare una strada.
Infine, il mestiere di Yupina, la scrittrice (cosa che non è poi così incredibile, considerando che esistono realmente scrittrici sedicenni nate su Wattpad), permette alla mangaka di introdurre anche un’altra tematica: il rapporto arte/ vita. Chi scrive, scrive di qualcosa che sa e che conosce bene o ci ricama sopra fantasticandoci su? Nella serie il fattore metanarrativo è presente e anche in questo senso il finale dice qualcosa di significativo.
In conclusione: lontana dall’essere un’opera di rilievo (a causa del gioco ripetuto che si protrae per un numero eccessivo di volumi), Missions of love non è però una serie deleteria, è possibile ritrovare qua e là spunti di riflessione pur essendo sostanzialmente destinata all’intrattenimento. Dal punto di vista grafico si mantiene entro la media di “Nakayoshi” (anche se il tratto è meno bidimensionale della norma), con tavole dove campeggiano primi piani e un’impostazione grafica mirata a una leggibilità rapida, al consumo veloce. Una serie scacciapensieri, con un’abbondante dose di malizia che tiene desta l’attenzione. Un’operazione che si può considerare astuta e commerciale, ma sviluppata con chiarezza d’intenti e adeguata consapevolezza.
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