Recensione Manga – Stigma di Kazuya Minekura

A cura di Feld- (testi) e Rhayader (grafica)

Titolo: Stigma
Autrice: MINEKURA Kazuya
Categoria: Shoujo

:: Il manga in Giappone :: 
Casa Editrice: Shinshokan
Numero di volumetti: 1, completo
Data di pubblicazione: 2000
Rivista di pubblicazione: Wings

:: Il manga in Italia :: 
Casa editrice: Dynit
Numero di volumetti: 1, completo
Pubblicato in Italia nel: Novembre 2007
Distribuzione: fumetteria e online
Prezzo: E 13.00.

NOTA: il manga è interamente a colori.
Formato 14,8 x 21 cm, circa 170 pagine; brossura fresata con sovraccoperta; in quadricromia + pantone metallizzato.

Storia
NOTA: le considerazioni dal sapore poetico nel riassunto che presento sono esclusivamente quelle esplicitamente riportate nelle didascalie del protagonista/voce narrante; eliminarle del tutto voleva dire lasciare molte azioni di questa storia minimalista ingiustificate, quindi sono stato costretto a lasciarne alcune.
Il volume unico è suddiviso in dieci capitoli, a ognuno dei quali è associato un titolo e un significato del termine “Stigma”, o, nel caso dell’ultimo capitolo, “Stigmata”.

Capitolo 1
A glass of brandy
1) Disonore, umiliazione, infamia, o in alternativa il loro marchio: l’impurità.
Quasi un anno dopo essersi risvegliato solo e abbandonato in una discarica, in un mondo postapocalittico, un uomo senza memoria e senza nome, con soltanto degli stracci e una valigia, vaga ancora alla ricerca di frammenti del proprio passato, in ogni città riconosciuto come una persona differente. In un vicolo, incontra una prostituta che era stata picchiata da alcuni clienti a causa delle sue prestazioni, insoddisfacenti per via dell’assunzione di droga… dopo aver scambiato due parole davanti a un bicchiere, lei chiede di poterlo ringraziare con una notte di sesso e lui, avendo acconsentito per rispetto nei suoi confronti, le regala un soprannome e un momento di dolcezza, chiamandola “Brandy”, come il liquore che le aveva offerto e intorno al quale avevano costruito una metafora delle proprie verità. La mattina dopo, Brandy viene trovata morta nel vicolo sul retro; udite per caso delle parole ingiuriose da parte del probabile omicida, questo uomo senza nome estrae una pistola e spara, prima di abbandonare anche quel luogo, e continuare la propria ricerca.

Capitolo 2
Io, la piuma e il ragazzo
2) Punto debole: indicazione di qualcosa al di fuori delle regole o che esula dall’ordinario (riguarda un marchio o un simbolo)
Con il viso chino verso il basso, sotto un cielo plumbeo cui è stato sottratto il blu, il senza nome pensa al tempo in cui il cielo era ancora ricco di vita, quando improvvisamente, vista a terra una piuma, alza lo sguardo e vede un bambino cadere da sopra; scorgendo quel cielo ormai irraggiungibile nel suo sorriso e nei suoi occhi, decide di salvarlo da chi lo stava inseguendo e di aiutarlo nella sua ricerca: trovare gli uccelli, ormai apparentemente estinti. Dopo averlo ribattezzato Stork, “cicogna”, Tit, il bambino, si mette dunque in cammino con lui.

Capitolo 3
Foggy Screen
3) [Nell’antichità] Marchio a fuoco impresso sulla pelle di uno schiavo o di un criminale, emblema del disonore.
Svegliatosi da un incubo del suo passato, in cui, marchiato sul collo con una farfalla nera, uccideva gente senza esitazione, Stork riprende il cammino, quando un ladro improvvisamente ruba la valigia con cui si era risvegliato un anno prima: Tit insegue il borseggiatore e lo raggiunge, ma, mentre questi lo sta per accoltellare, Stork, vedendo un fiore rosso impresso sul petto del criminale, spara. Il bambino stringe forte la sua mano, prima di proseguire nel loro cammino.

Capitolo 4
Share my blankets
4)[Botanica] Parte del pistillo.
I profondi solchi sulle mani tormentano con la loro presenza Stork, che rimugina, il corpo coperto di ferite, sulla degenerazione del mondo e del cielo, cui non riesce a sfuggire, marchiato dai giorni del suo passato; Tit si avvicina a lui, allora, tenendogli caldo sotto le coperte, gli parla del perché vuole trovare gli uccelli, della sua famiglia e della speranza che quelle creature alate non siano morte, ma abbiano abbandonato l’uomo, quasi incapace di sopravvivere e vivere al contempo. Addormentandosi, rivela sul fianco un’enorme cicatrice.

Capitolo 5
Segatura gentile.
5) [Zoologia] A- Fessure verso le trachee degli insetti, pori dei ragni. B- Riferito a una cresta, parte centrale non trasparente della piuma.
Dopo aver acquistato un martin pescatore imbalsamato per toglierlo dalla gabbia in cui si trovava, Stork si chiede, ferendo la sensibilità di Tit, se la loro ricerca ha davvero senso, o se l’illusione che stanno inseguendo non debba essere priva di interesse per un uomo senza passato né nome… il bambino, deluso, scappa via, e nell’inseguirlo Stork intravede la figura di un uomo vestito di scuro con una farfalla nera tatuata sul collo, e sviene in mezzo alla strada, vomitando sangue. Si risveglia in un hotel a buon mercato, con a fianco Tit, decisi nuovamente a proseguire nella ricerca.

Capitolo 6
Tutto ciò che ora è lì
6)[Zoologia] Punto oculare. Piccolo organo sensibile alla luce di alcune sottospecie di alghe e invertebrati.
Scrutando il cielo, Tit scorge una forma che vola, ed esce trafelato per inseguirla; mentre è via, Stork riflette sulla capacità del bambino di sanare le cicatrici del suo animo, e su come quella dolcezza lentamente sta diventando tutto il suo mondo.
Quando Tit torna, dice che non era un uccello che aveva inseguito, ma una farfalla coda di rondine, come gli era stato spiegato da un uomo vestito di nero con quella stessa farfalla impressa sul collo…

Considerazioni
Come evidente dalle scelte strutturali e narrative prese, la Minekura, nel realizzare Stigma, ha voluto concentrarsi sulla poesia dei personaggi e delle tematiche più che sulla trama o sulla completezza dei profili psicologici; queste scelte prese dall’autrice, chiaramente, portano con sé una serie di conseguenze che da un lato rendono il volume una mosca bianca nel panorama dei manga pervenuti in Italia, dall’altro tradiscono un’ambizione non del tutto realizzata, che può lasciar facilmente l’amaro in bocca a chi esige una compiutezza nella trattazione di temi e simbolismi.
Se colori e sceneggiatura incentrano interamente sull’aspetto emotivo la lettura del manga in questione, non è difficile notare come la regia, pur non sempre originale né impeccabile, sia dotata di una certa coerenza rispetto agli argomenti proposti (inquadrature “tagliate” per dare un’idea di indeterminatezza e rispecchiare la frammentazione interiore del personaggio, primi piani esclusivamente sui visi dei protagonisti, metaforici o effettivi, della vicenda, come a restringere alla loro visione interiore l’intero mondo che li circonda, molte sequenze legate principalmente da associazioni mentali…); altresì notevole è che la ricerca del cool, talvolta quasi estemporanea in altre opere dell’autrice, sia qui perfettamente contestualizzata.
Il risvolto della medaglia è che altre scelte, come quella che dà il titolo all’opera, portano a una serie di input non approfonditi: tematiche come la ricerca di purezza, la memoria, la percezione di sé e del mondo, l’alienazione, impongono una trattazione approfondita o comunque dotata di una compiutezza che il volume non sfiora nemmeno, preferendo rifarsi a un simbolismo decisamente sincretizzato e talvolta sin troppo vago. La stessa innegabile poesia che permea la storia e le immagini può risultare banalizzata da tale superficialità dei temi, e finire per non soddisfare anche chi in un primo momento aveva apprezzato la rude delicatezza di certi momenti.
Dando un giudizio complessivo, consiglio caldamente il volume a chiunque abbia apprezzato o apprezzi lo stile della Minekura, e a chiunque sia alla ricerca di una storia dolce e leggera come una piuma; il lettore più smaliziato o esigente, però, potrebbe rimanere infastidito o deluso dalle troppe ambizioni frustrate.

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