Recensione Manga – Bisexual di Souko Masaki

A cura di Silvalandia (testi), Emy (info) e Penny Fabula Incerta (grafica)

Titolo originale: Bisexual
Autrice: MASAKI Souko
Categoria: Shoujo*

*inquadriamo questo titolo nella categoria Shoujo basandoci sulla rivista d’origine, ma facciamo presente che affronta anche la tematica Boy’s Love.

:: Il manga in Giappone :: 
Casa editrice: Kodansha
Numero di tankoubon: 1, completo
Pubblicato nell’anno: 2003
Rivista di pubblicazione: Dessert

:: Il manga in Italia :: 
Casa editrice: Kappa Edizioni
Numero di volumi: 1, completo
Pubblicato nel: 2007 SOLO PER LIBRERIA
Dati: 13×18 cm, 192 pagine, b/n, euro 8,5.

Storia
Nuova scuola, primo anno… primo bacio. Tutto abbastanza regolare e scontato fin qui, se non fosse che a baciare Shinichi è un altro ragazzo. Nel 2007, la Kappa Edizioni decide di pubblicare, in un volume unico di 197 pagine, l’insolita storia d’amore raccontata da Masaki Souko nel suo Bisexual (shounen ai pubblicato dalla Kodansha sulla rivista “Dessert”). Shinichi, undici anni circa, è uno dei due giovani protagonisti; il Lancillotto (o la Ginevra, che dir si voglia) della situazione. Kitsuma è la sua dolce metà: ragazzino di due anni più grande nel quale riconosciamo subito una vecchia conoscenza di Shinichi. Infatti Kitsuma s’innamora praticamente a prima vista del compagno più giovane, non appena quest’ultimo inizia a frequentare la sua stessa scuola media. Ma, in effetti, i due sono doppiamente legati l’uno all’altro già da diversi anni: se da una parte si vedono involontariamente uniti dalla forte amicizia dei loro padri, dall’altra le loro strade si sono snodate parallele durante gli anni delle elementari a causa di una rivalità sportiva.
Entrambi campioni di kendo, ma nello scontro diretto la superiorità del maggiore era innegabile: non a caso, la storia si apre con l’umiliazione che Kitsuma infligge a Shinichi sconfiggendolo in un torneo. Tra cuori e spade, quindi, inizia la vicenda amorosa: Kitsuma, dichiaratamente bisessuale, è un vero casanova senza esclusione di colpi né distinzioni di genere; fa strage di cuori rosa e azzurri indifferentemente. Non appena il più giovane e ingenuo Shinichi mette piede nel suo Istituto, o forse dovremmo chiamarlo regno, il ragazzo lo nota e sembra designarlo come sua nuova preda, perciò comincia a stuzzicarlo e punzecchiarlo senza tregua né ritegno; salvo poi innamorarsene a tutti gli effetti.
Così, in seguito alla divertita malizia iniziale, lo vediamo mettere in atto un vero e proprio piano di battaglia, un’accurata manovra seduttiva. Nel passaggio dalla scuola elementare a quella media, Kitsuma ha abbandonato il kendo, sport in cui era un campione come sappiamo; ma davanti alla richiesta di Shinichi di sostituirlo in un’importante gara alla quale lui non potrà partecipare, il nostro Lancillotto/Ginevra non può che accettare. E, dopo la vittoria, non può nemmeno non riscuotere il premio di ringraziamento da parte di Shinichi: un pagamento “in natura” che a quest’ultimo… non pesa. Anzi, non dispiace affatto. Si può dire, a tutti gli effetti, che il kendo fu galeotto.
Ora però, il sempre meno ingenuo ragazzino si trova nella difficile, e insolita, situazione di far chiarezza nel suo cuore e decidere chi ama veramente: Kitsuma o la di lui ex ragazza? Non ci vuole molto perché il giovane spadaccino capisca e ammetta con sé stesso i propri sentimenti. A questo punto prende vita un bizzarro teatrino in cui la relazione omoerotica e clandestina tra Shinichi e Kitsuma procede parallelamente a quella tra due compagne anche loro, evidentemente, bisexual. Così, tra le due coppie s’instaura un rapporto di complicità fondato sul coprirsi reciprocamente per mantenere nel silenzio e nell’ombra le rispettive relazioni anticonvenzionali e trasgressive. Poi, d’improvviso, un finale assolutamente a sorpresa: anticipo solo una fuga d’amore e, soprattutto, un decisivo quanto inatteso intervento dei padri dei due ragazzi, che stravolge tutte le regole di un gioco già di per sé fuori dagli schemi.

Considerazioni
Il tema affrontato in Bisexual è decisamente atipico, quantomeno nel panorama italiano. La domanda che sorge spontanea sfogliando le pagine di questo shounen ai è una: come può essere possibile racchiudere in uno stesso volume questioni normalmente distanti come l’infanzia (perché, al massimo, di pre-adolescenti si parla in questo manga) e bisessualità (e, insieme, di omosessualità e lesbismo)?
La chiave risolutiva dell’autrice è davvero originale: la sua soluzione passa attraverso un linguaggio e un disegno che si contraddistinguono per freschezza e leggerezza rispetto ad altre opere parenti. Un tema apparentemente scabroso, o comunque insolito e delicato, è abilmente trasformato in una lettura allegra e giocosa. L’arma segreta impugnata dalla mangaka è l’allusione: nulla è mai veramente esplicito; i due protagonisti sono ritratti attraverso una lente poco invasiva, il “parlare di” per lo più prende il posto dell’ “agire”. Grazie a questa scelta, il volume si discosta da quei canoni e quegli spazi narrati che definiscono il genere shounen.
A potenziare questa sensazione di allontanamento, si unisce l’ambientazione infantile o pre-adolescenziale che dir si voglia (fatto sta che di scuola elementare e media si parla!), deliberatamente sottolineata, marcata e ribadita attraverso un espediente tanto comune quanto divertente dell’arte sequenziale nipponica: la messa in scena di personaggi in “formato pupazzetto” (deformed), una sorta di alter-ego dei personaggi veri e propri, piccoli e con occhioni così grandi e tondi da far invidia a Candy Candy e Lady Georgie. Tutto ciò accanto a una rappresentazione “più realistica” dei personaggi.
In questo modo, da una parte ci sono delle sagome caricaturali che alleggeriscono i toni del racconto attraverso faccine dolci, tenere e anche divertenti (valendo al tratto di Masaki Souko l’appellativo di disegni kawaii, ovvero carini); dall’altro, un design più realistico attraverso il quale i personaggi riacquistano sembianze più significative ed espressioni più profonde, mostrando persino sguardi furbi e sfrontati, nulla a che vedere con gli occhioni languidi dei “pupazzetti”.
Se da una parte questa soluzione smorza i toni, che rischierebbero di cadere nel pesante, dall’altra pecca di esagerazione, in un certo senso: personalmente, credo che queste immagini tenere e kawaii finiscano con lo stufare se si ricorre troppo a loro ausilio, col rischio, inoltre, di distrarre dalla narrazione. Altro elemento inconsueto del manga è il comportamento dei “grandi”.
L’atipicità della storia narrata non lascia poi così basito il mondo adulto, i genitori non rimangono, come ci si aspetterebbe, sconvolti nello scoprire l’amore omosessuale tra i due figli praticamente ancora bambini: l’unico ostacolo che pongono alla loro storia è strappare a entrambi la promessa di ottenere e mantenere buoni voti a scuola. Mondo, quello adulto, che peraltro, attraverso un design più realistico e un trattamento mai burlesco, ribadisce timidamente i temi affrontati più apertamente e senza tema di giudizi grazie ai bambini-pupazzetti: rimando qui al finale a sorpresa e all’intervento dei padre di Shinichi e Kitsuma, amici di vecchia data, che stravolgono un racconto trasgressivo già ammantato di ambiguità e anticonvenzionalità.
In questo mondo, viene meno la delicatezza del linguaggio allusivo; basti pensare alla crudezza con cui è descritta l’idea di matrimonio e, quindi, il rapporto tra le due coppie di genitori: l’amore non ha nulla a che vedere con queste unioni, furono solo convenienza e convenzioni a decidere che quei due matrimoni s'”avevano da fare”.

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