Recensione Manga – La processione funebre di K (K no souretsu) di Maki Kusumoto

A cura di Martina

Titolo: K no Souretsu (La processione funebre di K)
Autrice: KUSUMOTO Maki
Categoria: Josei

:: Il manga in Giappone :: 
Casa editrice: Shueisha
Numero di volumi: 2 -concluso
Anni di pubblicazione: 1994-1995
Rivista di serializzazione: Chorus

:: Il manga in Italia ::
Casa editrice: Star Comics 
Numero di volumi: 1 -concluso
Pubblicato nel mese di: Luglio 2020
Prezzo: 17,90 E; collana Wasabi
Le prime e le ultime pagine del fumetto sono a colori, il resto in B/N.

:: L’autrice ::
Nata il 15 luglio 1967 a Kanagawa, ha debuttato con Oki ni mesu mama nel 1984 su “Margaret”. Ha studiato filosofia alla Ochanomizu University di Tokyo. È nota per il suo stile grafico decadente e inquietante, particolare e sinistro, a volte surrealista, che è stato seminale in Giappone. Ha anche esposto in gallerie. Attualmente vive a Londra.

La sinossi presente in questa pagina è la traduzione autorizzata del testo scritto da Jeanne Jhonson, che trovate sul sito (ora offline):
http://www.aestheticism.net/

Storia

“Mi sveglio ogni giorno alle 9:30′ -il prologo inizia in chiave surrealista giapponese/francese- ‘Mi vesto e passo di piano in piano in questo edificio collezionando i morcufara.” Il collezionista di morcufara porta attorno al proprio collo ciò che sembra essere un portasigarette femminile e chiede in un giapponese pedantemente cortese se qualcuno ha dei morcufara di cui vuole sbarazzarsi. ‘Il mio lavoro non ha mai termine. Ma oggi l’ascensore era rotto’.
Che cosa sono i morcufara? All’inizio nessuno lo dice. Poi uno dei personaggi chiede la stessa cosa e alla fine si capisce cosa sono: assomigliano a delle grandi e grosse briciole di pane.
La storia vera e propria inizia quando il funerale di K giunge al termine. Arriva un nuovo inquilino che chiede la strada per la pensione nella quale tutti vivono. L’edificio è di stile europeo, molto anni ’50, scarsamente arredato, con tubature antiche e scale a chiocciola. L’autrice riproduce ogni dettaglio in modo straordinariamente esatto.
Il nuovo arrivato si trasferisce nella vecchia stanza di K. Come spiega l’ingegnere coinquilino, K è morto ma non sono stati capaci di trovare il suo corpo. Hanno finto di seppellirlo comunque, celebrando un funerale senza cadavere.
Il protagonista fa domande circa l’uomo che prima di lui occupava quella stanza e quasi di proposito intraprende la ricerca dell’omicida, sempre che K sia stato assassinato.

Nessuno è d’accordo su che tipo di persona fosse. Il defunto viene definito anche come una ”piccola merda egoista” (testuali parole) che si dava tante arie soltanto per aver scritto poesie.
In ogni caso, la storia continua con l’atmosfera alienante che accomuna tutte le storie surrealiste. Alla fine viene trovato il corpo di K. O perlomeno, viene trovato un corpo.
Successivamente si scopre che il collezionista di morcufara ha avuto un ruolo circa la morte di K e così tutti gli altri personaggi…  Forse avrà qualche funzione anche il ragazzo con gli occhialini da nuoto il cui appartamento non contiene che due vasche da bagno e che se ne va in giro chiedendo agli inquilini ”Gradireste farvi un bagno?”.
Questo è a grandi linee ciò che accade nella prima parte di questo manga originale, intrigante e stilosissimo!

Considerazioni

Maki Kusumoto è una delle autrici che per prima consiglierei a chi ritiene che uno shoujo manga possa mettere in scena nient’altro che problemi di cuore. K no Souretsu è un vero e proprio fumetto surrealista/decadente, tanto che la trama sembra uscita dalla mente di un surrealista francese! Lo stile dei disegni è in perfetta sintonia con la storia: grandi aree contrastanti di bianco e nero, visi stravolti e scarni, vestiti bizzarri e inspiegabili…
L’impostazione delle tavole è innovativa e originale, caratteristiche che distinguono tutta la produzione di Kusumoto sensei.
Entrare in quest’opera equivale a muovere i primi passi in un Paese delle Meraviglie distorto e dark. La parte del leone la fanno i disegni, assolutamente superbi e magnetici. I riferimenti a una tradizione grafica dominata da Aubrey Beardsley sono molto marcati, ma in più la Kusumoto aggiunge di suo un gusto tutto particolare per le ombre e per il dark, per il grottesco e il surreale.
I disegni, le inquadrature, la disposizione delle vignette e degli stessi dialoghi svolgono un ruolo decisivo. La sorpresa del colore che si affaccia nitido e senza sfumature tra il bianco e il nero, le differenti angolazioni e prospettive che dalla grafica si trasferiscono alla narrazione.
In una parola: seduzione. È una seduzione a cui difficilmente si può resistere, anche se i simboli di cui è costellata la trama sono di non chiara interpretazione, anche se la vicenda stessa sfuma nelle spirali del sogno e nei territori dell’incubo, la seduzione che si trasmette dalle pagine direttamente a noi è cosa che non si possa ignorare. E a volte per capire bisogna affidarsi a porte secondarie: indispensabile ricorrere agli extra per scoprire ciò che non era stato narrato nella storia principale, per raggranellare qualche briciola che aiuti a recuperare un filo logico assieme a un brandello di razionalità.
Rigorosamente consigliato agli amanti dell’insolito, ai seguaci del gotico, agli estimatori dell’Arte.

Gallery

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