Recensione Manga – Il clan dei Poe (Poe no ichizoku) di Moto Hagio


A cura di Emy

Titolo: Poe no Ichizoku (Il clan dei Poe)
Autrice: HAGIO Moto
Categoria: Shoujo

:: Il manga in Giappone :: 
Casa editrice: Shougakukan
Numero di volumi: 5 -concluso
Anni di pubblicazione: 1974-6
Rivista di serializzazione: Betsucomi
Seconda edizione: 1998, Shougakukan, 3 voll.

:: Il manga in Italia ::

Prima edizione
Titolo: Edgar e Allan Poe – Il clan dei Poe
Casa editrice: Ronin
Numero di volumi: 3 -completo, b-n, mensile, 306 pp.*
Pubblicato a partire da: Ottobre 2011
Prezzo: 7.90 Euro, libreria e fumetteria
*Il primo volume contiene una prefazione a cura di Giorgio Amitrano e un articolo di Shuichiro Koike, regista della compagnia Takarazuka.

Seconda edizione
Titolo: Il clan dei Poe
Casa editrice: J-Pop
Numero di volumi: 2, completo
Pubblicato a partire da: Novembre 2019
Prezzo: 15 Euro, libreria e fumetteria
Questa edizione, rispetto alla prima, oltre ad avere un formato più grande che permette di apprezzare al meglio le tavole del fumetto, presenta anche numerose pagine a colori.

06_new :: Award :: 
Nel 1976 questo manga ha ricevuto il 21° Shougakukan Manga Award, categoria giovanile, a pari merito con 11 nin iru! (Siamo in 11!), della stessa autrice.

:: Merchandising e Curiosità ::
Da Poe no ichizoku sono stati tratti un radio drama e 6 drama CD, ossia CD con musiche e scene recitate. Questo titolo è stato il primo shoujo manga di casa Shougakukan a essere raccolto in tankoubon (ma non il primo shoujo manga in assoluto a uscire in volume, perché Kodansha e Shueisha già raccoglievano in tankoubon gli shoujo manga prima della Shougakukan). Nonostante il titolo italiano della prima edizione sia “Edgar e Allan Poe”, il titolo originale è quello che nella medesima edizione è il sottotitolo, ossia “Il clan dei Poe” (di fatto Allan non è coprotagonista nella serie), ripristinato nella seconda edizione J-Pop. Nel 2016 Moto Hagio in Giappone ha realizzato un volume che è il sequel di questa serie: “Poe no Ichizoku: Haru no yume”, serializzato sulla rivista josei “Flowers” di Shougakukan. L’episodio è ambientato nel 1944, quando Edgar e Allan fuggono dai bombardamenti e si recano nel Galles, dove incontrano una ragazzina tedesca. Moto Hagio ha in seguito realizzato altri sequel: “Poe no Ichizoku: Unicorn”; “Poe no Ichizoku Himitsu no Hanazono”; “Poe no Ichizoku Ao no Pandora”.

Storia

Edgar e Allan Poe/Il clan dei Poe è un manga edito in Giappone negli anni Settanta composto da quindici episodi, i quali sono stati presentati in ordine sempre diverso -e mai strettamente cronologico- nelle diverse riedizioni di questo titolo.

La storia vede come protagonisti due vampiri quattordicenni, Edgar e Allan, che vivono in Europa tra il 1740 e il 1976.

Primo episodio: Il clan dei Poe (titolo originale: Poe no ichizoku)
La famiglia Portsnell, composta dal barone Portsnell, la moglie Sheila e i figli Edgar e Marybell, lascia il villaggio in cui ha da sempre abitato per trasferirsi in città, promettendo ai paesani di ritornare, un giorno.
Giunti a destinazione, entrano in un ristorante dove suscitano ammirazione per la loro bellezza ed eleganza. Marybell però, una volta seduti a tavola, sviene e il giovane dottor Clifford, tra i presenti, se ne prende cura facendola sdraiare in una stanza separata. Edgar non nutre simpatia per il medico, di cui ha notato l’interesse per la madre. Rimasti soli, i Portsnell discutono: alla madre Clifford non dispiace, allora Edgar le chiede perché mai non gli salti addosso per succhiargli il sangue, dal momento che sono dei vampiri. Il barone lo rimprovera: loro non assalgono nessuno, ma si limitano a scegliere qualcuno da far entrare nella loro famiglia.
Nei giorni seguenti, passeggiando in un bosco, Edgar incontra il coetaneo Allan Twilight mentre va a cavallo. I due scambiano qualche frase; Allan dice di essere uno studente della Saint Windsor ed Edgar decide di iscriversi lì per incontrarlo di nuovo. La famiglia Portsnell infatti ha abbandonato il villaggio perché serve nuovo sangue, nuovo sacrificio. Il barone gli chiede se sarà in grado di simulare la propria immagine nello specchio, di respirare, di avere un cuore che batte o di provare dolore ed Edgar risponde che ne è in grado.
A scuola Allan finge di non riconoscere Edgar e alle sue domande in proposito dice che essendo il figlio di chi governa il luogo può permettersi di dettare qualsiasi regola. Edgar si dichiara deluso per il suo comportamento, lo credeva diverso. Allan allora, offeso, lo fa attaccare dagli altri alunni della scuola: la situazione però degenera ed Edgar viene ferito gravemente: anche se la sua natura di vampiro gli permette di guarire velocemente, deve rimanere in casa per una settimana per non destare sospetti. Allan si sente un po’ in colpa e manda i suoi sottoposti per sapere come stia Edgar; quest’ultimo però, che desidera Allan come membro della sua famiglia, gli fa conoscere Marybell. Allan quando la vede ne è molto colpito, perché somiglia alla sua fidanzata, morta da tempo.
Anche i signori Portsnell però hanno messo gli occhi su qualcuno: il giovane medico Clifford, invaghito di Sheila ma fidanzato con una brava ragazza del luogo a nome Jane. Una sera il barone e la moglie si recano dal dottore in visita, per una cena, ma durante quell’occasione Clifford nota che per un attimo i due non hanno alcun riflesso nello specchio: comincia a nutrire dei sospetti circa la loro natura. Anche Allan, che Edgar cerca di mordere, inizia a sospettare, ma Edgar mette in fuga i suoi dubbi entrando in chiesa e accettando da lui un rosario.
La madre di Allan sta per morire e i parenti progettano il futuro del ragazzo, dicendogli che dovrà sposarsi con la donna indicata da loro ma sgradita al giovane. Allan cerca di sfuggire al suo destino di infelicità e di dolore e trova rifugio in Marybell, la quale gli domanda se voglia venire con loro, al di là del tempo, in un posto remoto.
Sheila cerca di avvicinare prima Jane, di cui si conquista la simpatia, poi il dottor Clifford, che durante una tempesta riesce a baciare in un rifugio. Ma, a causa del contatto, il medico si accorge che Sheila non ha un cuore che batte e, in preda al panico, la colpisce a morte. La donna, prima di morire, riesce a raggiungere la villa dove Edgar e il barone vengono da lei informati dell’accaduto. Clifford si reca da Jane e lì vi trova Marybell, che era stata affidata a Jane dalla madre per qualche ora.
Intuendo che Marybell pure potrebbe essere un vampiro, Clifford lo prova lanciandole un rosario, che la ragazzina, spaventata, non afferra. Allora il medico spara a Marybell, la quale si dissolve nel nulla, diventando polvere.
Il barone, ben consapevole che in città sta per cominciare una caccia ai demoni, parte in tutta fretta ma, a causa di un incidente con la carrozza, muore dissolvendosi anch’egli nel nulla. Edgar non riesce a salvare Marybell, ma si vendica uccidendo Clifford. Però è una magra consolazione: tutti i suoi familiari sono morti e in particolare Marybell, la sua ragione di vita, perché egli viveva solo per proteggerla.
Allan, nel frattempo, cerca di sfuggire allo zio che vuole costringerlo a sposarsi e finisce per spingerlo dalle scale. Il ragazzo crede di averlo ucciso e si rinchiude in camera, spaventato. In quel momento dalla finestra aperta entra Edgar, che gli chiede se voglia venire con lui, “altrimenti si sente troppo solo”. Allan accetta e si sottrae così al suo destino di essere umano.
Il tempo passa in un baleno: siamo intorno alla metà del Novecento e alcuni studenti si chiedono se quei due ragazzi che vedono davanti al cancello siano i nuovi iscritti. Chissà da dove vengono…

[Fine primo episodio]

Considerazioni
Quando nel lontano 2000 lo SMO vedeva la luce, sembrava poco probabile che sarebbe arrivato il giorno in cui sarebbe stato possibile per i lettori occidentali di manga stringere tra le mani il primo volume di Poe no ichizoku, vera e propria bibbia degli shoujo manga. E invece quel giorno è arrivato, e quasi non sembra vero.
Sul “clan dei Poe” molto è stato scritto da Rachel Thorn, che ha anche riportato quanto ha dichiarato l’autrice in diverse interviste. Tutto nasceva -parole della Hagio- dal desiderio di disegnare personaggi in eleganti abiti occidentali (del resto era un po’ di moda, negli shoujo manga durante gli anni Settanta) e dall’ispirazione nata grazie alla lettura di un racconto breve di Shotaro Ishinomori, “Nebbia, rose e stelle”, dove si narrava la vita di una vampira tra passato, presente e un futuro fantascientifico. La Hagio ripropose perciò il tema, adottando il punto di vista del vampiro, nella figura di Edgar. Nell’intervista, la Hagio sostiene di essersi identificata in Edgar, poiché un “vampiro non chiede di diventare un vampiro. Può desiderare di tornare a una normale esistenza umana, ma è rifiutato dall’umanità. È odiato da tutti e tutti gli dicono che non dovrebbe esistere. Ma lui esiste, perciò che cosa dovrebbe fare?”. L’autrice viveva un difficile rapporto con i genitori (e in particolare con la madre), che osteggiavano il suo desiderio di disegnare manga e di farne un lavoro. Perciò si sentiva non accettata, in quanto anche lei, secondo chi la circondava, non avrebbe dovuto essere ciò che era: non ebbe difficoltà dunque a narrare il punto di vista del vampiro. Nella storia confluirono poi inevitabilmente tutte le letture della Hagio in quel periodo, per lo più di genere s-f e fantasy, ma anche molta letteratura, di autori occidentali. Da qui il riferimento a Edgar Allan Poe, nei nomi dei due protagonisti.

Date queste premesse, non bisogna stupirsi se quest’opera è più vicina a “Il seme del male” di Joanne Harris o a “Intervista col Vampiro” di Anne Rice che a “Twilight” della Meyer o anche al “Dracula” di Stoker. Non si tratta infatti di una storia dell’orrore, nonostante i protagonisti siano vampiri, né di un romanzo rosa-horror, e meno che mai di un urban fantasy, ma somiglia più a un testo letterario che, attraverso il tema del fantastico e filtrato da una sensibilità femminile, fa riflettere sul significato stesso dell’esistenza.

Edgar e i membri della sua famiglia, tra cui Marybell e Allan, non sono toccati dai piccoli e grandi drammi della comune umanità: imprigionati in un’eterna adolescenza, non crescono, non soffrono veramente -al massimo possono avvertire la solitudine- e sono loro precluse tanto la morte fisica (a meno che non vengano uccisi) quanto tutto ciò che caratterizza e rende la vita umana (la paternità, la maternità, la povertà, la malattia, la gioia, il dolore, l’esperienza, la consapevolezza, la maturità, la vecchiaia). Loro appartengono a un mondo immobile, all’eternità simile alla morte, intesa come assenza di cambiamento. Appartengono al regno dell’arte, delle rose e della bellezza, del sogno e delle leggende. Eppure la loro esistenza, per contrasto, fa apparire vivida, preziosa e tangibile l’esistenza transeunte, quella che il lettore attraversa e sperimenta ogni giorno.

In un episodio tra i più significativi, “Il diario di Glenn Smith”, vengono messe a confronto le due vite, umana e vampirica: mentre Edgar e Allan rimangono uguali a sé stessi, un uomo che li ha conosciuti per caso porta a compimento la sua vicenda umana, e così i figli dei suoi figli, attraverso due guerre mondiali, tra gioie e sofferenze. Siamo sicuri che l’esistenza dei Poe nel loro villaggio delle rose, lontano dal mondo, dalla Storia e -in definitiva- dalla vita vera, sia preferibile alla piccola storia di Glenn Smith?

In un altro episodio, “I fiori e gli uccellini di un paese lontano”, una donna, Elzeli, delusa dal tradimento di un amore, si rinchiude in un mondo interiore, fino a rinunciare alla sua esistenza terrena. Eppure, nonostante sia solo un essere umano, destinato a un breve viaggio, dimostra la sua maturità a Edgar, che teoricamente dovrebbe essere più maturo in quanto più vecchio -e di fatto si ritrova invece cristallizzato nella sua condizione di adolescente-, insegnandogli cosa sia l’amore: raccogliere le rose per offrirle.

Un’esistenza lontana dalla possibilità di fare tesoro delle proprie esperienze, incapace di vera riflessione, di produrre frutto di qualsiasi tipo, è davvero così desiderabile? Per quanto possa essere lunga, un’esistenza statica, preclusa a qualsiasi cambiamento o rapporto profondo con i propri simili, è realmente utile? O piuttosto è meglio crescere, prendendo atto della realtà e di tutto ciò che comporta, nel bene e nel male, come la piccola “Liddell nel bosco”? Accettare di condividere realmente e totalmente il nostro respiro e i battiti del nostro cuore lungo il breve tratto delle nostre vite: è questa la felicità?

Anche la scansione temporale degli episodi, che nelle diverse edizioni non è mai cronologica, sembra significativa a questo proposito: in un’esistenza dove l’oggi è uguale al domani, ha davvero senso il passato e il futuro? Sta al lettore mettere insieme sulla linea temporale gli eventi: ciò che è accaduto precede ciò che avverrà. Il presente lo stabilisce il lettore, perché è lui che vive nel presente. Edgar invece vivrà per sempre, appartiene all’eternità finché si tramanderanno le opere dello spirito: egli è -in definitiva- metafora dell’Arte stessa.

Tutto questo (e molto di più), unito alla bellezza della grafica che sceglie di rappresentare i corpi dei “vampanella” come leggeri e quasi privi di materia, rende Poe no ichizoku un capolavoro irrinunciabile, degno di fare bella mostra di sé in qualsiasi libreria di un estimatore dei manga, dei fumetti o della letteratura.

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