Recensione Manga – La Maschera di vetro – Il grande sogno di Maya (Glass no Kamen) di Suzue Miuchi

A cura di Emy (testi e grafica) e Valla! (personaggi, considerazioni)

Titolo originale: Glass no Kamen (Maschera di vetro)
Autrice: MIUCHI Suzue
Categoria: Shoujo

:: Il manga in Giappone ::
Casa editrice: Hakusensha
Numero di volumetti: 49 – in corso
Prima pubblicazione: 1976 – in corso
Rivista di serializzazione: Hana to Yume

:: Il manga in Italia ::
Titolo: La Maschera di vetro -Il grande sogno di Maya
Casa Editrice: Orion
Numero di volumetti: 49 – in corso
Pubblicato a partire da: Ottobre 2001
Distribuzione: libreria, fumetteria
Senso di lettura: orientale, mensile
Prezzo: 4.13 E, dal 4o numero 4.20.

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Nel 1995 questo manga ha ottenuto l’Excellence Prize assegnato da The Japan Cartoonists Association Awards (ventiquattresima edizione).

:: Multimedia ::
Da “Glass no Kamen” sono stati tratti una serie animata per la televisione nel 1984 (nota in Italia come “Il Grande sogno di Maya”) disponibile in 4 DVD per la Yamato Video, una serie di tre OAV nel 1998 (edita in Italia da Shin Vision nel 2004), una seconda serie televisiva animata nel 2005 di ben 52 episodi e un drama TV, ossia un serial con attori in carne e ossa, infine dei romanzi e tutta una serie di gadget (CD, oggettistica varia) ristretta per lo più al mercato asiatico.

:: Curiosità ::
In occasione del 40° anniversario della serie, dal 3 ottobre 2016 in Giappone è stata trasmessa una parodia – tanto pucciosa quanto rudimentale – intitolata Glass no kamen 3d. Queste pillole di comicità nonsense e pastellosa sono dirette da Michio Machida e ritraggono Maya, Ayumi, Tsukikage e Sakurakoji nei panni di studenti del liceo e Masumi Hayami in quelli di direttore scolastico.

Personaggi

Maya Kitajima

La protagonista di Glass no Kamen è una ragazza semplice, povera, bruttina ma con un grande talento per la recitazione che la trasforma completamente sul palco. Mette anima e corpo nelle rappresentazioni aiutata dalla sua insegnante, la signora Tsukikage, che la scopre per caso, quando Maya ha 13 anni. Maya ha una sorta di venerazione per la sensei e per questo motivo odia qualsiasi persona che cerchi di ostacolare la loro attività teatrale, come ad esempio Masumi e la Daito Productions.

Masumi Hayami

Ammiratore delle rose scarlatte di Maya, la sostiene da lontano a volte anche finanziandola in incognito. È l’erede della casa di produzione Daito, che gestisce con grande maestria essendo una persona apparentemente fredda e senza scrupoli, ma che non sarà insensibile al talento di Maya e alla sua spontaneità. Purtroppo i loro mondi sono differenti e il divario di età di 11 anni renderà tutto molto più complicato. Si fa sempre aiutare dalla sua segreteria fidatissima e acuta, la signorina Mizuki, e dal suo braccio destro e tramite tra lui e Maya, il signor Hijiri.

Chigusa Tsukikage

Ex attrice di grande successo, ha abbandonato le scene per un incidente che l’ha sfigurata sul palco. Vive nel mito della Dea scarlatta, cercando una sua degna sostituta nella rappresentazione del dramma scritto appositamente per lei dal suo amato Ichiren. Usa con Maya dei metodi spesso duri e crudeli, ma solo perché crede ciecamente nelle possibilità della ragazza.

Ayumi Himekawa

La principessa incontrastata delle scene, figlia d’arte (di un’attrice e un regista), celebre per il suo talento, la sua grazia e la bellezza, è l’antitesi e rivale di Maya, ma anche una sua grande estimatrice. Nonostante tutto sia dorato nel suo mondo, adora il suo lavoro di attrice e non vuole essere considerata una privilegiata. Concorre anche lei per l’ambito ruolo della Dea Scarlatta.

Yuu Sakurakoji

Forse il primo vero amico di Maya; nonostante lui abbia un interesse molto più profondo per la ragazza, cerca di non ostacolare la sua carriera e prosegue anche lui sulla strada del teatro, cercando di dimenticare Maya. Le loro strade si incrociano varie volte, nei momenti cruciali delle loro carriere.

ALTRI PERSONAGGI
Haru Kitajima
La madre di Maya, sfortunatissima anche se a volte troppo dura con la figlia. Non riesce a credere alle sue potenzialità e la vorrebbe più ligia al suo lavoro di cameriera a Yokohama. Si pentirà di questo suo comportamento, soprattutto quando si ammalerà di tubercolosi.

Le colleghe di Maya nella compagnia della signora Tsukikage sono Rei, Sayaka, Mina e Taiko, coloro che vedranno forse più di tutti la crescita della nostra “eroina” e la seguiranno con molti consigli. Inoltre nel corso della carriera varie persone cercheranno di ostacolare Maya e soprattutto di accaparrarsi i diritti de La dea scarlatta, con mezzi più o meno leciti, tra questi: Hajime Onodera, un regista molto famoso ed Eisuke Hayami, il padre di Masumi.

Storia

Primo Volume: “La ragazza dalle mille maschere”

Maja Kitajima è una ragazzina semplice, senza doti particolari, ma con una grande passione nei confronti del teatro: ogni volta che vede un film o una rappresentazione teatrale, si estranea totalmente dalla realtà finendo col combinare indicibili disastri. Per questo tutte le persone che sono attorno a lei credono che sia una ragazza sciocca e buona a nulla. A cominciare da sua madre, cameriera di un ristorante giapponese tradizionale. Un giorno, grazie a una scommessa vinta con un’amica, Maya riesce ad assistere alla rappresentazione di “La signora delle camelie”, la cui attrice protagonista è la bella Utako Himekawa.
A osservarla in teatro, mentre Maya è in totale rapimento estatico, c’è Shigusa Tsukikage, famosa ex-attrice dal volto sfigurato. Alla donna già in passato non era sfuggito l’attaccamento di Maya per il teatro; la invita pertanto a casa sua, col pretesto di un’ordinazione a domicilio. Invitata a parlare dello spettacolo, Maya ripete a memoria tutte le battute del copione, nonostante abbia assistito alla rappresentazione solo una volta. Sopraggiunti in una stanza vicina, Masumi Ayami, presidente della Daito Art Production, e Onodera, regista teatrale della compagnia Ondine, osservano Maya, criticandone l’interpretazione. Ma Tsukikage ride, avendo riconosciuto nella ragazzina un autentico talento.
Masumi e Onodera vorrebbero che Tsukikage cedesse loro i diritti di rappresentazione della “Dea Scarlatta”, un dramma leggendario di cui solo Tsukikage, in virtù della superiore bravura in quel ruolo, detiene i diritti. Ma l’ex-attrice rifiuta, ferma nel suo proposito: è decisa a preparare lei l’attrice che interpreterà la Dea Scarlatta.
A scuola si prepara una recita scolastica, e Maya viene scelta per interpretare un ruolo secondario: una ragazza stupida. Maya studia giorno e notte per prepararsi nella parte, ma la madre crede che le sia stato affidato quel ruolo perché è poco intelligente… così non si presenta alla recita per vedere la figlia. Peccato, perché l’interpretazione di Maya risulta la migliore e lascia a bocca aperta il pubblico.
Maya, provata l’ebbrezza del palcoscenico, è adesso ben decisa a voler recitare. Così si informa per il corso di recitazione della compagnia Ondine, ma la quota d’iscrizione è troppo alta per lei. Spia le prove dei corsisti alla finestra, quando è attaccata da due dobermann… passerebbe un brutto quarto d’ora se non la difendessero Masumi e un altro ragazzo, Sakurakoji.
I due riescono a respingere i cani, Maya s’è fatta male a un ginocchio ma non è niente di serio; le permettono anzi di seguire le prove. Tuttavia le aspiranti attrici del corso la prendono in giro e la invitano a recitare in una pantomima.
Maya naturalmente non sa cos’è, ma, per intuizione, simula la presenza di un uccellino attorno a sé. Soltanto Ayumi, nella sala, sembra accorgersi del suo potenziale. A ogni modo, Sakurakoji toglie Maya d’imbarazzo ed è Ayumi a portare a termine la pantomima, fingendo di chiudere l’uccellino in una gabbia. Lo scopo della madre di Ayumi, Utako, è interpretare la Dea Scarlatta: scopo che ha in comune con la figlia. Ayumi, consapevole del proprio talento, decide di consacrare tutta la sua vita al teatro, nella speranza di poter un giorno interpretare quel ruolo.
Maya, informata da Tsukikage della prossima apertura della sua scuola teatrale, la implora di prenderla con sé; Tsukikage accetta. Poiché la madre di Maya non approva la scelta della figlia, questa scappa di casa. Iscritta alla scuola di recitazione di Tsukikage, Maya conosce le sue compagne di stanza, tra cui si distinguono Rei e Sayaka. Ma un giorno la madre di Maya fa la sua comparsa e cerca di riprendersi la figlia: è Tsukikage a opporsi, e, per difendere Maya, dell’acqua bollente contenuta in una teiera le si riversa sul volto. Sconvolta dal suo stesso gesto, la madre di Maya corre via, allontanandosi dalla scuola. A Maya, turbata dall’accaduto, Tsukikage mostra una sala piena di maschere… sono i volti che un’attrice deve saper indossare per svolgere la sua professione. Tsukikage dice che Maya ha mille maschere.

Anime
Esistono tre trasposizioni animate tratte dal manga Glass no Kamen. La prima è una serie televisiva trasmessa in Italia negli anni ’80 col titolo Il Grande sogno di Maya, la seconda è una serie di tre OAV realizzati nel 1998. Entrambe le produzioni sono disponibili in Italia. La terza è una serie televisiva animata in 52 episodi trasmessa in Giappone nel 2005, inedita in Italia.

LA PRIMA SERIE TV
Nel 1984 Eiken e NTV producono una serie animata tratta da Glass no Kamen: si tratta di 23 episodi ottimamente realizzati, che seguono fedelmente la storia del manga fino al tredicesimo volumetto. In Italia è stata trasmessa su Mediaset (allora Fininvest) col titolo il Grande sogno di Maya nel 1985: poiché ancora non vigeva il “taglia e cuci”, non vi furono apportate censure e anche i fotogrammi delle sigle rimasero quelli originali, così come originali sono i nomi dei personaggi. Le voci italiane si rivelarono piuttosto azzeccate: la brava Silvana Fantini fu scelta per la voce della protagonista. La serie comprende 23 episodi ma in Italia ne furono trasmessi 22: il ventitreesimo episodio, “Atashi no Maya” (La mia Maya) è un semplice episodio riassuntivo, in cui sono percorsi momenti salienti della serie, narrati da Tsukikage.
La trama segue il manga piuttosto fedelmente, ma qua e là emergono delle piccole differenze: per esempio, è totalmente assente l’episodio della prima recita in assoluto di Maya (la sciocca Bibi; tale episodio è invece presente negli OAV). Risulta assente anche il training cui si sottopone Maya per interpretare Beth (presente, invece, negli OAV). Inoltre la passione iniziale di Maya per il teatro è resa in modo meno marcato e più credibile di quanto non accadesse nel manga, dove la nostra “si blocca” letteralmente ogni volta si trovi in prossimità di qualsiasi rappresentazione -dai film cinematografici agli sceneggiati TV, al teatro. Differenze a parte, l’anime è un prodotto pregevole: i punti più significativi sono debitamente sottolineati dalla regia, attentissima, e dalla sceneggiatura incisiva, nonché dalle musiche, coinvolgenti e incalzanti durante i momenti drammatici, di massimo conflitto (Maya contro Tsukikage, Maya contro Masumi ecc.). Grazie a tutti questi elementi, inesorabilmente lo spettatore si ritrova a partecipare a tutte le prove di Maya: Beth in “Piccole Donne”, Midori in “Take kurabe”, Gina in “Gina e i cinque vasi azzurri”, la bambinaia Tazu in “Onnagawa”, Catherine in “Cime Tempestose”, la bambola in “Sorriso di pietra”, la povera Che in “Banchetto di sogno”, fino alla sordocieca Helen Keller in “Anna dei Miracoli”. Al termine di quest’ultima rappresentazione, la serie si interrompe: nell’ultimo episodio, in modo abbastanza approssimativo, ci aspetta un finale aperto, dove Maya rifiuta l’aiuto di Masumi Hayami e decide di intraprendere la carriera di attrice televisiva; come sempre sarà costretta a confrontarsi con Ayumi, che è destinata a essere la sua eterna rivale. Nessun accenno al futuro sentimentale della ragazza. Quanto alla signora Tsukikage, ella dichiara che d’ora in poi osserverà i progressi delle due ragazze come attrici e come esseri umani, per poter scegliere, alla fine, chi delle due interpreterà la Dea Scarlatta.

Gli OAV del 1998

La Tokyo Movie Shinsha ha prodotto nel 1998 tre OAV tratti dal fumetto di Suzue Miuchi. Il character design è di Satoshi Hirayama (responsabile del character design di “Cat’s Eye” seconda serie) e Masako Goto. Alla regia troviamo Tsuneo Kobayashi (“Gals!”), mentre la sceneggiatura è firmata a tre mani da Nobuaki Kishima (“Initial D” serie TV, “Super Atragon”), Yoshiyuki Suga (“Saint Seiya”) e Tomoko Kaneharu (“Il bersaglio che ride”).
La trama racconta gli avvenimenti dei primi quattro volumi originali del manga, con piccole differenze rispetto alla versione cartacea, che però non intaccano la sostanziale fedeltà di fondo al testo originale.
Il primo OAV, “La strada per diventare attrice”, corrisponde al primo episodio della serie TV: viene presentato il cast dei personaggi e il tema centrale è l’incontro tra Maya e Tsukikage, fino alla decisione da parte della ragazza di diventare attrice. Le differenze con la serie TV, comunque, non sono poche in questo primo episodio: Tsukikage incontra Maya in un cinema e, uscita dal locale, la segue in quanto la ragazza ripete a memoria le battute presenti nel lungometraggio. Tsukikage risponde di rimando con le medesime battute e Maya a sua volta continua a recitare il testo, fino a quando Tsukikage le chiede: “Chi sei?”. Il fatto che una folata di vento le scopra la metà bruciata del volto, unito al suo modo di fare piuttosto brusco (arriva a strattonarla a mo’ di ossessa) fa scappare Maya. In seguito Tsukikage la avvicina nuovamente e le dà il suo biglietto da visita, invitandola a venirla a trovare, perché possano discutere di cinema e di teatro. Secondo la mia opinione questi approcci di Tsukikage a Maya -degni del miglior pedofilo- sono assurdi e fuori luogo, di gran lunga sarebbe stato preferibile riproporre ciò che accade nel manga e nella serie TV (Tsukikage incontra Maya la prima volta quando ella si getta nell’acqua per recuperare il biglietto della rappresentazione teatrale: da qui l’interesse dell’attrice per la giovane Kitajima). L’incontro tra le due proposto dagli OAV è anche ingiustificato: perché mai una ex-attrice famosa dovrebbe seguire una ragazzina solo per il fatto che questa si diverte a ripetere qualche battuta? Non tutta la narrazione, a ogni modo, procede a discapito degli OAV. A favore di questo primo episodio, infatti, troviamo: la sigla iniziale, che accompagna con semplicità Maya in una giornata qualsiasi. Inoltre, sempre a favore degli OAV: sono presenti gli sforzi di Maya per interpretare il suo primo ruolo, la sciocca Bibi (particolare presente nel manga ma completamente omesso nella serie TV). Sempre a differenza della serie TV, Maya incontra sia Masumi che Sakurakoij in teatro, non presso la compagnia Ondine. Questa differenza, comunque, non incide molto nella narrazione.
Il secondo OAV, “La scala di Fuoco”, corrisponde al secondo episodio della serie TV: vi si narra delle difficoltà di Maya come attrice, quando la ragazza è alle prese col ruolo di Beth in “Piccole Donne”;  in questo episodio compare anche “il donatore delle rose”, alias Masumi. Come in originale, le rose sono viola e non scarlatte; inoltre, a differenza della serie TV, è presente tutto l’iter che porta Maya a identificarsi in Beth (esattamente come nel manga). Nel terzo episodio, “Attraverso la tempesta”, Maya e Ayumi si fronteggiano interpretando lo stesso ruolo: Midori in “Take kurabe”. Qualche punto a favore lo registra qui la serie TV, che ha meglio saputo focalizzare le differenze dell’interpretazione delle due ragazze, trattate in modo piuttosto sbrigativo negli OAV. Questi ultimi risultano ben curati, dal character design piacevole e dalla sceneggiatura lineare, ma tutto sommato non all’altezza della serie TV, davvero di gran livello e che proprio per questo risulta, alla fine, più vigorosa e incisiva, soprattutto per quel che riguarda le rappresentazioni teatrali, che rivestono il giusto e dovuto spazio.
Pertanto questa produzione, nonostante non sia disprezzabile, è tutto sommato meglio consigliata ai fan della serie che non a tutti indistintamente. Se volete conoscere le avventure di Maya nella versione animata e dovete scegliere tra le due produzioni, procuratevi la serie TV. Gli OAV sono editi in Italia nel 2004 da Shin Vision: Ilaria Latini doppia Maya mentre Claudia Pittelli è Ayumi, Tony Sansone presta la voce a Masumi e Alessandra Cassioli è Tsukikage. I tre OAV sono contenuti in un unico DVD al prezzo di 24.90 Euro, con titolo “La Maschera di Vetro”. Un’ultima considerazione riguarda proprio l’edizione Shin Vision: il DVD presenta come bonus le sigle originali degli OAV (“Hikari ni naritai”/Voglio diventare Luce e “Zutto kimi so soba ni iru”/Sarò sempre accanto a te) e il karaoke, e per cura e qualità si può affermare che il prezzo sia contenuto. Il doppiaggio è all’altezza, ma alcuni cognomi dei personaggi sono pronunciati con un’accentazione che può lasciare interdetti (Kitajìma, Himekàwa), perché diversa da quella presente nella serie TV (Kitàjima, Himèkawa).

Considerazioni  

Suzue Miuchi sta mettendo da tempo a dura prova la pazienza dei fan di Glass no Kamen; alcuni hanno rinunciato e si sono rassegnati a non vedere mai la fine di questa storia, altri hanno ancora una speranza, ma difficilmente troverete degli appassionati di Garakame che abbiano cambiato il giudizio complessivo sull’opera, o che abbiano deciso di non comprare un futuro (ipotetico) nuovo numero. Insomma si potrebbe dire che nessuno l’ha tradito.

Ciò che tiene i lettori incollati alle pagine è la capacità della Miuchi di trasmettere la sua forte passione per il teatro attraverso i suoi personaggi: infatti, nonostante Garakame sia un manga “completo” con momenti romantici, altri divertenti, altri drammatici, la sua forza è proprio nelle descrizioni delle pièce teatrali e, soprattutto, nello sforzo di Maya e Ayumi di entrare nei loro ruoli, che siano da bambola o da regina. Inoltre per chi è interessato al teatro, Glass no Kamen è anche una fonte inesauribile di spunti data la grande quantità di opere citate e messe in scena dai protagonisti.

Lo schema della storia potrebbe sembrare ripetitivo (così come purtroppo, a volte, è la sceneggiatura): la scelta del dramma, una prima analisi del ruolo, non perfettamente compreso da Maya, e un conseguente piccolo fallimento iniziale, l’epifania improvvisa con una seconda analisi e il successo di Maya nella rappresentazione.
Quello che fa la differenza è la passione appunto, l’immedesimazione del lettore nel personaggio, l’accecamento di questo nei confronti della propria ragione di vita, un amore totalizzante finalmente non nei confronti di una persona ma di una forma d’arte, il che è sempre meno presente negli shoujo attuali.

La sceneggiatura, come già detto, a volte si ripete, eppure è quasi sempre originale, coinvolgente: si nota una grande sensibilità per le pause, per i tempi, e niente è al momento sbagliato; a volte è ridondante, ma questo fa parte delle caratteristiche di alcuni shoujo di qualche decennio fa, tanto più di uno enfatico come Glass no Kamen. L’enfasi però non è eccessiva, perché riesce a essere verosimile anche grazie alla lentezza della crescita di Maya e al fatto che non tradisca il suo essere una ragazza semplice, perfino un po’ stupida e bruttina.

Un altro punto a favore di questo manga è dato dall’ottima caratterizzazione di alcuni personaggi, che siano carismatici e affascinanti come la signora Tsukikage, misteriosi come Masumi, o forti come Ayumi. Altre figure, pur nelle poche vignette in cui compaiono sono perfettamente curate, basti pensare ai ragazzi della Compagnia Unicorno.

Glass no kamen ha anche i suoi difetti, alcuni già citati, ma spesso questi possono apparire tali solo agli occhi di un lettore del 2000. I bei disegni della Miuchi non ne sono esenti essendo molto arzigogolati e intrisi di cliché: i fiori fanno da sfondo o da cornice, il personaggio improvvisamente si ritrova nudo nel momento di estraniamento e dei pensieri più tristi e con gli occhi inespressivi senza iride. Allo stesso tempo i minuziosi particolari di alcune scene descritte mostrano la maestria di quest’autrice, ma soprattutto la sua bravura nell’esprimere i sentimenti in base al dramma inscenato.

Negli ultimi numeri però la narrazione si fa sempre più pesante, a tratti noiosa, e forse l’autrice sta perdendo la sua verve (durata fino al numero 40), fino ad arrivare al discusso numero 42 in cui la Miuchi tradisce in parte l’iniziale “patto col lettore”, rendendo la narrazione a tratti scialba e i disegni meno accattivanti.
Soprattutto l’uso di alcuni oggetti usati dai personaggi come i cellulari ha lasciato i lettori perplessi (la storia era stata infatti sinora ambientata negli anni Settanta): non credo che GnK abbia bisogno di questo per rendersi “moderno” e al passo con i tempi, perché forte di una storia di passione universale.

In definitiva consiglio a tutti Glass no Kamen, a meno che non si soffra d’orticaria per gli shoujo con modalità narrative “classiche” (insomma, se amate solo i romance moderni o l’avanguardia), per il resto però è consigliato soprattutto a chi cerca qualcosa di diverso dalla mera storia d’amore. Non bisogna farsi scoraggiare né dalla quantità dei numeri (la qualità rimane alta) né dal fatto che non abbia ancora un finale: i numeri che abbiamo ricompensano ampiamente questa pecca (a cura di Valla!, 12/08/2001)

Considerazioni

Le precedenti considerazioni sono state scritte prima che uscissero i volumi 43-49 della serie. Purtroppo, questi ultimi volumi procedono perfettamente in linea col numero 42, in cui quella che era una storia di passione profonda per il teatro aveva palesemente acquisito elementi tipici da soap-opera. Viene quindi introdotta la figura della rivale in amore, figura che assume caratteristiche sempre più inquietanti perché stereotipata e priva di un reale approfondimento, cosa che purtroppo dà alle vicende un sapore poco credibile e parecchio artefatto, quasi stessimo assistendo a una recita dove i personaggi interpretano sé stessi e, quel che è peggio, con scarsa convinzione. Non emerge una chiara volontà di terminare l’opera da parte dell’autrice, ma soprattutto quel che più dispiace, al di là di Glass no Kamen, è l’impressione che sia venuta a mancare la gioia del racconto. Spiace particolarmente, perché chiunque abbia letto i primi quaranta volumi di questa serie o la selezione di racconti giovanili di Suzue Miuchi (Suzue Miuchi Best Works), difficilmente potrà dissentire col fatto che la Miuchi, più di chiunque altro, è un’autrice innamorata della magia delle storie.
Il consiglio è di accostarsi a questa serie senza pensare a se e quando finirà, ma di godersi le vicende finché la narrazione è in stato di grazia. Del resto, Glass no Kamen non deve dimostrare nulla ed è un caposaldo degli shoujo manga per quello che è stato, non per quello che sarà. E se proprio volete vedere Maya e Masumi insieme, cercate di recuperare il drama e sarete soddisfatti! (a cura di Emy, 04/05/2020).

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