Recensione Manga – I giorni della sposa (Otoyomegatari) di Kaoru Mori

I giorni della sposa – Otoyomegatari

A cura di Elianthos

Titolo originale: Otoyomegatari
Titolo italiano: I Giorni della Sposa
Autrice: MORI Kaoru
Categoria: Seinen

:: Il manga in Giappone ::
Casa editrice: Enterbrain
Volumi: 14, in corso
Inizio pubblicazione: 2008
Rivista: Fellows!

:: Il manga in Italia ::
Casa editrice: J-Pop
Inizio pubblicazione: Giugno 2011
Formato: 12×18, b/n, con sovraccoperta
Distribuzione: fumetteria
Collana: Seinen, Euro 6.

Storia

Volume 1

Asia centrale, metà dell’800. Si celebra il matrimonio combinato tra i membri di due tribù. Con reciproca sorpresa dei due interessati, lo sposo, Karluck, ha 12 anni mentre la sposa, Amira, ne ha 20…
I Giorni della Sposa segue quindi la vita di e tra Amira e suo marito, di e tra la sposa e il nuovo villaggio, scambiando e imparando usanze e abilità nuove, intessendo nuovi legami e nuove amicizie. Ma conflitti di famiglia si stagliano all’orizzonte, minacciando l’esistenza dei due e coinvolgendo anche lo straniero accolto in casa di Karluk, nonché altri personaggi incontrati lungo la Via della Seta.

Considerazioni
In una parola: incantevole.
I Giorni della Sposa segna il ritorno di Kaoru Mori in edizione italiana, dopo la pubblicazione di Emma a cura della Dynit. Ancora una volta la Mori sceglie un’epoca (il XIX secolo) e un contesto – l’Inghilterra vittoriana in un caso, i nomadi delle steppe dell’Asia Centrale dall’altro – che sono allo stesso tempo a noi e a lei vicini e lontanissimi, riuscendo a trasmetterci e a rievocare sia le vicende individuali sia il il sapore di un’epoca. Le steppe asiatiche in cui si svolge la storia inoltre sono una terra di mezzo, poste lungo la Via della Seta e già per questo luogo di scambi e incontri, di tradizioni come innovazioni, e frequentate da stranieri ed esploratori/etnografi come il Mr. Smith ospite della famiglia di Karluck.
La convivenza tra Amira e Karluck e il lento evolversi dei reciproci sentimenti è il motore della storia, portando già di suo una moltitudine di livelli e di temi, dalla condizione femminile alla variazione di usi e costumi all’interno di una stessa cultura (la tribù di Amira ha tradizioni e usi che la pur tradizionale comunità del giovane marito ha perso e che la rendono una vera amazzone rispetto alle altre donne del villaggio), dalla crescita personale e sentimentale all’individuo vs società e all’accettazione del diverso.
A cominciare proprio da Amira e Karluck: per quanto ben inseriti nella propria cultura, sono già una coppia fuori standard e potenzialmente sovversiva anche per il contesto in cui vivono. Una giovane donna ancora con sprazzi infantili e un ragazzino poco più che bambino ma già chiamato a diventare adulto, che imparando a conoscersi cercano di venirsi incontro, con in più l’anomalia anagrafica che invalida le tradizionali dinamiche marito/moglie, uomo dominante/donna sottomessa.
Alle loro vicende, trattate con delicatezza ed empatia ancor più apprezzabili data la differenza di età tra i due, si accompagnano quelle di Mr. Smith, l’ospite straniero ed entusiasta, cresciuto a diari di esplorazione e Milione.
Smith è lo sguardo ‘altro’ e l’elemento esotico – visto ora con amicizia, curiosità e benevolenza, ora con diffidenza e persino ostilità – da parte degli altri personaggi. In questo senso è un po’ l’equivalente del principe indiano Akim in Emma, ma qui inserito in maniera più sostanziale e fin dall’inizio. Il filo narrativo legato all’inglese permette poi di inserire con naturalezza le vicende quotidiane dei personaggi nello scacchiere internazionale, attraverso le ricadute locali della Guerra di Crimea.
Come in Emma, anche il resto dei personaggi, compresi quelli minori, trova di volta in volta spazio e contribuisce a rendere vivo e verosimile il tutto, creando un effetto corale molto efficace e di immediato coinvolgimento. Attraverso la loro vita quotidiana e il loro sentire la Mori riesce una volta di più rendere accessibili realtà lontane, mostrando ciò che ci accomuna pur rispettando ciò che ci rende diversi. I personaggi positivi e principali del suo manga, guarda caso, sono proprio quelli che sanno guardare oltre e con rispetto, nell’amore come nella vita… ed è un messaggio di fondo attuale anche nel mondo di oggi. Il livello di disegno riprende e direi esalta le capacità dell’artista affinatesi nell’opera precedente, rendendo con devota minuzia il fascino dei motivi decorativi su stoffe, gioielli, sculture lignee, pane, e il loro essere frutto di tradizioni – ovvero della memoria e dei rapporti tra gli uomini nel tempo – plurisecolari… molte delle illustrazioni sono davvero piccoli capolavori.
I personaggi sono ben caratterizzati sia nell’aspetto sia nella personalità sia nelle espressioni, risultando riconoscibili e via via più ricchi di sfumature, anche senza bisogno di proferire parola. Cosa ancora più notevole considerando il numero di personaggi piuttosto ampio. I giochi di sguardi e gesti tra Amira e Karluck, o tra i fratelli di Amira attorno al fuoco, sono solo alcuni esempi della capacità di gestione dei dettagli e dei silenzi da parte dell’autrice.
Le scene intime e di nudo sono poi eleganti e funzionali alla trama, confermando lo standard della Mori e la sua classe anche sotto questo aspetto.
Che si cerchi uno slice-of-life, un manga storico, un’ambientazione esotica, una storia sentimentale ma non zuccherosa, un manga maturo ma sobrio e raffinato, complesso e ricco nella sostanza senza essere complicato nell’esposizione, dulcis in fundo con disegni magistrali, I Giorni della Sposa è un titolo che va almeno assaggiato. La cadenza di pubblicazione dei volumi giapponesi è annuale, ma in casi come questo ne vale davvero la pena.

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