Recensione Manga – Sumika Sumire di Mitsuba Takanashi

A cura di Emy

Titolo originale: Sumika Sumire
Autrice: TAKANASHI Mitsuba
Categoria: Josei

:: Il manga in Giappone ::
Casa editrice: Shueisha
Numero di tankoubon: 11, completo
Anni di pubblicazione: 2013-2018
Rivista di serializzazione: Cocohana

:: Il drama :: 
Titolo: Sumika Sumire
Diretto da: Kazuhisa Imai
Scritto da: Mitsuba Takanashi (manga), Kazunao Furuya
Data di trasmissione in Giappone: 2016
Episodi: 8
Disponibile su: Rakuten Viki
Cast: Mirei Kiritani e Keiko Matsuzaka (Sumire), Mitsuhiro Oikawa (Rei), Keita Machida (Mashiro). 
Il drama è stato realizzato due anni prima che finisse il manga, pertanto ci sono delle differenze che diventano notevoli in particolar modo riguardo al finale, pensato appositamente per la serie tv e diverso rispetto al manga. In pratica il drama si ferma grossomodo al quinto volume della serie cartacea, è più o meno fedele (finale a parte) ma viene introdotto un personaggio nuovo, un monaco buddista che cerca di esorcizzare la protagonista. Inoltre quest’ultima ha 65 anni e quando ringiovanisce ha 20 anni, quindi frequenta direttamente l’università senza passare dalle scuole superiori. Buona la prova degli attori, specie l’attrice principale sulle cui spalle poggia la credibilità della vicenda… in fondo deve interpretare una nonnetta che si ritrova nel corpo di un’adolescente! Nel complesso questa serie live, mancando la seconda parte della storia, somiglia più a una fiaba shoujo che a un josei, però resta una visione gradevole a dispetto del finale prevedibile.

Trama
Sumika Kisaragi è una donna sulla sessantina che nella vita si è sempre dedicata ad aiutare e supportare la propria famiglia, sacrificando la scuola e la sua giovinezza per dedicarsi prima all’attività famigliare e poi nelle lunghe degenze della nonna e dei genitori a causa della malattia: è diventata anziana senza aver vissuto la spensieratezza dell’adolescenza, l’amicizia dei coetanei e l’amore.
Quando la madre muore, riordinando la casa, Sumika si imbatte in un paravento dipinto raffigurante un gatto nero e si ferisce spostandolo, macchiandolo con il proprio sangue. Sul momento la cosa non ha alcuna conseguenza, ma quella notte la donna sogna che il gatto nero si trasfigura in un ragazzo che può garantirle un desiderio. Spinta dai recenti lutti e dalla nostalgia di quello che si è persa, Sumika chiede di poter tornare ragazza e di frequentare il liceo come non ha potuto da giovane: Rei, il misterioso gatto, la esaudisce ringiovanendola, dandole quindi l’opportunità di vivere nuovamente l’adolescenza. Il risveglio è traumatico: non si è trattato di un sogno, Sumika è davvero ringiovanita e Rei esiste davvero, si tratta di un essere soprannaturale imprigionato nel paravento (bakeneko) e solo il sangue puro di una vergine poteva liberarlo. Rei prende l’aspetto di un affascinante giovane.
Con il nuovo nome di Sumire la protagonista cerca di riconquistarsi le esperienze che non ha potuto fare da ragazza, andando a scuola e facendosi degli amici, ma si scontra quasi subito con una realtà molto diversa da quella della sua adolescenza: Sumire non ha familiarità con la tecnologia di oggi (karaoke, cellulari, email), i ragazzi sono maleducati e disinteressati allo studio, scomposti e arroganti e piuttosto cattivi nei suoi confronti trovandola antiquata e fuori moda, disprezzando le cose che lei reputa care. Con l’aiuto di Rei e la conoscenza della bella Chiaki e di Mashiro, un compagno di classe molto popolare, Sumire di lancerà nell’avventura, cercando di vivere appieno questa possibilità e per farlo si cimenterà in varie “prove” di vita che tanti ragazzi affrontano come il bullismo, le difficoltà nello studio e la sincerità dei rapporti d’amicizia. Soprattutto, capirà che mettersi allo specchio non significa solo fare i conti con il proprio aspetto e l’età, ma fronteggiare i punti deboli del proprio carattere (fonte: Wikipedia).

Considerazioni
Sfogliando le pagine di Sumika Sumire il lettore che conosce le precedenti opere di Mitsuba Takanashi (Lui il diavolo/Akuma de Sourou e Crimson Hero) potrebbe restare perplesso, perché le linee si sono assottigliate, il tratto si è fatto disadorno, la tavola non presenta tutti gli orpelli che la arricchivano in passato, anche i retini sono meglio dosati… in pratica, sembra una versione semplificata dello stile dell’autrice. 
In realtà è uno stile indicato per la categoria josei ed è studiato in funzione di una veloce serializzazione (diminuendo il numero di vignette e semplificando lo stile, l’autrice è riuscita a dare alle stampe 11 volumi in 5 anni). Quel che conta, comunque, è che la grafica riesce funzionale alla narrazione leggera e scorrevole.
Una lettura disimpegnata, quindi?
Non del tutto, perché l’idea di base è interessante e ricca di possibili riflessioni: dare a una persona in là con gli anni una seconda possibilità. Se si potesse tornare indietro e ricominciare tutto daccapo, con l’esperienza dell’età reale, esattamente cosa cambierebbe? Se si potessero cancellare tutti i rimpianti dovuti a scelte mai fatte, esplorare quella strada che è rimasta lì, nella memoria, come un chiodo fisso a ricordarci la nostra inettitudine e la nostra sorte sfortunata?
Sumika ottiene questa possibilità grazie a un intervento soprannaturale eppure l’incantesimo non varrebbe a nulla se lei non mettesse a disposizione non solo il coraggio che ha, ma anche quello che non ha mai avuto. Il reale ostacolo che deve superare la protagonista non è quello di ottenere una seconda possibilità (che l’incantesimo del “demone gatto” le garantisce) bensì quello di superare la sua debolezza di carattere, per crescere e cambiare.  
Come a dire: puoi memorizzare le canzoni più in voga, aggiornare la moda del tuo vestiario e imparare a usare un cellulare, però non è questo che significa “essere giovani”. Essere giovani significa avere tempo a disposizione per crescere e per cambiare… eppure il tempo passa e, se nel frattempo non si trova il coraggio per tentare nuove strade, la vita trascorre a guardarsi vivere e basta.
Per essere davvero giovane, devi trovare il coraggio di cambiare. Rivoluzionare la tua vita. Non è facile e non è scontato, perciò vale la pena di rifletterci su. Il manga si ferma qui e avrebbe potuto fare ben altro, se non fosse rimasto ancorato alla categoria di appartenenza, tuttavia Sumika Sumire non è un seinen, non è Gli anni dolci di Jiro Taniguchi e neanche La stanza di Marvin (film del 1996 di Jerry Zaks). È rivolto alle giovani donne, non più giovanissime, che magari sognano il matrimonio o la famiglia ma che forse finora non sono state molto fortunate, in questo senso. 
Ecco, l’autrice è come se dicesse: è sempre possibile ricominciare da capo (un po’ come ha fatto lei passando alla categoria josei), non perderti d’animo, vai avanti e cerca di non avere rimpianti. 
In definitiva: Sumika Sumire non sarà un capolavoro, però è una serie piacevole, leggera e non priva di spunti di riflessione.

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