Recensione – La cautela dei cristalli di Alberto Ostini e Anna Lazzarini

A cura di Emy

cover1Titolo: La cautela dei cristalli
Storia: Alberto Ostini
Disegni: Anna Lazzarini
Volumi: 1, completo

Casa editrice: Bonelli
Prezzo: 17 euro, 352 pp. b/n
Data pubblicazione: 8 Luglio 2022

Storia
La vita di Jordan, diciassette anni, si può definire un vero schifo: sopravvissuto a un tragico incidente in cui ha perso entrambi i genitori, è costretto da uno zio dispotico, suo tutore legale, a frequentare un prestigioso college che forgia la futura classe dirigente del Paese. In questo ambiente omologante, competitivo e ostile Jordan si sente come un pesce fuor d’acqua. Estraneo, alieno. Infelice. Poi nella vita di Jordan irrompe lei: Alanis. Alanis è bellissima e misteriosa. Affascinante e magnetica. E, almeno in apparenza, libera. Impossibile non innamorarsene. Ma davvero l’amore può vincere ogni cosa? (Trama da casa editrice)

Considerazioni
cover2Ho acquistato il volume invogliata da una presentazione che lo dipingeva come “Il primo fumetto rosa Bonelli, ispirato agli shojo manga“. Avevo una certa dose di aspettativa perché mi incuriosiscono gli esperimenti e le contaminazioni, ma soprattutto mi interesso da molto tempo di narrazione pensata per un target femminile, a maggior ragione se a fumetti. Purtroppo le mie aspettative sono state completamente disattese: il volume in questione non ha nulla a che vedere con lo “shōjo”, anzi. Col senno di poi, bisogna ammettere che era facile intuirlo, dal momento che nella succitata presentazione lo shōjo era stato accostato al “genere rosa”. Come sa chi legge abitualmente shōjo manga, la definizione “shōjo” non è sinonimo di “romantico” o “romance”, inoltre accostare il genere “rosa” a “shojo” equivale a rafforzare gli stereotipi di genere, in base ai quali le donne devono pensare solo ed esclusivamente all’amore, ai fornelli e alle pulizie di casa. Vuol dire che le donne possono aspirare solo ed esclusivamente al ruolo di moglie e madre o comunque a una vita “in funzione di” un uomo. E a nient’altro. 

La parola “shōjo” indica semplicemente un target femminile. Significa che chi scrive ha immaginato di rivolgersi a una ragazza, a una giovane donna, per raccontare una storia. Perché la narrazione sia efficace, spesso in Giappone chi racconta è proprio una ragazza: diverse shōjo mangaka, quando cominciano la loro carriera professionale, hanno un’età molto vicina al loro pubblico. Questo è fondamentale: bisogna conoscere la persona cui ci si sta rivolgendo, per non disattendere le sue aspettative di lettrice. Se non la si conosce, si rischia di cadere negli stereotipi di genere e la narrazione diventa banale quando non puramente anacronistica. 
cover3In qualità di sceneggiatrice professionista, posso serenamente affermare che questa faccenda dei target in Italia non è ben vista da parte degli addetti al settore fumetto. La ragione è semplice… ogni volta che si parla dei target e del “lettore ideale”, la risposta è sempre la stessa, un mantra prefabbricato che non ammette repliche né contraddittorio: in Italia “bisogna scrivere per tutti”. Se fosse lecito ribattere a questa verità rivelata, si potrebbe ricordare che anche Stephen King parla del “lettore ideale” e nessuno si scandalizza per questo. Si farebbe notare poi che i manga pensati per uno specifico target possono in realtà essere letti DA TUTTI. Conosco diversi ragazzi che leggono shōjo manga e io stessa leggo indistintamente shōjo manga così come shōnen manga (manga per ragazzi), come ovviamente seinen (per adulti) e josei (per adulte). Questo perché siamo esseri dotati di empatia, possiamo confrontarci con i diversi punti di vista e con le rispettive narrazioni. Ne consegue che i target dei manga sono orientativi, non verità scolpite nella pietra. Hanno come risultato quello di diversificare la narrazione, narrare da diversi punti di vista. O non ci siamo resi conto che i manga sono vari? E che questa varietà è la forza dei manga? 

Ma perché La cautela dei cristalli non ha niente a che vedere con gli shōjo manga? 
Perché è chiarissimo lo sguardo maschile della narrazione.
In questo volume infatti:
1) Il protagonista è un giovane uomo che deve portare a termine il suo percorso di formazione. 
2) La coprotagonista è bellissima e misteriosa (avete presente Madoka Ayukawa di Kimagure Orange Road, shōnen manga del compianto Izumi Matsumoto)?
3) L’esistenza della coprotagonista femminile è funzionale a quella del protagonista. Lo scopo della donna è quello di aiutare il ragazzo a portare a termine il suo percorso di formazione. Esaurito quello, la sua funzione simbolica è compiuta e il personaggio femminile può tranquillamente uscire di scena. 
4) La coprotagonista femminile porta vestiti piuttosto attillati, che in effetti lasciano ben intuire che è uno schianto di ragazza. Il protagonista maschile non si concede in modo altrettanto generoso alla vista di una potenziale lettrice. 
5) A ben guardare, ci sono dei momenti in cui la coprotagonista femminile diventa protagonista indiscussa… nelle scene di nudo.
E si potrebbe continuare, ma il concetto credo sia ormai assodato: questo volume non ha niente a che vedere con una narrazione indirizzata a un target femminile, è anzi una narrazione indirizzata precipuamente a un maschio eterosessuale (giovane o meno giovane). 
In qualità di lettrice a 360 gradi di fumetti, sostengo che gli shōjo manga non sono inferiori agli altri manga e che a loro volta i manga non sono inferiori ai fumetti nostrani. Sostengo altresì che l’aggettivo femminile non è sminuente, svilente o denigratorio. In qualità di estimatrice di manga dal target femminile, non ho potuto apprezzare la lettura di La cautela dei cristalli, avendolo acquistato con l’aspettativa di imbattermi finalmente in un fumetto indirizzato alle donne. Ed è a dir poco paradossale che in rete sia possibile imbattersi in alcune reazioni di lettori al titolo in questione, reazioni del tipo “non fa per me, è per ragazze, il rosa non è il mio genere”. A costoro si può rispondere rassicuranti: “siate sereni, questo volume non mette in crisi la vostra virilità, anzi!”.

cover4Preso atto di ciò, ho potuto serenamente accostarmi alla rilettura del volume in questione, consapevole stavolta del target maschile. Mi è stato possibile quindi apprezzare La cautela dei cristalli per quello che è: il volume Bonelli è pregevole, sia per i materiali che per il contenuto, e gli autori sono da lodare per l’esperimento di contaminazione con i manga (non shōjo, infatti l’unico mangaka citato dallo sceneggiatore in un’intervista è Inio Asano). La storia è ascrivibile al romanzo di formazione e, pur essendo i sentimenti dei protagonisti ben approfonditi, non può essere ricondotta al “genere rosa”, perché non ne segue le regole codificate. I manga fanno sentire la loro influenza nell’uso dei retini e nelle vignette che talvolta si liberano della griglia per seguire una narrazione emotiva. I bei disegni di Anna Lazzarini seducono l’occhio del lettore grazie alle espressioni dei personaggi, alle quali è stata riservata una certa cura. La scrittura è chiara ed efficace, con punte che mirano alto. Una volta appurato il target maschile, lo sguardo maschile non disturba, in realtà appare naturale, un po’ come quando Ai, Moemi & company (Video Girl Ai di Masakazu Katsura, indirizzato ai maschietti) si ritrovano nude o in mutande senza una ragione che non sia quella di attirare un occhio maschile.
Tirando le somme: nel momento in cui il lettore è consapevole di trovarsi di fronte a un prodotto pensato per un uomo, allora tutti, uomini e non, vi si possono accostare senza timore di essere presi in giro. A onor del vero, nel sito della casa editrice non c’è alcun riferimento all’aggettivo “femminile”. D’altro canto, omettere che la narrazione ha un evidente target maschile significa non solo ignorare quanto accaduto in passato, ma soprattutto non rendersi conto di vivere in un mondo lontano dal traguardo della parità di genere. Al momento in cui scrivo, il raggiungimento delle pari opportunità è previsto tra 135 anni. Significa che anche oggi, domani e dopodomani vivremo in una realtà orientata al maschile. Ecco perché quando si afferma di scrivere “per tutti” non ci si accorge che di fatto si sta scrivendo “per uomini” (esistono le eccezioni, ovvio, ma sono eccezioni). Ed ecco perché chi cerca le narrazioni femminili nei fumetti si dirige o verso i manga per ragazze (in Italia in 40 anni sono stati pubblicati migliaia di volumi) o verso i graphic novel più recenti, dove sempre più chiara emerge la voce di autrici e narratrici. Ma questa è un’altra storia, una storia ancora da scrivere…

Bibliografia e Sitografia

Age of Shojo: The Emergence, Evolution, and Power of Japanese Girls’ Magazine Fiction di Hiromi Tsuchiya Dollase, State University of New York Press, 2020.
Qua la penna! Autrici e art director nel fumetto italiano (1908-2018) di AA. VV., ComicOut, 2020
On Writing: Autobiografia di un mestiere di Stephen King, SPERLING & KUPFER, 2021
GLOBAL GENDER GAP REPORT
Per la collocazione dell’Italia nel Gender Gap Report, scaricare il documento qui. 
Intervista ad Alberto Ostini

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