Recensione Manga – Lady Oscar (Versailles no bara/Le rose di Versailles) di Riyoko Ikeda

A cura di Emy (review) e Demelza (grafica)

Titolo originale: Versailles no Bara
Tradotto: Le rose di Versailles
Autrice: IKEDA Riyoko
Categoria: Shoujo

:: Il manga in Giappone :: 
Casa editrice: Shueisha
Numero di volumi (tankoubon): 14 -completo*
Inizio pubblicazione: 1972
Rivista di serializzazione: Margaret.

*La serie storica di “Versailles no bara”/Lady Oscar, realizzata da Riyoko Ikeda negli anni Settanta, si compone propriamente di 10 volumetti. Soltanto nel 2012-2018 l’autrice ha realizzato altre storie spin off, raccolte in quattro volumetti. I primi due di questi volumi sono stati pubblicati in Italia dalla casa editrice Goen. La serie completa dei quattro volumetti extra è stata pubblicata nel 2021 da J-Pop. Va da sé che tali volumi extra, realizzati decenni dopo la prima storica serie, presentano una grafica diversa rispetto ai primi dieci.

rosenewedition:: Il manga in Italia ::
Titolo: Le Rose di Versailles. Lady Oscar Collection
Casa editrice: J-POP
Numero di volumi: 5, completo
Inizio pubblicazione: Gennaio 2021
Distribuzione: libreria e fumetteria
Prezzo: 14 euro a volume.

06_new :: Award :: 
Nel 2009 Riyoko Ikeda è stata insignita della Legion d’Onore dal governo francese per aver scritto Versailles no Bara e il suo seguito Eroica – La gloria di Napoleone.

:: Cofanetti::
boxberubaraNel dicembre 2020 la J-Pop ha pubblicato un cofanetto che raccoglie 5 volumi di lusso, pari ai dieci volumetti della storia originale, a 70 Euro (i singoli volumi sono stati messi in commercio nel 2021). L’edizione in cofanetto contiene anche una paper doll di Oscar e un libretto con i frontespizi dell’edizione originale. In seguito, nel Luglio 2021, la J-Pop ha pubblicato un secondo cofanetto della Lady Oscar Collection, “Le rose di Versailles. Box Encore”, che raccoglie i Gaiden e gli Episodes (ossia i due volumi di spin-off realizzati negli anni Ottanta e i quattro volumi extra di storie spin-off realizzate nel 2012-2018 da Riyoko Ikeda, parzialmente edite da Goen), in tre maxivolumi, a 42 euro. Come già per il primo box, i singoli volumi sono stati poi resi disponibili in libreria. La collection pertanto si compone di 5 volumi (volumi 1-5, raccolti nel primo box e pari alla prima serie originale) e di altri tre volumi, quindi volumi 6-8, pari ai Gaiden e gli Episodes, raccolti nel secondo box.

:: Gaiden ed Episodes ::
Nel corso degli anni Ottanta Riyoko Ikeda ha disegnato storie spin-off di Versailles no bara, i cosiddetti Gaiden, introducendo la figura di Lou Lou, nipotina di sei anni di Oscar. Negli anni 2012-2018 l’autrice ha realizzato ulteriori spin-off di Versailles no Bara, definiti come Episodes, che costituiscono i volumi 11-14 della serie regolare.

:: Altre edizioni italiane ::
“Versailles no bara” (Le rose di Versailles), alias Lady Oscar, è tra gli shoujo manga più famosi in Occidente. Non è semplicemente uno shoujo manga per appassionati o un titolo per i patiti del disegno anni ’70, ma anche un’opera che ha segnato un importante capitolo nella storia del manga, quindi soprattutto un autentico capolavoro, leggibilissimo e godibilissimo a tutt’oggi. Proposto in Italia nei lontani anni ’80 (ed. Fabbri, serializzato nel “Giornalino di Candy Candy”) e poi negli anni ’93-94 (ed. Granata Press, 20 numeri), ha visto una terza edizione per Panini Comics nel 2001 in venti numeri. Nel 2008 D-Visual ha ripubblicato la serie in un’edizione di lusso, la quarta in Italia, in 6 volumi a 8,60 euro. La quinta edizione Goen risale al 2016 e comprende, oltre alla serie regolare di 10 volumi, i primi due volumi degli episodi extra. Le prime quattro edizioni sono esaurite e/o di difficile reperibilità e in ogni caso presentano i primi dieci volumi del manga, realizzati negli anni Settanta, e non gli ultimi quattro portati a termine in tempi recenti.

:: Anime ::
Numero di episodi: 41
Anno di produzione: 1979
Character design: Shingo Araki, Michi Himeno
Studio: Tokyo Movie Shinsha
Distribuzione italiana: Yamato Video

Storia
È il 1755: nascono in quest’anno tre persone, destinate a incontrarsi e a legare l’uno all’altra il proprio destino… la principessa Maria Antonia, figlia di Maria Teresa D’Austria; il conte svedese Hans Axel Von Fersen; Oscar François de Jarjayes, ultima di sei sorelle, figlia del generale della guardia reale francese.
Oscar François, pur essendo una bambina, viene allevata come un uomo da suo padre, esasperato per la mancanza di un erede maschio: apprende così l’arte della spada; impara a leggere e scrivere; riceve l’ottima educazione “maschile” dovuta ai nobili del tempo. Maria Antonia, nel frattempo, cresce in Austria allegra e sbarazzina, ma un’educazione forse troppo poco rigida per una giovane del suo rango le impedisce di capire a fondo cosa sia la disciplina… resterà frivola, innocente e bellissima.
Ha appena undici anni quando la madre per la prima volta accarezza l’idea di darla in moglie all’erede del trono di Francia, il futuro Re Luigi XVI, per sancire un’alleanza e scongiurare così il pericolo di una guerra tra le due nazioni: il destino di Antonietta è già segnato. All’età di 14 anni sposa il principe Luigi, senza essere però particolarmente ben disposta nei suoi confronti: il novello sposo è schivo, goffo, profondamente intimidito dallo splendore e dalla vitalità della sua consorte. Il matrimonio è ben accolto dal popolo francese, che vede nell’evento un buon auspicio: in una povera casa l’ambiziosa Jeanne Valois sogna la vita di Versailles, redarguita dalla madre, che le addita come esempio la sorella Rosalie, onesta e lavoratrice. Ma Jeanne non ha intenzione di ascoltare la madre e, mentre elemosina, davvero le capita, inaspettato, un colpo di fortuna: una nobile contessa si interessa a lei e la prende sotto la sua protezione; Jeanne non esita a dare un calcio alla sua vita povera e umiliante, abbandonando madre e sorella.
Intanto Maria Antonietta fa il suo ingresso a corte: non ci mette molto a notare la presenza di Madame Du Barry, l’amante del re… una donna di umili origini che è arrivata a occupare il posto più influente a corte grazie alle sue manovre illecite.
Che una simile donna sia anche solo ammessa a corte è un’offesa per una principessa di sangue reale: istigata dalle sorelle del re, Antonietta decide di ignorare la presenza della Du Barry, evitando di volgerle anche solo un saluto. Ma così facendo non riflette di agire sconsideratamente e di offendere lo stesso re, il quale, assillato dalle proteste della Du Barry, ordina alla principessa di salutare la sua favorita. Maria Antonietta all’inizio è ben decisa a non cedere, ma nella disputa viene coinvolta anche Oscar, costretta a scegliere da che parte stare. Oscar sceglie Maria Antonietta, e questo non fa che infuriare ancor di più l’amante del re: la delfina, dietro espressa richiesta del Conte Mercy, ambasciatore austriaco che parla a nome della madre, capitola e in un’occasione ufficiale rivolge la parola alla favorita di corte.
È un colpo troppo grave inferto al suo orgoglio: subito dopo averle rivolto la parola, corre via affranta: è Oscar che cerca di confortarla, profondamente colpita dalla nobiltà d’animo della futura sovrana.
Jeanne Valois, nel frattempo, in casa della contessa che l’ha accolta, riceve una visita di Rosalie, in cerca di un aiuto economico e morale, ma, temendo che la sorella possa in qualche modo nuocerle, la fa frustare a tradimento e la caccia via. Essendosi legata all’oscuro Nicolas de la Motte, Jeanne convince l’uomo ad assassinare la contessa sua benefattrice, dopo aver falsificato il di lei testamento, in modo che unica erede sia proprio lei. Al funerale della povera contessa interverrà, tra gli altri, il cardinale di Rouen, ecclesiastico influente ma inviso alla regina a causa dei suoi atteggiamenti libertini: Jeanne, fiutata l’occasione, deciderà di usare il cardinale, facendogli credere di essere intima della sovrana. Maria Antonietta partecipa, di nascosto, al ballo in maschera dell’Opera, scortata da Oscar: qui avviene il fatidico incontro tra la futura regina di Francia e il conte di Fersen; incontro piuttosto breve, perché Oscar interviene a separare i due, che già forse avvertono di sentire qualcosa l’uno per l’altra. Fersen prende a frequentare la corte, dove ha modo di passare diverso tempo con Antonietta e Oscar: in un’occasione, a causa di un capriccio della principessa, ansiosa di montare a cavallo (cavallo che per via di un incidente si imbizzarrisce, trascinando via con sé in una folle corsa la principessa, salvata prontamente da Oscar), il valletto di Oscar André è accusato di aver attentato alla vita della futura regina. Oscar e Fersen offrono la loro vita pur di discolparlo, ma è l’intervento della stessa Antonietta a salvare il valletto, che serberà per sempre nel cuore la riconoscenza verso Oscar, la prima a parlare in suo favore.
Luigi XV, ammalatosi improvvisamente di vaiolo, muore e gli eventi precipitano: Luigi XVI e Maria Antonietta salgono al trono, tra le speranze del popolino, che ripone nella nuova coppia reale le aspettative di una vita migliore.
Speranze presto disilluse: tra gli altri, anche Rosalie versa in cattive acque, costretta all’elemosina per procacciarsi il cibo e le medicine per la madre malata (in un’occasione arriva addirittura a tentare di prostituirsi, e sarà proprio l’incontro fortuito con Oscar che la salverà da una fine miserevole).
Fersen, per evitare che attorno alla nuova regina sorgano pettegolezzi, su consiglio di Oscar parte per la Svezia: tornerà in Francia solo dopo quattro anni. Antonietta, ormai regina, cerca di dimenticare l’infelicità dovuta alla lontananza di Fersen e alla trascuratezza del re, dandosi al lusso e agli sprechi. Oscar, insofferente di questa situazione, viene a contrasto col potente Duca di Germain e i due si sfidano a duello. La regina, per evitare il conflitto, allontana dalla corte Oscar per un mese: questi ne approfitta per visitare le terre della propria famiglia e constata di persona che il malcontento verso i sovrani è sempre crescente. Durante l’assenza di Oscar a corte, la regina stringe una profonda amicizia con la contessa De Polignac, una dama dall’apparenza angelica, ma in realtà abile manipolatrice, che non esiterà a usare la propria influenza, sempre crescente, sulla regina per procurarsi ogni tipo di vantaggi.
Un giorno la madre di Rosalie viene investita da una carrozza: Rosalie sopraggiunge in tempo per guardare bene in faccia la dama che vi è all’interno (altri non è che la Polignac) e per raccogliere le ultime frasi della madre, la quale le rivela che in realtà ella non è sua figlia, in quanto nata da una nobile a nome Martine Gabrielle.
Rosalie giura vendetta e si dirige verso la reggia di Versailles, certa di trovarvi l’assassina di sua madre: caso vuole però che scambi casa Jarjayes per Versailles, e cerchi di uccidere, scambiandola per la donna della carrozza, proprio la madre di Oscar! Oscar interviene e mette in salvo sua madre, ma, dopo aver sentito le ragioni di Rosalie, decide di prendere la ragazza sotto la sua protezione. Le insegna così a tirar di scherma e la educa in modo che non sfiguri quando, un giorno, la porterà a Versailles. Il fascino e la gentilezza di Oscar sortiscono il loro effetto e Rosalie non tarda a innamorarsi del suo salvatore, pur essendo cosciente che è una donna.
Oscar presenta la giovane in società a una festa da ballo: qui Rosalie si scontra con Charlotte, la figlia della Polignac, e incontra, con sua sorpresa, Jeanne (la quale, a ogni modo, finge di non riconoscere la sorella).
Fersen, frattanto, ritorna in Francia ma, pur essendo felice di rivedere la regina, confessa a Oscar la sua intenzione di sposarsi presto: il suo casato ha bisogno di un erede. La vicinanza di Oscar e Fersen distoglie l’attenzione di Antonietta dalla Polignac, che, temendo di perdere il favore della regina, medita di assassinare il capitano della guardia reale. Rosalie, in una festa di corte a Versailles, conosce la regina e rimane colpita dal suo aspetto meraviglioso, ma riconosce nella Polignac l’assassina di sua madre: è Oscar a impedirle di ucciderla. Per colmo di sventura, Rosalie apprende che è proprio la Polignac la nobile a nome Martine Gabrielle, cioè sua madre naturale.
Charlotte nel frattempo si dispera, avendo appreso dalla madre che è stata promessa sposa -lei, appena undicenne- all’anziano Duca de Guise. Rosalie, sapendo che Charlotte è sua sorella, cerca di consolarla: entrambe amano, infatti, il signor Oscar… ma Charlotte non si sottomette al suo destino e si suicida, gettandosi dal tetto di un palazzo.
Maria Antonietta e Fersen, nel frattempo, incontratisi per caso nel parco, non riescono a reprimere la passione che provano l’uno per l’altra e finalmente confessano di amarsi… nascono voci a corte sulla loro relazione; Oscar consiglia prudenza alla regina ma questa confessa di non voler reprimere i suoi sentimenti di donna.
Rouen, intanto, raggirato da Jeanne (che gli ha sottratto molto denaro fingendo di fargli da intermediaria con la regina), comincia a subodorare l’imbroglio e Jeanne, per rabbonirlo, gli combina un incontro notturno con Maria Antonietta… in realtà una sosia della regina, scovata tra le prostitute di Parigi. Fersen, consapevole di causare con la sua presenza seri problemi alla reputazione della sua amata, decide di partire nuovamente: si arruola come volontario per l’America. Una volta partito, Antonietta scopre di essere incinta… nasce una bambina, Marie-Thérèse.
Fin qui, più o meno, il terzo volume.

Considerazioni
“Lady Oscar”: bastano queste due parole perché negli occhi degli appassionati di anime della prima guardia brillino i lucciconi della nostalgia, mentre le loro menti vengono inevitabilmente sospinte verso ricordi affioranti: la prima storica sigla dei Cavalieri del Re; Oscar avvolta da una selva di rovi; le frasi che indelebili sono incise nella memoria (“Una rosa non può diventare un lillà”). E subito incalzano le immagini dell’anime che in Italia, trasmesso negli anni Ottanta e poi replicato più volte, accese l’interesse e la fantasia dei bambini (e degli adulti) di allora come di oggi.
Ma nel viaggio a ritroso del tempo per i mangafan della prima ora i ricordi di Oscar non si fermano alla versione animata (che è cronologicamente prima per gli italiani), dal momento che fin dagli anni Ottanta ci accompagna la lettura dell’opera cartacea della nostra “Lady Oscar”.
O meglio le letture, poiché l’eroina dell’Ikeda ritorna in nuove e sempre più sontuose vesti editoriali. Negli anni Ottanta perciò l’abbiamo conosciuta nell’edizione certo approssimativa (nonché monca di finale), ribaltata e colorata, della Fabbri; l’abbiamo ritrovata negli anni Novanta grazie all’edizione (stavolta filologicamente corretta nei confronti dell’originale) Granata Press; nel 2001 l’emozione si è rinverdita nell’edizione Planet Manga, per arrivare nel 2008 alla ricca edizione D-Visual, che aggiunge al già appetitoso piatto un contorno di apparati redazionali che prolungano il piacere di questa ritrovata compagnia. Nel 2015 l’edizione Goen propone anche i volumi extra nel frattempo editi in Giappone.
Quarant’anni e più di Oscar: sembra impossibile, eppure l’eroina dell’Ikeda continua a regalare sempre fresche emozioni a ogni soffio del tempo che passa.
Per coloro che conoscono Oscar e le altre “rose di Versailles” solo nella versione in celluloide, è bene ricordare che il manga è contraddistinto da un fascino diverso rispetto alla controparte animata. Nonostante gli avvenimenti principali siano rispettati, la versione animata offre una rilettura di fermezza potremmo dire virile, quando invece nella versione cartacea è avvertibile una mano e una sensibilità propriamente femminile: i personaggi rivelano più facilmente le loro inquietudini e le loro contraddizioni, non lesinando talvolta quell’ironia e quei siparietti comici che hanno fatto e che fanno tuttora storcere il naso a chi era avvinto dall’afflato -ora elegiaco ora epico- dell’anime, dove i personaggi risultano più graniticamente fedeli a loro stessi in quanto personaggi. Il fascino del manga è più simile a una musica irresistibile, delicata e avvolgente cui fa da contrappunto la sinfonia epica e struggente dell’anime.
Ciò che accomuna entrambe le opere è la grandezza della visione d’insieme, entro la quale vivono le storie della piccola umanità inserite nella Storia-Tempo che tutto travolge e tutto consuma, come in ogni romanzo storico che si rispetti. Ma questo romanzo storico ha un nucleo pulsante, caldo e tragico, senza finale risolutore e totalizzante, senza chiusa rasserenante e catartica: quel quid indefinibile che a ogni lettura dà il tangibile senso del capolavoro.
Poiché di un vero capolavoro stiamo parlando: se ve lo siete lasciato sfuggire finora, allora è giunto il momento di correre ai ripari!

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