Recensione Manga – Seigi no Mikata di Chiaki Hijiri

A cura di Emy

Titolo: Seigi no Mikata
Titolo inglese: Ally of Justice
Autrice: HIJIRI Chiaki
Categoria: Josei

:: Il manga in Giappone ::
Casa editrice: Shueisha
Numero di volumi: 7 -concluso
Anno di pubblicazione: 2004
Rivista di serializzazione: Chorus

:: Drama ::
Titolo: Seigi no Mikata
Regia: Satoru Nakajima, Yuichi Abe
Sceneggiatura: Shizuka Ouki, Erika Seki, Masahiro Fukuma, Chiaki Hijiri (manga)
Episodi: 10
Prima trasmissione: 2008
Cast: Mirai Shida, Yu Yamada

Un drama esilarante, che intrattiene piacevolmente fino alla fine. Il manga è rispettato a grandi linee, ma la trama degli episodi è più ripetitiva e prevedibile, perché totalmente incentrata sul rapporto servo/padrone che c’è tra Yoko e Makiko. Yoko è in effetti succube della sorella anche nel manga, ma il suo ruolo è meno determinante, per esempio, nel matrimonio di Makiko, perché questo matrimonio avviene all’inizio del manga e senza che Yoko sia intervenuta più di tanto perché si verificasse. L’impressione è che nel drama si sia semplificata una narrazione forse troppo densa, perché potesse venire meglio incontro alle aspettative di un pubblico più ampio.

Storia
Yoko Nakata ha quindici anni e un grande problema: sua sorella maggiore, Makiko. Quest’ultima in apparenza è l’incarnazione della perfezione: bella, intelligente, lavora presso gli uffici governativi, dopo aver conseguito la laurea in una famosa università. Yoko è mite, remissiva e carina, ma non può competere con la sorella maggiore ed è succube psicologicamente di Makiko, che la usa come lacchè per raggiungere i suoi scopi. La vera natura della sorella maggiore, ci rivela la narratrice Yoko, è diabolica: Makiko non ama il prossimo ed è estremamente vendicativa, le piace rimproverare, attaccare e giudicare, eppure è baciata dalla sorte perché tutte le sue azioni finiscono col migliorare la vita di coloro che la circondano. In pratica Makiko, evidenziando le criticità della società o i difetti di colleghi e conoscenti, fa riflettere quanti ha criticato, e spesso le sue parole sono origine di un cambiamento in positivo per quelli che mettono in discussione il proprio operato. Così facendo Makiko si è fatta la fama di essere al servizio della giustizia, quindi una persona esemplare, nonostante sia totalmente centrata su di sé e interessata a perseguire i suoi personalissimi fini. Yoko vorrebbe emanciparsi dalla presenza ingombrante della sorella maggiore e per questo le dà man forte quando Makiko si innamora di un suo collega, il gentile Naoki Yoshikawa. Yoko spera che la sorella, sposandosi, finisca di tormentarla, tuttavia, anche quando Makiko e Naoki si sposeranno, ella non riuscirà a liberarsi dell’ombra della terribile oneechan…

Considerazioni
Lei, il diavolo.
Non ricordo altri manga narrati con la stessa strategia narrativa utilizzata da Chiaki Hijiri in Seigi no Mikata. La protagonista in teoria sarebbe Yoko, cioè la classica eroina da shoujo manga: buona, ingenua, poco brillante negli studi e alquanto imbranata nell’approccio all’altro sesso, impedita quando si tratta anche solo di riconoscere i propri sentimenti, figuriamoci poi esternarli e magari dichiararli al mondo, impulsiva ma affidabile, un’amica fedele e un’alleata preziosa. Insomma, Yoko è una persona retta ma pronta alla fuga, al vittimismo e alla rinuncia.
In realtà Yoko è la narratrice, però non è il centro degli eventi: la vera protagonista è la sorella “diabolica”. Makiko è tutto quello che una donna teoricamente non dovrebbe essere, perlomeno secondo una visione tradizionale. Questa donna non conosce il significato della parola “resa”: è bella, intelligente, una donna in carriera che però difende con le unghie e con i denti i suoi spazi personali, che sa di avere dei difetti ma non si sente in colpa per questo, anzi è assertiva, afferma con forza la sua personalità e il suo diritto di farsi strada nel mondo… è egoista, golosa, prevaricatrice, sicura del fatto suo, sa cosa vuole e come dare il meglio per ottenerlo. Ha una forza d’animo che le permette di essere sempre vincente ed è centrata su di sé. In altre parole: Makiko incarna l’anticonformismo, la donna come dovrebbe essere se si lasciasse indietro tutti i sensi di colpa che secoli e secoli di tradizione le hanno sussurrato all’orecchio come una profezia che si avvera. Makiko è la palla da bowling che fa crollare tutti i birilli prestabiliti, i ruoli assegnati alla donna come pietra angolare della società patriarcale.
In tutta onestà: ho amato questo personaggio e fino alla fine ho fatto il tifo per lei, che mangia senza farsi problemi perché è importante nutrirsi più di essere snelle, che lotta per essere impeccabile sul lavoro, una figura di riferimento per colleghi e colleghe, che è una moglie che fa il suo dovere senza strafare, che abitua il marito a collaborare e svolgere i servizi domestici, che rivendica il diritto alla maternità, che addirittura nell’educazione del figlio è pronta ad ascoltare le sue richieste, perché seppure il piccolo adorabile Jun dovesse chiedere una bambola anziché un trenino, che problema ci sarebbe?
L’unica debolezza di Makiko è la sua indistruttibilità, che la rende una figura un po’ idealizzata nonostante venga appunto definita “diabolica”, diabolica perché rifiuta di identificarsi con l’ideale di donna angelica, dolce e remissiva.
Seigi no Mikata è un’opera davvero interessante, che deluderebbe però chi cerca il romanticismo o l’evoluzione di una storia d’amore. La serie è essenzialmente una commedia con al centro i sentimenti, ma non l’amore della coppia: sono i sentimenti negativi a farla da padrone, l’invidia, la gelosia e la rabbia nei confronti di Makiko e… la scia di stupore che la sua irresistibile prepotenza si trascina dietro.
Un ultimo appunto riguarda la grafica: è perfettamente funzionale alla narrazione, poco ruffiana e kawaii e parecchio essenziale e caricaturale. La grafica particolare, unita alla narrazione densa ed episodica, priva di un finale definitivo, penso indirizzi meglio la serie a un pubblico trasversale, con un gusto specifico per i personaggi alternativi e i percorsi narrativi inusuali. 

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