Recensione Manga – Dokuhime di Mitzukazu Mihara

A cura di Emy

Titolo: Dokuhime
Titolo inglese: Poison Princess
Autrice: MIHARA Mitsukazu
Categoria: Josei

:: Il manga in Giappone ::
Casa editrice: Asahi Shinbunsha
Numero di volumi: 5 -concluso
Anno di pubblicazione: 2002
Rivista di serializzazione: Nemuki

:: Il manga in Francia ::
Casa editrice: Athenagram
Numero di volumi: 3 -interrotto
Anno di pubblicazione: 2011.

:: L’autrice ::
Mitsukazu Mihara, nata nel 1970, è considerata in Giappone l’illustratrice regina del gothic lolita style: numerose le cover, le illustrazioni e i fumetti brevi pubblicati su “Gothic & Lolita Bible”. È autrice di diversi manga, molti dei quali pubblicati in America (le serie “DOLL” e “The Embalmer”, le raccolte di storie brevi “Beautiful People” e “Ic in a Sunflower”, gli autoconclusivi “Haunted House” e “R. I. P.”), tutti contrassegnati dalla sua grafica, estetizzante e costantemente orientata verso il lolita fashion. In corso per la rivista “Nemuki”, dal 2017, è lo spin-off di Dokuhime: Dokuhime no Hitsugi.

Storia
“Si comincia con delle erbe velenose sotto la culla. Poi sotto le coperte e dentro i vestiti. Si mischia il veleno nel latte da somministrare quando sono neonate. In questo modo la bambina si abitua al veleno e diventa una perfetta macchina assassina: la “Principessa dei veleni”, di cui ogni bacio, lacrima o tocco porta la morte. Il suo destino la condanna a svolgere una missione come assassina e può sopravvivere solo se la porta a compimento.”

Questo l’inizio della fiaba gotica della “Principessa dei veleni”. Nel primo episodio ci viene presentata l’affascinante Belladonna, una principessa del regno di Mitragyna cui è affidata la missione di uccidere il re di un paese straniero grazie alla capacità di donare la morte a chiunque la tocchi. Inutilmente un servo fedele, Asebi, addirittura sacrifica la propria vita per sottrarre Belladonna al suo destino. Ella riesce a uccidere il re, ma in seguito, avendo tradito la patria, viene uccisa da un’altra principessa dei veleni, la rossa Lycoris.

Quest’ultima è la vera protagonista della vicenda: Lycoris è stata costretta a uccidere l’amata Belladonna dalla regina di Mitragyna e questo omicidio che non avrebbe voluto mai compiere è motivo del senso di colpa che la opprime. Lei stessa comunque un giorno è costretta a partire in missione: dovrà uccidere il re di Glandor. Quando Lycoris arriva nel regno di Glandor, però, capisce che c’è qualcosa di strano, perché il re porta sempre una maschera ed è impossibile avvicinarlo di notte, nonostante lei sia un’amante ufficiale. Conosce poi i tre figli del re, sul capo dei quali grava una profezia: uno è il principe perfetto, un altro è un principe inutile e l’ultimo è il principe protettore. Ma uno dei tre è maledetto e il suo destino è quello di distruggere il regno di Glandor…

Considerazioni
Di Mitsukazu Mihara conoscevo solo le raccolte di racconti e le serie a carattere episodico, perciò Dokuhime mi ha sorpreso: non sospettavo che l’autrice avesse partorito una saga gothic romance.

Sarà opportuno puntualizzare: Dokuhime è dark, un dark gotico, ergo analizzare la storia da un punto di vista strettamente razionale metterebbe in luce i punti deboli (esempio: perché un re dovrebbe lasciare in vita i figli di un re nemico, allevandoli nel suo castello?). In una storia di questo tipo essenziale non è l’accurato sviluppo di tutti i personaggi o la chiarezza di ogni singolo evento, quel che conta piuttosto è l’atmosfera dominata dalle ombre.
Cuore pulsante è il dramma della principessa dei veleni: Lycoris è un’anima in pena, perché scopre nel corso della storia quella che è la sua vera natura, cioè di essere fatta per l’amore, non per l’assassinio. Da qui il paradosso: proprio quelli che ama di più, di più deve tenere lontani, se non vuole fare loro del male.
La Mihara, nel raccontare come le principesse dei veleni vengono allevate e addestrate, è assolutamente spietata ed è molto difficile non empatizzare con queste giovani sfortunate. Un certo spazio è riservato agli intrighi di corte e al gioco di potere tra i regni, e rilevanza ancora maggiore rivestono i tre principi fratelli, al centro di un mistero. L’autrice inganna il lettore più di una volta, perché ripete fino allo sfinimento la profezia (uno è il principe perfetto, un altro è un principe inutile e l’ultimo è il principe protettore, ma uno dei tre è maledetto) e gioca con i tre protagonisti maschili: chi svolge quale parte? E chi è il maledetto che causerà la fine del regno?

In effetti proprio la palese intenzione della Mihara di ingannare il lettore con i tre principi della profezia è motivo di confusione nella vicenda, tuttavia questo è un difetto forse congenito nelle saghe dark che, talvolta, per mischiare le carte un po’ imbrogliano oppure se ne perdono qualcuna per strada.

D’altro canto, Dokuhime possiede delle innegabili qualità: la coerenza della visione d’insieme (mai l’autrice tradisce il registro drammatico della narrazione), il destino tragico che segna le vite dei personaggi, l’atmosfera gotica, costruita grazie a una veste grafica che unisce un tratto pulito alla ricchezza dei dettagli, particolarmente evidente negli abiti gothic lolita. Purtroppo proprio le copertine, caratterizzate da una grafica diversa rispetto alle tavole, esercitano scarso appeal.

In conclusione: un’opera consigliata ai patiti delle fiabe dark, ai nostalgici di Kaori Yuki, agli estimatori del gotico e dell’insolito. Una lettura curiosa e diversa per tutti gli altri. Peccato che la Mihara, edita in inglese e francese, non sia mai giunta nei lidi italici. Ma non è detta l’ultima parola…

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