Recensione Manga – Machida-kun no sekai di Yuki Ando

A cura di Emy

Titolo giapponese: Machida-kun no sekai
Tradotto: Il mondo di Machida-kun
Autrice: ANDO Yuki
Categoria: Shoujo

:: Il manga in Giappone ::
Casa editrice: Shueisha
Numero di tankoubon: 7, completo
Anno di pubblicazione: 2015
Rivista di serializzazione: Bessatsu Margaret

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Nel 2015 questo manga ha ricevuto il New Face Award al Japan Media Arts Festival (Manga Division)
Nel 2016 ha ottenuto il New Creator Prize al Tezuka Osamu Cultural Prize.

:: Il film ::
Titolo: Machida-kun no sekai 
Titolo inglese: Almost a miracle
Regia: Yuya Ishii
Data di proiezione in Giappone: 2019
Durata: 119 minuti
Cast: Kanata Hosoda, Nagisa Sekimizu

Il film per ovvi motivi (condensare 7 volumi in una pellicola di due ore) altera il ritmo originale, che è il pregio più grande del manga. Inoltre riduce il “sekai”, il mondo di Machida formato da tante persone, a pochi comprimari, focalizzandosi su Machida stesso, che appare più impacciato e macchiettistico rispetto al corrispettivo cartaceo. Il focus è puntato sulla relazione amorosa tra Hajime e Nana, facendo somigliare la versione cinematografica a un film sentimentale con un protagonista molto strano e forse un po’ tocco. Per fortuna interviene un timbro originale, cioè una variante surreale e ipercinetica non presente nel manga ma indispensabile nel film che, avendo scelto di percorrere una via indipendente dalla versione cartacea, necessitava di una voce propria. Nel complesso, una pellicola godibile quantunque distante dal ritmo pacato e, in definitiva, straordinariamente ordinario del manga.

Storia
È una mattina come tante altre in casa Machida. Il padre è assente per lavoro, la madre è incinta del sesto figlio. Il figlio maggiore in casa Machida si chiama Hajime, ha 16 anni e la mattina prepara la colazione per tutti, occupandosi dei suoi quattro fratelli per non far affaticare la madre, prossima al parto. Machida-kun prepara e apparecchia, interviene in un litigio tra gli altri fratelli, è fermo ma ha una parola buona per tutti e tutti lo apprezzano per questo.
Giunto a scuola, lo attende il risultato di un test in cui come al solito ha totalizzato un punteggio misero, poi nell’ora di educazione fisica la sua prestazione è al di sotto della media. Durante la pausa pranzo Hajime si dirige nella biblioteca della scuola, per un nobile motivo… sta cercando informazioni su come cucinare gli hamburger! Perché le sue abilità culinarie sono scarsine e la madre ha voglia di mangiare un hamburger a cena, quindi si deve documentare.
Del tutto consapevole della propria incapacità, sulla strada di casa Machida-kun si chiede quali siano le sue qualità visto che è un buono a nulla. Nel mentre che si pone questo interrogativo, aiuta una studentessa ad affiggere un manifesto, rilancia una palla da baseball a un membro della squadra, aiuta prima un’insegnante a portare dei pesi poi una vecchietta ad attraversare la strada… già, chissà quale sarà la sua qualità migliore?
Chi si accorge che Machida è particolarmente sensibile al mondo che lo circonda è Nana Inohara, una studentessa che in infermeria si imbatte in Hajime infortunato a un dito. Inohara per certi versi è l’opposto di Machida-kun… lei odia il suo prossimo, eppure quando vede il ragazzo sanguinare non può fare a meno di aiutarlo, sacrificando il suo fazzoletto, perché la dottoressa è assente… fin qui i primi due episodi.

Considerazioni
Veramente difficile cercare di rendere con le parole la grazia incantevole di questo manga. Si tratta di una serie focalizzata su un obiettivo preciso: fornire un ritratto accurato del protagonista Machida-kun. Questi all’apparenza non ha niente di singolare, che lo distingua dagli altri. Occhialuto e serio com’è, sembra il classico studente modello. E invece, per quanto studi, i suoi voti restano bassini. Il fisico è proporzionato e gode di buona salute, eppure non eccelle negli sport, conseguendo risultati modesti anche in questo campo. Allora qual è il suo potere speciale? Perché l’autrice ha scelto l’incolore Machida come suo protagonista?
Questo ragazzino ha una qualità ordinaria che, nella frenetica società contemporanea, lo fa risaltare tra migliaia di individui in apparenza simili a lui.
Il suo potere speciale è… la cura. Già, lui sa come prendersi cura. E di chi? Questo è il bello. Non solo dei suoi cari, dei familiari, degli amici. Lui vede le persone che abitano questo mondo come parte di un’unica famiglia. La propria famiglia.
Machida si interessa a quanti incrociano il suo cammino, ha occhi per vedere e orecchie per ascoltare, un cuore per sentire e una mente per capire. Non è brillante, quindi vuole imparare. Imparare cosa? Tutto quello che sono e dicono di essere gli altri, le cose che fanno e perché le fanno… In questo modo può apprendere dall’esperienza e dal confronto, e infine impara anche qualcosa di se stesso.
L’autrice, attraverso i rapporti che Machida-kun stringe di volta in volta con il suo prossimo, illustra il suo “sekai”, cioè il mondo visto con gli occhi di Machida. Questo mette in luce l’aridità e l’apatia del mondo contemporaneo, perché il giovane, senza fare niente di eccezionale (lasciare il posto in autobus a un vecchio o a una donna incinta, aiutare un bambino che si è perso a ritrovare la strada, incoraggiare una persona in difficoltà, aiutare un vecchio a sentirsi meno solo…) appare più potente di un supereroe!
Infine uno dei motivi del suo fascino è costituito dal fatto che è… un ragazzo. Fosse stato una ragazza (come di norma accade in uno shoujo manga) il lettore probabilmente ne sarebbe stato meno colpito, perché per stereotipo di genere si associa la capacità di “avere cura” alle donne e non agli uomini, come se a questi ultimi fosse preclusa la capacità di ascoltare, di interessarsi, di relazionarsi.
La caratterizzazione del protagonista è minuziosa e quanto di più lontano dallo stereotipo possa esistere. Hajime è proprio un tipo che si potrebbe incontrare ovunque, il suo aspetto non attira ma, dopo aver letto qualche episodio, non lo si scambierebbe neanche con dieci classici stalloni da shoujo, perché non c’è nulla che conquisti più di un uomo dall’animo gentile. Somiglia più a un perdente che a un vincente eppure tutti gli vogliono bene perché a lui piace la gente e l’amore sa rispondere all’amore (in questo modo viene messo in crisi un altro stereotipo: la lotta per la competizione che premia il vincitore con la stima della comunità). Lo storytelling poi è nella maggior parte degli episodi strepitoso, da antologia del manga.
Machida-kun no sekai è veramente un’opera preziosa, con un ritmo di narrazione lento eppure trascinante, molto simile a un josei anche nella grafica, con il suo tratto leggero e arioso (certo, se fosse pubblicato in Italia, lo collocherebbero tra i seinen temo).
Ne consiglierei un po’ a tutti la lettura come una medicina che può curare dai mali della società odierna: indifferenza, vuoto, solitudine, depressione, sfiducia nel prossimo e in generale nell’umanità.
Si merita davvero tutti i premi assegnati nel corso degli anni.

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