Recensione Manga – Uruwashi no Eikoku Series di Akiko Hatsu

UruwashiLOGOA cura di Emy

Titolo originale: Uruwashi no Eikoku Series
Titolo internazionale: Beautiful England Series
Autrice: HATSU Akiko
Categoria: Josei

coverjapuruwashi:: Il manga in Giappone ::
Casa editrice: Shougakukan
Numero di volumi: 5, completo
Anno di prima pubblicazione: dal 2000
Rivista di serializzazione: Flowers.

::  L’autrice  ::
Akiko Hatsu è nata nel 1959 a Kanazawa. Mentre frequentava la scuola superiore faceva da assistente alla sorella maggiore, la mangaka Yukiko Kai. MourningUna volta diplomata, è diventata assistente anche di altre mangaka, tra cui Moto Hagio. Con l’amica Yasuko Sakata, attiva nel mondo delle doujinshi, ha coniato il termine “yaoi”. Nel 1980 la sorella Yukiko Kai muore di cancro allo stomaco (aveva 26 anni). L’anno seguente Akiko Hatsu debutta come mangaka professionista e in seguito lavora per Asahi Sonorama, Shinshokan, Shougakukan, specializzandosi in storie del mistero e del soprannaturale. Due sue antologie di racconti gotici sono state pubblicate in America intorno al 2000 (Devil in the Water e Mourning of Autumn Rain). 

Storia
cornelius2La serie Uruwashi no Eikoku raccoglie una serie di ghost stories ambientate nell’Inghilterra vittoriana. Molti di questi episodi riguardano la figura di Cornelius Everdeen, gentleman impeccabile che, erede di una contea, è in cerca di una moglie, più per imposizione dei genitori che per scelta individuale. Mentre è ospite di magioni aristocratiche o partecipa a feste e riunioni, allo scopo di trovare una fanciulla disposta ad accettare una sua eventuale proposta di matrimonio, si imbatte in eventi soprannaturali. Però Cornelius non è il solo a incrociare la strada di spiriti dolenti, falsi fantasmi, gatti parlanti… Ci sono modeste fanciulle che si scoprono eredi di palazzi ancestrali, giovani in cerca di fidanzate perdute, bambini in grado di avvertire presenze soprannaturali, fanciulle borghesi bisognose di un marito aristocratico, giovanotti che si imbattono in eteree fanciulle in grado di mostrarsi solo in determinate circostanze, fantasmi cinesi che offrono tè del crepuscolo per conversare con i cari estinti, ritratti enigmatici e molto altro… Il tutto calato nell’atmosfera elegante e suggestiva di una società dominata dalle convenzioni sociali come la gentry inglese del secondo Ottocento.

Considerazioni
considerazioniCorneliusGli shoujo horror/gotici non hanno mai veramente attecchito in Italia, eppure sono sempre stati presenti nel corso degli anni, dalla declinazione pop romance di Chie Shinohara (Romance of Darkness, Il sigillo azzurro) al creepy vintage di Kazuo Umezu (Baptism, Sensor) e Junji Ito (Tomie, Lovesick Dead), dal grottesco di Rensuke Oshikiri (Misumisou Anemone Epatica) al gotico d’annata di Suzue Miuchi (alcuni racconti in Suzue Miuchi Best Works). In ogni caso l’interesse per il binomio shoujo/horror appare marginale, e probabilmente gli autori suddetti sono stati scelti, più che per una reale curiosità verso questa categoria, per il grande nome che rappresentano. Anche Kaori Yuki, di cui sono stati pubblicati in passato diversi titoli dark/gotici, non risulta, a vent’anni di distanza da Angel Sanctuary, aver seminato in Italia in un solco in grado di far germogliare un interesse duraturo e autentico per le narrazioni dark. Specie se queste narrazioni sono sfumate e laterali come appunto le opere di Akiko Hatsu, che vivono di sussurri e suggestioni più che di colpi di scena eclatanti. Atmosfere che ricordano i racconti di fantasmi di Henry James sia per l’ambientazione sia per l’attenzione riservata alle presenze evanescenti, seducenti, misteriose. wowconsiSi tratta di un fascino sottile: i fantasmi non appaiono a tutti, ci sono alcuni in grado di vedere e altri no, come è suggerito tra le tavole di quest’opera. Si intuisce anche solo sfogliando le pagine il gusto dell’autrice per una dimensione narrativa che si nutre di grande cura nella rappresentazione dell’epoca storica e nella costruzione dei lunghi dialoghi tra i personaggi. Più che sulla trama, il focus si concentra sui personaggi e sulla costruzione del sense of wonder, eppure gli ambienti sono pochi (a volte ho sentito la mancanza di un campo lungo) e l’attenzione è tutta rivolta all’interiorità, alle sfumature delle emozioni accarezzate, intuite, presagite. Una magia impalpabile che in effetti abbisogna di grande delicatezza sia da parte dell’autore, anche nella grafica, sia da parte del lettore: ogni racconto, per quanto breve, necessita di una lettura lenta.
In altre parole, con Uruwashi no Eikoku siamo invitati per l’ora del tè da una raffinata gentildonna inglese. Soltanto se lasceremo dietro le spalle la fretta e l’ansia che ci divora saremo in grado di gustare, sorseggiando, una bevanda deliziosa accompagnata da una storia di fantasmi… Allora potremo cogliere il sottinteso delle pause e del non detto e ci prepareremo all’incontro col soprannaturale.

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