Recensione Manga – In the Clear Moonlit Dusk di Mika Yamamori

A cura di Emy

Titolo originale: Uruwashi no Yoi no Tsuki
Titolo internazionale: In the Clear Moonlit Dusk
Autrice: YAMAMORI Mika
Categoria: Shoujo

:: Il manga in Giappone :: 
Casa editrice: Kodansha
Numero di volumi: 7, in corso
Inizio pubblicazione: 2020
Rivista di serializzazione: Dessert

:: Il manga in Italia ::
Casa editrice: Star Comics
Inizio pubblicazione: Settembre 2022
Distribuzione: libreria e fumetteria
Prezzo: 5.50 euro.

Storia
Yoi Takiguchi è una ragazza che tutti chiamano “principe” per la sua bellezza androgina e il suo portamento raffinato. Il fatto di essere ammirata dalle altre ragazze, che le dicono somigliare a un eroe dei fumetti, suscita in lei sentimenti contrastanti. In questa situazione s’imbatte nel senpai Ichimura, di un anno più grande, che – sorpresa! – condivide con lei lo stesso “ingombrante” soprannome. Trovandolo piuttosto brusco nei modi, Yoi pensa che in realtà lui non somigli affatto a un principe, eppure…! Sta per avere inizio la storia di un ragazzo e una ragazza, entrambi “principi” (trama da casa editrice)!

Considerazioni
In the Clear Moonlit Dusk si presenta, dal punto di vista grafico, impeccabile: la composizione delle vignette nella tavola risulta equilibrata, la regia è al servizio della chiarezza espositiva, di conseguenza il ritmo narrativo è scorrevole e la lettura procede veloce, senza intoppi. La trama è una commedia romantica tradizionale, ambientata tra i banchi di scuola e non solo, dal momento che la protagonista femminile è impiegata part time nel ristorante gestito dalla famiglia. Lo sviluppo narrativo regala poche sorprese nei volumi usciti finora: tutta la storia è incentrata sulla relazione della coppia protagonista, che procede lentamente ma inesorabilmente, ed è stato introdotto un potenziale rivale che finora non ha avuto molto gioco ma in futuro si vedrà. Gli ostacoli da superare sono dati dalla difficoltà di comunicazione dei protagonisti e dal loro essere “in formazione”: in quanto giovani sono insicuri, non conoscono bene sé stessi e tantomeno l’altro, per cui si presume che il loro rapporto li aiuterà a crescere e formarsi come persone, in linea appunto con la tradizione della commedia romantica scolastica.

Un paio di criticità si avvertono da una parte nella caratterizzazione dei personaggi, che all’inizio appaiono un filo stereotipati, e dall’altra in una certa superficialità di fondo relativa alla tematica sfiorata ma non approfondita degli stereotipi di genere.

Al primo punto viene posto rimedio col procedere dei capitoli, dove si chiariscono meglio i pregi e i difetti dei due protagonisti: lei deve gestire il ruolo del principe, ruolo in cui si è ritrovata per caso (ha un fisico alto e longilineo e un viso androgino), ma al quale si presta volentieri (altrimenti non porterebbe i capelli corti e non si spenderebbe in galanterie a vantaggio delle compagne), perché in fondo ci si identifica, anche se forse preferirebbe essere altro. Lui è un po’ troppo leggero e incauto, snocciola facilmente frasi da dongiovanni consumato ma è meno frivolo di quel che sembra.

La seconda criticità è più complessa: gli stereotipi di genere sono un argomento attuale e nevralgico, che implica consapevolezza della disparità di genere e delle relative implicazioni sociali. Gli stereotipi di genere sono infatti la causa del femminicidio e della violenza di genere (quel “tu sei mia” come indice di una smania di possesso che può sfociare in tragedie, tra l’altro diffuse anche in Giappone e Corea), per questo sarebbe auspicabile che in una narrazione con target femminile, per quanto svagata e votata all’intrattenimento (e forse proprio per quello), fossero trattati con maggiore rispetto, non semplicemente come una carta da giocare per rendere più “cool” una protagonista altrimenti anonima. Ebbene, di questa consapevolezza nel titolo in questione, almeno nei volumi usciti finora in Giappone, non c’è traccia.

Questo non significa che In the Clear Moonlit Dusk sia un’opera da scartare: è una serie più che soddisfacente se si cerca una storia romantica. Manca però quel “qualcosa in più” che avrebbe segnato un punto a favore nella produzione di quest’autrice. Quel “qualcosa in più” che si trova per esempio in A sign of Affection, commedia romantica che unisce la leggerezza dell’intrattenimento allo spessore di una tematica ben approfondita e ragionata (in questo caso l’inclusione). L’accostamento delle due opere viene abbastanza naturale, tra l’altro, a causa della somiglianza grafica dei due protagonisti maschili.

Certo, qualcuno potrebbe far notare che anche il famoso Osamu Tezuka negli anni Cinquanta in Ribbon no Kishi (La principessa Zaffiro, opera citata nel manga della Yamamori) ha affrontato l’argomento “stereotipi di genere” senza approfondirlo, ma il punto è proprio quello: sono passati settant’anni da allora, la conoscenza dei meccanismi di questo condizionamento culturale è progredita, e la consapevolezza in questo attuale momento storico si è fatta drammaticamente urgente, perché potrebbe salvare delle vite.
Chi pensa che il problema non lo riguardi e che sia ozioso parlarne nella recensione di un semplice shoujo è, purtroppo, parte inconsapevole del problema stesso.

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